Vogliono fare di Verona la capitale internazionale dell’ultra-conservatorismo

“Il Presidente Erdogan? Un uomo davvero sensibile, che punta all’incremento demografico della propria nazione. Altro che quei capi di Stato che pensano solo alla contraccezione”. Lo riconosce perfino una fervente cattolica come l’ugandese Theresa Okafor, la Direttrice della Foundation For African Cultrual Heritage, un think thank che si occupa, tra le altre cose, di “preservare i valori africani dalla proliferazione di tutte quelle ideologie contrarie ai valori della famiglia e di tutelare la dignità della persona umana e il diritto alla vita, dal concepimento alla morte ”.

di Giacomo Pellini

La Direttrice dell’organizzazione è una delle invitate di spicco al prossimo XIII Congresso Mondiale delle Famiglie, che si terrà a Verona il 29 e 30 marzo 2019 con lo scopo di sostenere la famiglia tradizionale “come sola unità stabile della società”.

Okafor, che elogia apertamente il leader turco dal proprio account twitter, ha così a cuore la vita e la dignità delle persone che nel 2014 propose al Parlamento ugandese una legge per criminalizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso.

Ma l’attivista ugandese va ben oltre. E dichiara, sempre su twitter, l’ innocenza di Brett Kavanaught – il neo giudice della Corte Suprema Americana appena nominato da Trump e accusato da diverse donne di stupro e molestie. “Il giudice Kavanaught è innocente – si legge nell’account – perché tutti i testimoni dell’accusatore hanno rifiutato la richiesta a testimoniare.” Le donne che accusano il giudice sono ben quattro. Ma questo è solo un dettaglio. Che a quanto pare non sarà mai chiarito, vista l’influenza dell’incarico di Kavanaught e la sua durata illimitata – la nomina allo scranno di Giudice della Corte Suprema non ha scadenza e dura fino alla morte.

Ma al congresso delle Famiglie della città scaligera, organizzato e fortemente voluto dal ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana – originario di Verona – ci sono anche altri invitati di prestigio. Oltre allo stato maggiore della Lega – aprirà i lavori il Vicepremier Matteo Salvini, mentre saranno presenti anche il governatore del Veneto Luca Zaia e il sindaco della città di Giulietta e Romeo, Federico Sboarina – presenzieranno alla kermesse altri esponenti politici italiani – da Giorgia Meloni al presidente del Parlamento UE Antonio Tajani – per arrivare a personalità del panorama tradizionalista e antiabortista internazionale, come il ministro della famiglia ungherese, Katalin Novak, e il presidente moldavo Igor Dodon, che considera Vladimir Putin un modello per «riportare l’ordine nel suo paese e difendere i valori tradizionali».

Sarà presente anche Dimitri Smirnov, Il presidente della Commissione patriarcale per la famiglia e la protezione della maternità e dell’infanzia, che funge da raccordo tra la chiesa ortodossa e la il presidente russo Vladimir Putin. Secondo la catastrofica predizione dell’arciprete ortodosso, tra 50 anni i cristiani di tutta Europa saranno completamente sottomessi si musulmani ritenuti, dall’esponente religioso “pronti a sacrificarsi per combattere per i propri valori. Al contrario degli occidentali, conisiderati da Smirnov “solo malati stanchi e morti’”. Last but not least al convegno sarà in prima linea anche l’ex ministro ombra per lo Sviluppo Sociale dell’Uganda, Lucy Akello. Che nel 2014 presentò una proposta di legge che originariamente prevedeva la pena capitale per chi avesse intrattenuto rapporti con persone dello stesso sesso. Ovviamente, in nome dello sviluppo sociale del Paese. 

Le associazioni femministe e della rete Non una di meno non solo veronesi hanno già dichiarato che non tollereranno che Verona continui ad essere il laboratorio del tradizionalismo cattolico italiano, e hanno indetto una manifestazione nazionale per il 30 marzo. «Verona e l’Italia diventano ufficialmente il punto di riferimento dell’ultra-conservatorismo a livello internazionale – scrivono le attiviste di NUDM – e della violenta crociata per imporre modelli tradizionalisti e normativi che negano e attaccano le donne e ogni diversità». Ma nella città in cui, lo scorso 5 ottobre, il Consiglio cittadino ha approvato una mozione che condanna fortemente l’aborto e impegna il Comune  a finanziarie le associazioni pro-life le polemiche non sembrano smorzarsi, e la giunta comunale, insieme al sindaco, non sembra voler fare marcia indietro sulle decisioni prese. Insomma, come recita la mozione, Verona è una “città a favore della vita”. Di sicuro non quella delle donne.