Il Parlamento europeo dice sì a recovery bond e Mes senza condizionalità

Dopo la bocciatura della risoluzione che prevedeva la creazione di eurobond per condividere il debito comune degli Stati membri, il Parlamento europeo ha infine approvato una risoluzione di mediazione, per sua natura comunque non vincolante, nella quale esorta i 27 ad adottare (per il futuro) una qualche forma di mutualizzazione dei debiti pubblici per far fronte allo shock asimmetrico provocato dalla pandemia.

Nel testo approvato ieri si prevede un massiccio piano di rilancio economico da finanziare attraverso un’espansione del bilancio europeo e da obbligazioni appositamente emesse per l’occasione (i recovery bonds, ndr), garantite dallo stesso bilancio comunitario evitando quindi, per il momento, qualsiasi mutualizzazione del debito esistente. Tuttavia, nel testo approvato ieri, non si esclude la possibilità di giungere a tale mutualizzazione più avanti, se la situazione lo renderà necessario.

All’interno del testo si esorta anche all’utilizzo degli oltre 400 miliardi del Mes, chiedendo che siano resi disponibili senza alcuna condizionalità per chi decidesse di utilizzarli.

Si tratta evidentemente di una soluzione di compromesso tutta interna alla maggioranza di governo dell’Ue composta da socialisti, popolari e liberali, a cui nelle votazioni si sono aggiunti anche i Verdi dopo una mediazione che ha fatto seguito alla bocciatura della loro mozione sugli Eurobond.

Anche se sulla stampa italiana non ha praticamente trovato alcuno spazio, è da sottolineare anche la proposta avanzata in sede plenaria dal gruppo della sinistra GUE/NGL, rigettata da tutti gli altri eurogruppi parlamentari, che era forse tra tutte la più ambiziosa anche in un’ottica di uscita dal paradigma dell’austerità: la sinistra europea chiedeva l’intervento della BCE, Bond condivisi per la lotta al virus e per il green new deal europeo, da finanziare non esclusivamente con nuovo debito per gli Stati, ma anche tramite una tassa del 25% da applicare alle multinazionali, con particolare attenzione per i colossi del web.

Adesso la palla passa al Consiglio europeo composto dai leader degli Stati membri dell’Ue, che si riunirà il prossimo 23 aprile per discutere proprio delle raccomandazioni avanzate dal Parlamento europeo e prendere quindi le decisioni vincolanti.