In Spagna è trionfo dei socialisti: ipotesi nuovo governo con Podemos

Importante affermazione alle elezioni politiche in Spagna per i socialisti del PSOE di Pedro Sanchez, che col 28,7% dei voti ed i 123 seggi conquistati, diventano con decisione la prima forza politica del paese iberico e si apprestano ora ad aprire le trattative per creare una nuova maggioranza governativa.

di Adriano Manna

Per la sinistra radicale di Unidas Podemos si registra invece una contrazione nei consensi rispetto alle politiche del 2016 (14,3%, quasi il 7% in meno rispetto alle scorse politiche). Per UP si tratta comunque di un risultato maggiore rispetto a quello assegnatogli dai sondaggi alla vigilia del voto, anche se non si può negare che il sorpasso avvenuto ad opera dei liberali di Ciudadanos (15,9% dei consensi, +2,8% rispetto al 2016) bruci parecchio.

Ma il grande sconfitto di queste elezioni politiche è senza dubbio il Partito Popolare, che col suo 16,7% vede praticamente dimezzare il suo consenso a vantaggio, soprattutto, della formazione di estrema destra Vox, che col 10,3% entra per la prima volta in parlamento.

 

La vittoria “della sinistra” del PSOE e le prospettive di governo

Per il segretario socialista Pedro Sanchez quella di domenica è prima di tutto una vittoria politica personale, che lo rafforza decisamente nei confronti della componente “centrista” del partito, che ha fatto di tutto in questi mesi per ostacolare la sua leadership.

I deputati che andranno ora a sedere sugli scranni del parlamento iberico per la componente socialista saranno infatti adesso, a differenza della scorsa legislatura, quasi completamente emanazione della componente di sinistra del partito, garantendo al segretario maggiori margini di manovra in parlamento.

Anche la situazione complessiva in vista delle trattative per cercare una maggioranza di governo è in realtà più positiva di quanto possa apparire: se è pur vero che PSOE e Unidas Podemos da soli non hanno i numeri per creare una maggioranza autonoma del “blocco delle sinistre” in prima istanza, è altrettanto vero che in seconda votazione occorrerà la maggioranza semplice per insediare un governo, quindi sarebbe sufficiente l’astensione della sinistra indipendentista catalana di Esquerra Republicana e di quella basca di Euskal Herria Bildu.

Si tratterebbe quindi di un governo che non necessiterebbe del voto di fiducia esplicito degli indipendentisti, lasciando a questi ultimi la piena libertà di azione e la possibilità di valutare poi in parlamento i singoli provvedimenti legislativi.

Altra ipotesi è che il PSOE decida di guardare ad un’alleanza organica con Ciudadanos, scaricando quindi la sinistra radicale; ma si tratta dell’ipotesi più caldeggiata dalla componente moderata del partito e non converrebbe oggi neanche allo stesso segretario, che ha comunque sempre dichiarato di preferire a quest’ipotesi quella di un allargamento a sinistra.

 

I motivi della flessione della sinistra radicale

Dopo l’exploit del 2016 e la partecipazione degli ezquerdisti alla parentesi di governo coi socialisti era prevedibile una flessione sul piano elettorale per Unidas Podemos. Tuttavia, ipotizzando che il flusso di voti in uscita sia andato proprio a favore del PSOE, appare difficile ipotizzare che sia stata proprio la breve parentesi governativa ad indebolirli.

Podemos sembrerebbe pagare molto di più la “guerra interna” di questi mesi tra Iglesias ed Errejón, a cui ovviamente i media conservatori e non solo hanno dato un grandissimo risalto al fine di indebolire l’immagine del partito.

Rimane da capire come farà ora Podemos a non diventare variabile subordinata ai socialisti, in vista di una nuova esperienza di governo da cui potrebbe difficilmente sottrarsi, per senso di responsabilità ed opportunità politica.