Referendum costituzionale: Tagliano democrazia e libertà con il pretesto del risparmio

“Andiamo ad un referendum costituzionale per ridurre il 36,4% dei parlamentari, da 630 a 400 deputati, e da 315 a 200 senatori a causa del cedimento del Partito democratico alle pressioni populiste del Movimento Cinque Stelle, che ha una visione autoritaria ed elitaria della democrazia. Se la controriforma passerà, avremo un’enorme concentrazione di potere.

Intervista di Argirs Panagopoulos* ad Alfonso Gianni “Comitato del “No” al taglio dei parlamentari”

È stupido, se non criminale, pensare di risparmiare “tagliando la democrazia”, perché significa avere una visione completamente autoritaria ed elitaria della democrazia e delle sue istituzioni. Il nostro paese ha un disperato bisogno di aiuto dall’Europa, senza essere strangolati con nuovi prestiti, e di un cambio di modello. Sfortunatamente, il governo Conte sta cercando di usurpare il nostro voto”, ha detto ad “Avgi” Alfonso Gianni, responsabile delle Comunicazioni del “Comitato “No” al referendum del taglio dei parlamentari, ex sottosegretario allo Sviluppo Economico del governo Prodi e uno dei fondatori de “L’ Altra Europa con Tsipras” nel 2014.

State lanciando una nuova campagna elettorale contro la seconda controriforma costituzionale degli ultimi anni 

Abbiamo creato il “Comitato del “No” contro il taglio dei parlamentari” perché siamo contrari all’assurda riduzione del numero dei deputati e dei senatori. Il “Comitato del “NO” proviene o meglio è la continuazione del precedente “Comitato del “No”, il coordinamento che è stato protagonista nella difesa della nostra costituzione democratica e nella sconfitta della controriforma costituzionale di Renzi il 4 dicembre del 2016.

Perché assurda?

Con la controriforma costituzionale, vogliono ridurre il principio della rappresentanza politica dei cittadini, che è uno dei principi fondamentali della democrazia. Se la legge verrà approvata, ogni deputato e ogni senatore avrà un enorme collegio elettorale da rappresentare, un fatto che lo allontanerà dai cittadini e allontanerà i cittadini dalla politica. Il rapporto tra eletti e cittadini sarà praticamente inesistente. Sarebbe un duro colpo nella dematerializzazione del principio di rappresentanza politica.

Le cose vanno ancora peggio se consideriamo la centralizzazione del potere che verrà creata, perché nella Camera e nel Senato abbiamo 14 Commissioni, che non solo preparano i progetti di legge per la sessione plenaria, ma in molti casi approvano direttamente le leggi in vece della sessione plenaria della Camera o del Senato. Ogni deputato e senatore è obbligato a partecipare alle Commissioni. Al Senato avremo 200 senatori per 14 Commissioni permettendo così ad un piccolo gruppo di cinque o sei persone di avere enormi poteri legislativi. Se riduciamo il numero delle commissioni, colpiremo intere aree di specificità della funzione democratica e legislativa del Parlamento.

Quando e come sarà organizzato il referendum?

Probabilmente voteremo il 20 e 21 settembre, ma la data esatta non è stata ancora fissata. Ciò che è tragico per la democrazia è che vogliono che il referendum costituzionale si svolga lo stesso giorno delle elezioni amministrative parziali nelle quali voterà un terzo dell’elettorato. Ciò rientra nei limiti della legittimità costituzionale, perché stai chiedendo ai cittadini di votare due cose completamente diverse, minimizzando il ruolo di una riforma costituzionale, che è l’espressione della democrazia diretta dei cittadini, mentre l’elezione dei consigli comunali e regionali è un’espressione della democrazia indiretta.
Vogliono fare entrambi i processi elettorali allo stesso tempo per offuscare le acque, minimizzare l’importanza della riforma costituzionale e rimuovere il “No” dalla campagna elettorale, poiché l’interesse sarà inevitabilmente focalizzato sulle elezioni locali che tutti correranno per le preferenze.

C’è un altro grosso problema, perché nei referendum per l’abolizione o l’approvazione di una legge è necessario il 50% + 1 dei voti dell’elettorato per la loro validità, mentre nei referendum costituzionali è sufficiente la presenza relativa dell’elettorato, perché se in tutta l’Italia andranno a votare tre persone con il “Sì” o il “No”, possono decidere la riforma costituzionale. Quindi l’astensione non ha nessun significato.

Chi ha sostenuto la riduzione del numero dei parlamentari eletti?

Questa era da tempo una rivendicazione populista del Movimento Cinque Stelle e della sua cosiddetta lotta contro la casta. Il M5S ha costretto il Partito democratico ad accettare la controriforma costituzionale per formare insieme il secondo governo Conte, dato che il Partito democratico ha sempre votato contro la riduzione del numero dei parlamentari eletti. Il paradosso è che la destra, che vuole ridurre il numero dei parlamentari eletti, si è finora allontanata dal referendum, il Partito democratico ha enormi difficoltà, la Sinistra italiana che sostiene Conte, sosterrà il “No” e solo il M5S ha trasformato la riduzione dei parlamentari eletti in una sua bandiera. Il fronte del “Si” ha cominciato di avere delle crepe. Mentre quello del “No” si rafforza.

Cosa sta succedendo in Italia oggi?

Le cose sono piuttosto difficili e tutto dipenderà da Bruxelles, dal fondo di recupero e dalla concessione di sovvenzioni o prestiti. Non si tratta solo di fare appello al MES, perché si tratta della politica generale dell’Europa. I paesi del Nord e di Visegrad vogliono strangolarci con nuovi prestiti. L’Italia è nella peggiore situazione finanziaria e sanitaria di tutti e ha bisogno di aiuto, non di prestiti, per evitare l’esplosione del già enorme debito che supera i 2,4 trilioni. Che potrebbe arrivare al 150% – 160% del PIL. Ma noi siamo finiti al punto di discutere ancora se dovremmo costruire il ponte faraonico tra Calabria e Sicilia….

Come ha visto le misure di Conte per affrontare la crisi?

Sfortunatamente, sono insufficienti e per molti versi negative. A parole, promuove una politica diversa rispetto al passato, ma in pratica lo Stato continua ad essere la stampella della politica industriale, come abbiamo visto con la ricostruzione del ponte di Genova, che è crollato uccidendo decine di persone dalla società privata Autostrade. Sfortunatamente, Conte non sembra voltare pagina rispetto al passato.

La Lega sta arretrando nei sondaggi, ma è sempre il più grande partito. Salvini ha fatto enormi errori quando era al governo, ma sembra che stia perdendo i voti a favore dell’estrema destra, che è ancora peggiore. Il razzismo e la xenofobia sono un grave problema per i quali ha le sue responsabilità anche la sinistra moderata del Partito democratico, perché è stato il suo ministro Minniti ad avviare le politiche anti-immigrazione. Salvini ha continuato ad andare avanti e le ha rese più dure. Quando sottovaluti il valore della solidarietà, dell’uguaglianza e della democrazia nella società, ti trovi in tempi di crisi a vedere la gente rivolgersi alla logica egoistica e alla coltivazione del nemico nelle altre persone. Il problema non è la guerra tra poveri che promuove l’estrema destra di Salvini e di Meloni, ma il cambiamento nel modello di questo barbaro capitalismo.

 

 

*L’intervista di Argirs Panagopoulos è stata pubblicata su Avgi il quotidiano di SYRIZA domenica 12 luglio del 2020.