L’innesco della crisi: come ha fatto Israele a sfrattare i palestinesi da Gerusalemme Est

La gravissima crisi in corso in Israele e nei territori occupati, che ha avuto inizio con gli scontri nel «miglio sacro» di Gerusalemme, dove già iniziarono negli anni Ottanta e Duemila la prima e la seconda Intifada, è stata innescata dagli sfratti nel quartiere arabo di Sheikh Jarrah.

Gli sfratti ad opera degli israeliani a danno dei palestinesi dalle loro case a Gerusalemme Est si basano sul fatto che le case in cui hanno risieduto legalmente per 160 anni o più sono state costruite su un terreno che un tempo era di proprietà di ebrei. Tuttavia i palestinesi che sono fuggiti o sono stati espulsi da Gerusalemme non mancano di un diritto di proprietà, e quasi metà della città (ad ovest) è costruita su quelle che una volta erano le loro terre.

La logica vorrebbe allora che una possibile risoluzione della controversia consista nella restituzione agli ebrei dei lotti che erano di loro proprietà nella parte orientale di Gerusalemme, mentre ai palestinesi andrebbero quelle che erano le loro proprietà nella parte occidentale.

Ma è qui che entra in gioco il trucco sionista: solo gli ebrei possono citare in giudizio per rivendicare la proprietà da cui sono fuggiti o sono stati espulsi, mentre per i palestinesi tale diritto non è esercitabile.

Nei fatti quindi per il diritto israeliano sembra essere valida una massima che recita grosso modo così: ciò che è mio è mio per sempre, e ciò che è tuo – è anche mio per sempre.

Quella che è con tutta evidenza una enorme ingiustizia pone le sue basi giuridiche su una legge approvata dallo Stato di Israele immediatamente dopo la sua fondazione: “la legge sulla proprietà degli assenti”. Israele ha usato questa legge per rubare quasi tutte le proprietà private, pubbliche, aziendali e agricole palestinesi. Secondo questa legge, come se ciò non bastasse, non è previsto alcun risarcimento, alcun compenso o aiuto per la parte lesa.  

La questione si complica ulteriormente se prendiamo in oggetto l’effettiva applicabilità del diritto israeliano su quei territori: infatti solo il governo israeliano e l’allora presidente statunitense Donald Trump hanno riconosciuto l’annessione di Gerusalemme est ad Israele (Biden finora non ha preso una posizione precisa e non ha messo in discussione nessuna delle decisioni incendiarie del predecessore). Il resto del mondo lo vede come territorio occupato a cui si applicano tutte le leggi internazionali di guerra. Compreso il divieto di espropriare persone “protette” occupate delle loro residenze, danneggiare le loro proprietà o negare loro i diritti di proprietà sui loro beni saccheggiati.

Per seguire l’evoluzione della vicenda sotto il punto di vista del diritto, non rimane che attendere il verdetto della Corte Suprema Israeliana in merito a una tentativo di espulsione di tredici famiglie palestinesi di Sheikh Jarrah, ma la decisione è stata rinviata a causa delle violenze degli ultimi giorni.