Slovacchia, l’ombra nera sulle elezioni di domenica

Gli slovacchi sono chiamati, domenica 29 febbraio a eleggere i 150 membri del loro parlamento monocamerale. Il sistema elettorale utilizzato è un proporzionale perfetto, con un’unica circoscrizione nazionale, ma con soglia di sbarramento al 5%. Le previsioni indicano una sconfitta dell’attuale maggioranza di governo e una forte crescita dell’estrema destra neo-fascista.

di Franco ferrari – Transform! Italia

La maggioranza di governo uscente è formata da tre partiti; Direzione-Socialdemocrazia (SMER-SD), Partito Nazionale Slovacco (SNS), Il Ponte (Most-Hid). SMER è un partito socialdemocratico che unisce politiche sociali favorevoli ai ceti popolari (anche se non prive di elementi demagogici), con un certo conservatorismo sociale e uno stile populista. Dopo aver conquistato la maggioranza assoluta nelle elezioni del 2012 aveva cominciato a perdere terreno 4 anni fa attestandosi sul28%. Il suo leader e fondatore Robert Fico era fuoriuscito dal Partito della Sinistra Democratica (successore del Partito Comunista Slovacco). E’ stato capo del governo fino al 2016 quando ha dovuto dimettersi per le proteste popolari seguite all’assassinio di un giornalista investigativo impegnato a scoperchiare i legami esistenti tra il partito di governo e imprenditori privati di dubbia moralità. Al posto di Fico, che resta comunque la figura più forte del partito, è subentrato Peter Pellegrini.

La popolarità di SMER-SD è data in ulteriore calo. Gli ultimi sondaggi disponibili prima del periodo di oscuramento lo davano ancora come primo partito ma con un consenso ormai ridotto attorno al 20%, nonostante rivendica il calo della disoccupazione e una discreta situazione economica. L’immagine diffusa è però quella di un partito che ha utilizzato il potere per favorire interessi privati.

SMER-SD ha governato con partiti di orientamento assai diverso. Il Partito Nazionale Slovacco (SNS) è un partito sciovinista di destra, conservatore sui temi di società, ma che non ha contrastato le politiche redistributive di Fico e Pellegrini. L’SNS ha spesso agitato temi xenofobi e l’ostilità nei confronti dell’Ungheria vista come interprete a sua volta di politiche nazionaliste e aggressive nei confronti dei paesi che includono minoranze magiare. Tra queste la stessa Slovacchia.

Il terzo socio dell’alleanza uscente era un partito radicato proprio nella consistente minoranza ungherese che vive soprattutto nel sud del Paese. “Il Ponte” (Most-Hid) si è posto come obbiettivo, e da qui la sua denominazione declinata nelle due lingue, di favorire la convivenza tra le due comunità. Ha dichiarato che non sarà più disponibile a governare con SMER-SD, ma ha perso consenso per la sua scarsa incidenza e le sue scelte opportuniste sul piano delle alleanze e sembra improbabile che possa tornare in Parlamento.

L’eterogeneità della coalizione di governo attesta l’esistenza di un sistema politico in cui il classico “cleavage” destra-sinistra non è sufficiente a collocare nello spazio le diverse forze politiche. In parte aiuta l’affiliazione di alcune di esse ai gruppi parlamentari e ai partiti di livello europeo. SMER-SD aderisce al PES e al relativo gruppo socialdemocratico europeo, per quanto abbia avuto relazioni complicate che l’hanno portato per alcuni anni a vedersi sospeso dal partito. Most-Hid è affiliato al Partito Popolare Europeo (conservatore-democristiano), mentre Il Partito Nazionale Slovacco non ha alcuna affiliazione.

Piuttosto frammentato il quadro dell’opposizione che sembra comunque destinata a conquistare il consenso necessario a formare il prossimo governo. Un partito nuovo è “Slovacchia progressista/Insieme-Democrazia Civica”, al quale fa riferimento la nuova Presidente della Repubblica Zuzana Caputova, e che dovrebbe conquistare circa il10%. In questo caso si tratta di un “progressismo” alla Macron, liberale sulle questioni di società, filo-europeista, ma liberista e favorevole all’impresa privata in materia economica. Nel parlamento europeo i suoi eletti si sono divisi tra il gruppo liberale e quello popolare

Partiti più apertamente collocati nel centro-destra sono il Partito delle persone comuni e delle personalità indipendenti – Nuova Maggioranza (OL’aNo-NOVA) aderente al Partito Popolare Europeo, Libertà e Solidarietà (SaS) aderente al gruppo dei Conservatori (con il PiS polacco e Fratelli d’Italia), Per il Popolo (Za Ludi), fondato dall’ex presidente della Repubblica Andrej Kiska. Quest’ultimo coinvolto, proprio negli ultimi giorni di campagna elettorale, in una vicenda poco chiara di acquisto illegale di terreni.

Si tratta di formazioni politiche i cui riferimenti ideologici sono spesso superficiali e non di rado costruite attorno ad un leader politico e senza una vera base organizzata e strutturata.

Il quadro si completa con due formazioni che si collocano ancora più a destra. “Noi siamo una famiglia” (Sme Rodina) è sostenuto da Marine Le Pen e da Salvini, ma alle europee ha ottenuto un risultato deludente. In forte crescita è invece il Partito Popolare – Nostra Slovacchia che i sondaggi danno tra l’11 e il 12%, livello di consenso che ha già conquistato alle europee del maggio scorso. Si presenta come erede del partito fascista  che ha diretto la Slovacchia tra le due guerre mondiali e rende regolarmente omaggio alla figura di Jozef Tiso, il prete cattolico che aveva guidato il governo collaborazionista dei nazisti tra il 1939 e il 1945. La sua ideologia contempla elementi di sciovinismo e di razzismo aperto nei confronti delle minoranze e di antisemitismo, uniti all’aperta ostilità nei confronti dell’Unione Europea. Vuole imporre una flat tax del 15% per combattere il predominio della finanza. Il partito, diretto da Marian Kotleba, è stato oggetto di una richiesta di scioglimento che è stata respinta dalla Corte Suprema, la quale ha dichiarato di non avere prove sufficiente delle sue “tendenze fasciste”.  L’estrema destra trova, purtroppo, molti consensi tra l’elettorato giovanile e raccoglie un’insoddisfazione che non ha finora trovato canali migliori per esprimersi.

Non mancano invece in Slovacchia le persecuzioni nei confronti di chi utilizza i simboli del movimento operaio, come accaduto al deputato indipendente eletto nelle liste di SMER-SD, Lubos Blaha, che si definisce marxista ed è un ex militante del Partito comunista. Perseguito per aver mostrato una falce e martello sul suo profilo Facebook.

La sinistra radicale e marxista in Slovacchia è attualmente ai margini del sistema politico. Il Partito Comunista Slovacco, nato per iniziativa di una minoranza del vecchio partito unico al potere che non aveva accettato la trasformazione in senso socialdemocratico, non si presenta a queste elezioni politiche. Nelle europee del maggio scorso aveva ottenuto lo 0,62% in alleanza con un altro piccolo gruppo comunista denominato “Resistenza – Partito del Lavoro”. Quest’ultimo, formato in prevalenza da giovani, partecipa all’unica lista di sinistra che si presenta alle elezioni del 29 febbraio prossimo. Si tratta di “Socialisti.sk”, fondata da Eduard Schmelar, si propone di offrire un alternativa al capitalismo che distrugge la giustizia, l’uguaglianza e la vita sulla terra. Fra le proposte la riduzione dell’orario di lavoro e la separazione tra Stato e Chiesa. Le possibilità di successo di questa formazione sono ancora scarse ma l’obbiettivo è di porre le basi di una nuova sinistra che riesca in un prossimo futuro ad influenzare il dibattito politico e sociale in Slovacchia.