Il Coronavirus e la Pandemia prossima ventura

Si stanno accavallando le considerazioni più svariate sull’attuale epidemia da coronavirus, pareri discordanti di specialisti, valutazioni politiche diverse: non solo il cittadino comune riceve una gran confusione, ma anche una persona con qualche base scientifica stenta molto ad orientarsi. Io sono un fisico di formazione e nonostante i miei interessi generali non sono in alcun modo un esperto in questo campo, ma sono debitore al Dott. Ernesto Burgio di informazioni e commenti basilari per questo articolo (dei cui contenuti peraltro egli non ha alcuna responsabilità).

di Angelo Baracca – Effimera

In primo luogo mi sembrano fondamentali alcune precisazioni che da molti resoconti e interviste, anche di specialisti, non emergono, o non emergono chiaramente.

I virus non sono microrganismi in senso stretto, ma “acidi nuclei impacchettati”, virus è un termine generico che comprende un grandissimo numero di famiglie e specie con caratteristiche molto diverse, come struttura, tipo di replicazione, cellula ospite (animali, funghi, piante o batteri), tropismo di tessuto od organo, tipo di trasmissione, ecc. (per farsi un’idea si può ricorrere alla solita Wikipedia. Non mi stupisce che anche fra gli esperti vi siano opinioni diverse perché ogni specialista è legato al suo campo, altrimenti oggi non sarebbe uno “specialista”: lo so bene dalle lotte contro il nucleare degli anni ‘80 dove tutti (o quasi) i fisici e gli ingeneri erano a favore di questa tecnologia.

Il coronavirus attuale (SARS-Cov-2, che causa la malattia Covid-19), come quello della SARS del 2003 (SARS-Cov), differiscono dai comuni virus influenzali per essere virus ricombinanti, emergenti da pochi mesi o anni da serbatoi animali naturali o artificiali come quelli degli allarmi aviari degli ultimi vent’anni (1997/2005) e i coronavirus 2002/2003 e 2019/2020.

Mentre nei confronti di virus che circolano da anni o decenni i sistemi immuno-competenti umani sono in grado di rispondere in modo efficace e adeguato, contro i nuovi virus, cioè contro virus che come i Coronavirus hanno fatto da poco il cosiddetto “salto di specie”, i nostri sistemi immuno-competenti sono impreparati e tendono a reagire in modo pericoloso, sia per eccesso, sia per difetto. Questo non significa, sia chiaro, che questi virus siano necessariamente destinati a trasformarsi nella temuta pandemia, ma che ne hanno le potenzialità: ed è una cosa che va tenuta presente.

Credo che questa mancata distinzione sia una delle cause dell’attuale confusione, anche fra giudizi esplicitamente contrastanti di specialisti, e dell’incrociarsi di allarmi e contro-allarmi che non solo gettano in confusione la gente, ma non contribuiscono a prendere provvedimenti razionali che ci lasceranno impreparati al prossimo allarme che immancabilmente verrà.

I coronavirus sono virus a RNA i quali sono caratterizzati da una frequenza straordinariamente alta di mutazioni. «Può accadere che un virus effettui il salto di specie, incrementi il suo bacino di infezione, aumentando le sue capacità di duplicazione, infettando altre specie. Attraverso la ricombinazione genica il Coronavirus può diventare pericoloso anche per altre specie. Esempi sono il salto di specie maiale-uomo e uccello-uomo. Quando un virus cambia la specie ospitante può accadere che: 1) l’ospite infettato sia completamente sprovvisto di difese immunitarie specifiche che di solito contribuiscono ad attenuare i sintomi di infezioni portate da virus più largamente diffusi nella popolazione; 2) il virus non ha avuto il tempo di modificarsi in varianti meno letali e quindi determina un’infezione grave nel nuovo ospite» (vedi qui). «Tenuto conto che in media in un RNA virus ogni 100 replicazioni si hanno 76 mutazioni, che in un DNA virus se ne hanno 0.34 … si comprende come … quando si parla di popolazione virale si debba intendere non una entità omogenea, ma piuttosto una distribuzione di genomi mutanti e a volte ricombinanti che va a formare una struttura di popolazione complessa e dinamica» (vedi qui).

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Faccio un passo indietro. L’epidemia di SARS del 2003 seguì di due anni l’attacco alle Twin Towers dell’11 settembre 2001: non che ci sia una connessione fra i due eventi, ma pochi ricordano che solo una settimana dopo l’attacco alle Twin Towers iniziò un’ulteriore destabilizzazione del clima interno della nazione con l’invio di una serie di pacchi con spore di antrace (carbonchio) che causarono la morte di 5 persone e l’avvelenamento di altre 17, diffondendo un clima di panico: nel 2007 venne indiziato Edward Ivins, operatore di un laboratorio di biodifesa, il quale (guarda caso) dopo pochi mesi morì per un’overdose di tranquillanti. Ma ancor meno si ricorda un fatto davvero inquietante, cioè che i due anni successivi a quel fatidico 2001 registrarono una quindicina di morti misteriose di scienziati esperti in bio-wars! Sollevò un certo clamore pubblico la misteriosa morte nel 2003 dell’esperto britannico di armi chimiche David Kelly, notoriamente critico sul tema controverso delle armi di sterminio irachene: la versione del suicidio non convinse nessuno. L’ipotesi più immediata è che questi scienziati sapessero troppo, ma non sembra peregrina l’idea di una corsa internazionale alle armi biologiche. Poteva entrarci, direttamente o indirettamente, con l’epidemia di SARS? Del resto oggi non si intrecciano le notizie o gli allarmi se questo coronavirus sia uscito da qualche laboratorio di aggressivi chimici[1], se non addirittura introdotto intenzionalmente in Cina? L’autorevole Bulletin of the Atomic Scientists ha appena pubblicato una notizia[2] che un laboratorio biotech ha creato intenzionalmente un virus del vaiolo, malattia sradicata nel 1980 (campioni sono conservati, che si sappia, in due laboratori di massima sicurezza negli Usa e in Russia: possiamo immaginare i rischi che fenomeni come questo comportano!

Insomma, il quadro generale risulta molto complesso ed estremamente inquietante.

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Se dal 1945 è evidente che le armi nucleari costituiscono una minaccia capitale sul genere umano e c’è sempre stato un movimento per la loro abolizione, le armi batteriologiche sono effettivamente state bandite dalla Convenzione del 1972 (BWC) e, per quanto la minaccia del bioterrorismo sia presente, non vengono percepite come una minaccia per l’umanità. Ma proprio dai tempi della BWC si stava realizzando una «rivoluzione tecnologica che avrebbe sconvolto il mondo della genetica e fornito agli scienziati gli strumenti necessari a trasformare innocui microrganismi in microscopiche bombe intelligenti, più potenti di qualsiasi altra arma mai costruita» [Ernesto Burgio, Mosaico, 2010: Bioterrorismo e Impero Biotech, armi biologiche e guerra (infinita) al pianeta, vedi qui].

Quando arrivarono i primi brevetti sugli esseri viventi (1980) fu chiaro che sarebbe stato impossibile fermare la sperimentazione bio-genetica. L’enorme business derivante dalla rivoluzione biotech comprende le Life Science Industries, la Big Pharma e le grandi corporations che hanno investito miliardi di dollari, e la comunità scientifica del settore che, quando non ha interessi diretti nelle imprese, ha alimentato la convinzione di possedere ormai le conoscenze e gli strumenti per trasformare la biosfera e la società mondiale a propria immagine e somiglianza.

Gli aggressivi biologici non sono nuovi nella storia delle guerre: l’avvelenamento dei pozzi con segale cornuta da parte degli assiri o l’inquinamento dell’acqua con carcasse di animali da parte degli egiziani, i greci e i romani sono solo esempi di quanto sia antica la guerra biologica. Ma oggi – scriveva nel 2002 Susan Wright quotata studiosa del problema[3] – «Il vero pericolo è che una guerra biologica globale deflagri senza che si riesca a impedirla, piuttosto che per la deliberata volontà di qualcuno. … [É impossibile] distinguere tra usi difensivi e offensivi delle ricerche sui microrganismi e, almeno a partire dagli anni ’80, con gli enormi interessi economici collegati al nuovo settore delle biotecnologie genetiche».

Un laboratorio di biotecnologia non è come un laboratorio nucleare: la produzione del “nucleare dei poveri” non richiede particolari strutture, un bioreattore per la costruzione di germi micidiali ha dimensioni estremamente ridotte (al punto che potrebbe essere trasportato in un furgone); persino un singolo terrorista solitario o un folle potrebbero mettere in ginocchio gli States, vista la facilità con cui è oggi possibile acquistare (per corrispondenza!) microrganismi patogeni e indurre in essi micidiali modifiche. Il confine fra utilizzazioni per (presunti) scopi civili e implicazioni pericolose o militari sfuma, sono gli stessi avanzamenti tecnico scientifici ad aggravare i rischi incontrollabili di guerra.

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Da quando gli esperimenti su virus e altri vettori genetici sono di routine nei laboratori di tutto il mondo, le malattie da nuovi virus sono diventate un problema drammatico ed enormemente sottovalutato dall’opinione pubblica.

La grande “biotecnologa pentita” MaeWan Ho (scomparsa nel 2016) ha sottolineato[4] «la pericolosità di simili manipolazioni, oggi di routine in migliaia di laboratori, in grado di creare in pochi minuti milioni di particelle virali mai esistite nei quattro miliardi di anni di evoluzione che ci hanno preceduto e in grado di ‘saltare’ da un ospite all’altro. […] sul banco degli imputati è l’ingegneria genetica in quanto ‘tecnologia finalizzata a trasferire orizzontalmente i geni tra specie non destinate a incrociarsi tra loro’. Il che equivale a dire che i pericoli per l’intera biosfera, non derivano da un cattivo uso del biotech, e cioè dal bioterrorismo e dalle guerre biologiche, ma da una tecnologia che infrange deliberatamente le barriere specie-specifiche che la Natura ha costruito a difesa delle singole specie viventi» [corsivo mio].

«… l’inquinamento genetico del pianeta, da parte di centinaia di varietà di organismi geneticamente modificati (Ogm) è già in atto da anni e rappresenta una vera guerra non dichiarata all’intera biosfera». «Nessuno può oggi affermare con sicurezza che gli effetti e i prodotti delle biotecnologie con finalità sulla carta ‘buone’ non si rivelino, specie nel medio-lungo periodo, altrettanto pericolose di quelle con finalità ‘cattive’».

Una volta arrivato a manipolare le molecole fondamentali per la regolazione dei viventi, l’Apprendista Stregone, “bio-Stranamore” – semplice genetista o biotecnologo dell’industria Biotech o di un laboratorio, pubblico o privato – rischia di innescare trasformazioni che nessuno potrebbe essere in grado di controllare. Gli sviluppi estremi delle biotecnologie rappresentano l’ultimo stadio della mercificazione della Natura. Il progetto degli scienziatie delle corporationsbiotech di mettere le mani sul codice stesso della vita, per correggerne i “difetti” e giungere ad una nuova creazione “perfetta”, diviene un vero delirio di onnipotenza: da progetto di bio-dominio globale rischia di trasformarsi in una global-bio-war combattuta da un nemico infinitamente sfuggente, elusivo, pervasivo, un esercito di organismi geneticamente modificati che, messo a punto in migliaia di laboratori, distribuito in ospedali, farmacie, supermercati e mercati dei sei continenti. sta colonizzando il pianeta (Burgio).

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È molto importante capire quanto sia sbagliato paragonare l’attuale Coronavirus ai “comuni virus influenzali” – cosa che malauguratamente sta continuando ad avvenire – e perché il primo debba essere comunque considerato un “pandemico potenziale”.

In definitiva, anche se quella del nuovo Coronavirus è per ora solo un’epidemia localizzata e fortunatamente sembra non molto letale, i meccanismi innescati ormai inarrestabili rendono una pandemia grave un evento molto probabile, è solo una questione di tempo. Purtroppo la grande confusione attuale e l’intrecciarsi di allarmi e contro-allarmi, anche da fonti autorevoli, aumentano la confusione e la sfiducia nelle istituzioni, e non aiutano certo a trovarci più preparati in una prossima emergenza.

Rinnovo la mia riconoscenza a Ernesto Burgio per avermi introdotto alla comprensione di questi problemi e per recenti contatti.

POST SCRIPTUM

Dovrebbe essere superfluo, ma ritengo opportuno sottolineare che le concezioni che ho esposto non sono affatto in antitesi con le giustissime denunce che vi sono malattie che infestano soprattutto i paesi poveri che mietono quantità mostruose di vittime, in particolare fra i bambini (per non parlare poi dei flagelli delle guerre). Non è che un fatto indiscutibile esclude un pericolo che ha una natura completamente diversa: potremmo dire che entrambi hanno in comune i colossali interessi delle compagnie del Biotech e di Big-Pharma, per un verso vi è il flagello delle malattie per mancanza di interesse e di profitto ad investire su di esse (come del resto farmaci innovativi sono commercializzati a prezzi assolutamente proibitivi per quei paesi), per l’altro verso vi è la manipolazione esasperata del codice della vita e della frontiera dello sfruttamento estremo della natura per l’interesse e il profitto, incurante dei rischi enormi che pone.

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Note

[1] Ad esempio, M. Bottarelli, Spunta una inquietante ricerca del 2015: la creazione in laboratorio di un virus-chimera dal coronavirus di pipistrello, vedi qui.

[2] G. D. Koblentz, A biotech firm made a smallpox-like virus on purpose. Nobodyseems to care, Bulletin of the Atomic Scientists, 21 febbraio 2020, vedi qui.

[3] S. Wright, Biological Warfare and Disarmament: New Problems/New Perspectives, Rowman&Littlefield, 2002.

[4] Mae-Wan Ho, Bioterrorism and SARS, Institute of Science in Society, 16 aprile 2003, vedi qui.