Aboubakar Soumahoro lascia il sindacato USB. Ingresso in politica?

Per chi era presente agli Stati Popolari tenutisi a Roma in Piazza San Giovanni, lo scorso 5 luglio, si tratta di una notizia non proprio inattesa: il sindacalista Aboubakar Soumahoro, noto per la difesa dei braccianti contro il caporalato, ha annunciato la sua uscita dal sindacato Usb.

di Adriano Manna

Nel comizio conclusivo della calda giornata romana, dopo un susseguirsi di testimonianze di lavoratori e rappresentanti dei diritti delle minoranze, Aboubakar aveva fatto un discorso che era sembrato andare ben oltre il recinto della rivendicazione sindacale. Le sue parole sembravano presagire la possibilità di un salto non meglio definito che probabilmente aveva lasciato interdetto (se non infastidito) anche il suo stesso sindacato, l’Unione sindacale di base (Usb), con cui in questi anni ha costruito, con capacità e dedizione, l’intervento di sindacalizzazione nel settore dei braccianti e del lavoro agricolo in generale, conquistandosi anche una visibilità mediatica che, fino ad oggi, ha sempre messo a disposizione della causa degli sfruttati.

L’annuncio della sua uscita dal sindacato sembrerebbe presagire quindi una sua discesa in campo nella politica italiana, dove in particolare la sinistra italiana è sempre più orfana di leader politici credibili, che magari possano sopperire nel breve termine all’assenza di organizzazioni degne di questo nome, e nel medio-lungo periodo contribuire a ricostruirle.

Il tema della sua collocazione politica ora potrà essere oggetto delle più fantasiose ipotesi: scartando a priori il progetto di Potere al Popolo, che proprio al sindacato Usb è legato, o Rifondazione comunista (non risultano interlocuzioni) non rimane che guardare ai frammenti che rimangono a sinistra del Partito democratico, dove un’assemblea online (a dire il vero stanca e stagnante, nelle forme e soprattutto nei nomi) ha dato vita ad una rete «ecologista, femminista di sinistra», che pur autodichiarandosi leale in questa fase al governo giallo-rosso, ambisce in prospettiva a spostare più a sinistra gli equilibri politici del paese.

Del resto, il tema di una “nuova casa” della sinistra italiana è argomento sentito, una vera e propria impellenza per quanti concepiscono l’impegno politico come esercizio collettivo.

Rimane da capire come si possa pensare di conciliare la radicalità e la conflittualità necessaria più che mai in una fase costituente, con la compatibilità con un quadro politico e governativo i cui caratteri di progressività si fa veramente fatica ad intravederli.

Magari, invece, la scelta di Aboubakar Soumahoro sarà ancora diversa, ma scartiamo a priori le ipotesi ventilate da Repubblica questa mattina, che parla di un suo avvicinamento alle “Sardine”, continuando così a dare dignità di soggetto politico ad un semplice e contingente movimento di pressione, per giunta con finalità sostanzialmente elettorali.

La sua vicenda politica meriterà, in ogni caso, di essere seguita con attenzione nei prossimi mesi, perché sarà comunque paradigmatica della capacità (o incapacità) della sinistra italiana di riorganizzare il proprio campo non solamente sul piano elettorale, ma anche nella dimensione culturale ed organizzativa, a cui pure il sindacalista di origini ivoriane ha tanto spesso fatto riferimento negli ultimi mesi.

 

La lettera di Aboubakar Soumahoro con cui annuncia l’uscita dal sindacato

“Non girare mai lo sguardo dall’altra parte quando vedi una persona bisognosa o sofferente”, mi disse mia madre il giorno in cui lasciai la Costa d’Avorio per venire in Italia. Questa eredità ha accompagnato il mio impegno sindacale in USB giunto a termine ieri dopo circa 20 anni di lotte sindacali .

Ringrazio ogni iscritta, iscritto, compagna e compagno per avermi permesso di condividere le ragioni di questo percorso sindacale.

Per me, come per molti, l’attivismo sindacale e sociale (intrinsecamente ed intimamente legati) sono una missione di vita. L’esistenza ha senso se si svolge al fianco degli esseri umani spogliati di libertà, privati di giustizia e svestiti di dignità.

La tutela degli invisibili, la difesa dei bisognosi e la ricerca della felicità collettiva rimangono il cuore dell’impegno che da oggi sarà portato avanti, in modo diverso e in maniera condivisa, partendo sempre dai luoghi della miseria, dello sfruttamento e della precarietà.

I luoghi dei bisogni e delle contraddizioni sociali devono essere la nostra bussola per rendere visibili e felici gli invisibili. Perché “senza una promessa di maturazione e progresso, non esiste una vita che abbia valore”, diceva Albert Camus.

 

La risposta dell’Unione sindacale di base

Aboubakar Soumahoro ci ha comunicato la sua decisione irrevocabile di lasciare l’Unione Sindacale di Base per continuare la sua esperienza in altre forme e contesti.

La sua decisione non ci giunge del tutto inattesa: da tempo la sua internità ai processi decisionali collettivi del sindacato era andata scemando e sempre più il suo impegno si era realizzato attraverso altre forme.

Ovviamente l’uscita di Abou dalla nostra organizzazione non è indolore, come non lo sarà per quel settore, i braccianti e il lavoro agricolo, che aveva il compito di seguire e organizzare e che fin qui ha seguito e organizzato con grande capacità e dedizione.

Ma la USB ha risorse importanti al proprio interno che potranno continuare nel lavoro avviato con Abou.

Ad Abou non ci resta che augurare i successi che merita nel mondo in cui ha scelto di meditare camminando.

A noi il compito di continuare a riflettere combattendo tra, e con, le lavoratrici e i lavoratori.