In Norvegia i socialdemocratici vincono le elezioni. Cresce la sinistra radicale

Dopo otto anni di governo conservatore la Norvegia svolta a sinistra, complice anche la crescita dei partiti della sinistra radicale.

di Adriano Manna

Il nuovo premier della Norvegia sarà con tutta probabilità il il leader laburista Jonas Gahr Stoere, che ha già avviato in queste ore i colloqui con i centristi del Senterpartiet e con i socialisti di sinistra del Sosialistisk Venstreparti al fine di costituire una maggioranza di governo.

Il nuovo leader del partito socialdemocratico aveva incentrato la sua campagna elettorale sulla denuncia dello spaventoso aumento delle diseguaglianze sociali in un paese che è ormai copia sbiadita del fortunato modello socialdemocratico scandinavo, gradualmente abbandonato a partire dagli anni ’80 a suon di riforme di stampo liberista.

Il voto di ieri in realtà non ha premiato tanto i socialdemocratici (che hanno comunque interrotto una ormai cronica emorragia di voti, raccogliendo il 26,4% e 48 seggi su 169) quanto i suoi potenziali alleati, di centro e di sinistra, che permettono oggi ai laburisti di proporsi come perno di una coalizione maggioritaria.

Sempre a sinistra del campo social-democratico va segnalata la performance di Rødt, formazione di stampo social-comunista che passa dal 2,4% al 4,7% e di conseguenza da 1 ad 8 seggi in parlamento.

I grandi sconfitti di questa tornata elettorale sono tuttavia i liberal-conservatori, che escono da questo secondo mandato di governo consecutivo con le ossa rotte: il 20,5% dei voti raccolti ieri gli valgono appena 36 seggi, 9 in meno delle scorse elezioni e l’impossibilità certificata di proporsi come maggioranza in parlamento.

Se in molti adesso si aspettano una svolta a sinistra nelle politiche governative, decisamente meno speranze ci sono che il nuovo potenziale premier Jonas Gahr Stoere imprima al paese anche una svolta green: sembra confermato il fatto che il nuovo governo non avanzerà strappi sull’economia petrolifera, che garantisce oggi il 14 per cento del prodotto interno lordo e ben 160 mila posti di lavoro.