La Bulgaria rischia di andare (ancora) a nuove elezioni

Dallo scorso aprile, la Bulgaria si trova nell’impossibilità di formare un nuovo governo. Il 4 aprile, infatti, si erano svolte le elezioni legislative che avevano visto il primo ministro Boyko Borisov ed il suo partito, Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria, in coalizione con l’Unione delle Forze Democratiche, ottenere il primo posto con una maggioranza relativa.

di Giulio Chinappi – World Politics Blog

Borisov avrebbe dunque dovuto formare una coalizione per mantenere il governo della Bulgaria, ma il rifiuto delle altre forze politiche di allearsi con il GERB ha costretto il Paese ad andare a nuove elezioni, che si sono svolte l’11 luglio.

Questa volta, dopo dodici anni di dominio incontrastato della vita politica bulgara, Borisov ha subito una pesante sconfitta, ed il GERB ha dovuto cedere il primato alla piattaforma “populista” denominata “C’è un popolo come questo”, guidata dal personaggio televisivo Slavi Trifonov. In molti hanno considerato questo risultato come un segnale di cambiamento per la Bulgaria, considerando anche i risultati positivi registrati dalle altre liste che si presentavano con un programma anti-establishment.

Tuttavia, l’entusiasmo ha presto lasciato il posto al realismo quando anche queste giovani formazioni sono state chiamate a trovare un accordo per formare un governo. Immediatamente sono emerse le prime divergenze tra Trifonov e i leader degli altri partiti avrebbero potuto sostenere il suo esecutivo. Inizialmente, a destare scalpore è stata la nomina di Nikolay Vasilev come potenziale nuovo premier: Vasilev, infatti, ha una lunga carriera politica di governo alle spalle, e questo contrastava decisamente con il volto di “forza del cambiamento” che Trifonov aveva dato al suo partito nel corso della campagna elettorale.

Dopo aver ricevuto risposte negative da parte di quasi tutti i partiti sulla candidatura di Vasilev, il 15 luglio Trifonov ha ufficialmente ritirato la sua candidatura. In questo modo, il leader della prima forza politica del Paese ha tentato di venire incontro alle altre forze politiche, ma gli esiti successivi hanno fatto comprendere a tutti come le divergenze non si limitassero unicamente alla nomina di Vasilev. Il 22 luglio, Trifonov ha dato il via ad un giro di discussioni per identificare i partiti disponibili alla formazione di un governo di coalizione, escludendo il GERB, ma includendo per la prima volta il Movimento per i Diritti e le Libertà (DPS), che rappresenta in particolare la popolazione di origine turca, ed il Partito Socialista Bulgaro.

Il 27 luglio, il partito di Trifonov ha ufficialmente ricevuto il mandato di formare un nuovo governo da parte del presidente Rumen Radev, proponendo questa volta il nome di Plamen Nikolov, manager 44enne con una scarsa esperienza politica, come primo ministro. Trifonov ha affermato di voler formare un esecutivo di minoranza con il sostegno di forze esterne, senza dunque formare una vera e propria coalizione. Da quel momento, Nikolov aveva una settimana di tempo per ottenere il voto di almeno 121 dei 240 parlamentari che occupano l’emiciclo di Sofia. In realtà, però, solamente i socialisti hanno mostrato interesse verso il nuovo governo proposto da Trifonov.

Impossibilitato a formare un esecutivo guidato da Nikolov, Trifonov ha annunciato il 10 agosto che il suo partito rinunciava alla guida del nuovo esecutivo. nella stessa occasione, Trifonov ha anche affermato che il suo partito non appoggerà nessun altro partito che potrebbe tentare di formare un governo, il che significa che il paese si sta “dirigendo verso nuove elezioni“. In effetti, il compito di formare l’esecutivo è ora passato alla seconda forza politica delle ultime elezioni, il GERB, ma appare quasi impossibile che il partito di Borisov riesca a trovare i voti necessari per conquistare la maggioranza. Se anche il GERB dovesse fallire, il presidente Radev avrebbe un’ultima opportunità per appellarsi ad un’altra forza politica, prima di essere costretto ad indire quella che sarebbe la terza tornata elettorale consecutiva.

A questo punto, la Bulgaria rischia di trovarsi in un circolo vizioso di elezioni e governi impossibili da formare, come quello che ha caratterizzato Israele fino a pochi mesi fa. “Un terzo turno di elezioni sarà una situazione di perdita per tutti, ma soprattutto per i cosiddetti partiti di protesta”, ha detto il politologo Lyubomir Stefanov a Balkan Insight. “Un tale scenario dimostrerebbe l’incapacità dell’opposizione di raggiungere l’obiettivo più alto di cambiare lo stile di governo e ripristinare la democrazia parlamentare in Bulgaria”. L’unico vincitore in un tale scenario potrebbe allora essere proprio Boyko Borisov, che potrebbe tornare in sella come l’unico in grado di dare stabilità politica al Paese.