Confindustria è senza freni: cancellata la proroga del blocco dei licenziamenti

A quasi sei giorni dal consiglio dei ministri che varò il decreto Sostegni bis non c’è traccia né notizia di prossima pubblicazione del testo in Gazzetta ufficiale.

di Massimo Franchi – Il Manifesto

La «mediazione» di Draghi che ha cancellato la proroga del blocco dei licenziamenti al 28 agosto e allargato lo sconto per la cassa integrazione ordinaria a tutte le aziende fino a fine anno in cambio dell’impegno a non licenziare non è ancora stata messa nero su bianco. E vale poco la scusa sui 165 milioni di coperture da individuare.

Nella giornata di ieri tutti gli attori in gioco hanno parlato dopo i silenzi di lunedì.

Il ministro Andrea Orlando ha spiegato al Tg3 che sulla proroga al 28 agosto del blocco c’è stata «una polemica ingiustificata e priva di fondamento» da parte di Confindustria. «Non voglio cadere nelle polemiche – premette l’esponente Pd – sono solo preoccupato di dare quanti più strumenti possibili per evitare effetti negativi sui lavoratori». Ma si difende dalle accuse di «colpo di mano» e «scorrettezza» arrivate da Bonomi e dalla Lega: «La norma è stata trasmessa nelle forme dovute al Consiglio dei ministri, illustrata in una conferenza stampa. Si tratta di una norma ispirata esclusivamente dal buon senso». Quanto al dialogo con le parti sociali, «noi – assicura Orlando – continuiamo con il lavoro e con il confronto».

Lo scontro con Confindustria però è tutt’altro che quietato. Passano pochi minuti dalle dichiarazioni di Orlando che il vice presidente di Confindustria Maurizio Stirpe – di solito moderato – tuona: «Dal mio punto di vista, ma ne dovrò parlare con il presidente Bonomi, se non c’è un chiarimento preliminare su tutto quello che è successo, penso che questa storia è destinata a segnare in modo profondo anche i rapporti tra Confindustria e il ministero».

Da Bruxelles nel pomeriggio era stato Mario Draghi a chiarire il punto sulla mediazione come «miglioramento considerevole sia di un superamento puro e semplice del blocco sia del suo mantenimento tout court. L’intervento che abbiamo previsto è in linea con tutti gli altri paesi Ue ed è garantire la Cig gratuita anche dopo il primo luglio in cambio dell’impegno di non licenziare», ha detto il premier.

L’intervento che prevede il governo è di garantire la Cig gratuita anche dopo il primo luglio (le aziende non avrebbero possibilità di scelta tra usare Cig a pagamento o gratuita, ovvero se l’azienda prende la Cig, deve prenderla gratuita) in cambio dell’impegno a non licenziare nessun dipendente. Diversamente da ora quindi dopo il primo luglio non si tratterebbe più di un divieto assoluto di licenziamento (perché un’azienda che non voglia chiedere la Cig è libera di licenziare) ma di un forte incentivo a non farlo (perché il ricorso alla Cig è gratuito per l’azienda). Tutto questo – fanno notare le stesse fonti di palazzo Chigi – vale solo per industria e edilizia; per i servizi il divieto totale di licenziamento (per tutte le aziende sia che usino Cig sia che non la usino) vale fino a fine ottobre e cig gratuita fino a fine anno. Ma è chiaro che se un’azienda vuole abbassare il costo del lavoro ha tutto l’interesse a non chiedere la Cig e a licenziare.

I sindacati infatti sono sul piede di guerra e pronti alla piazza. Oggi toccherà agli edili, poi venerdì sarà la volta delle manifestazioni per la sicurezza sul lavoro a Montecitorio, mentre l’Usb ha già annunciato dalla prossima settimana 8 ore di sciopero con presidi davanti a Confindustria e alle prefetture. Per Cgil, Cisl e Uil c’è stato un cedimento verso le imprese, che già hanno ricevuto «il 74%» delle risorse stanziate nell’anno del Covid: si è «ascoltato un po’ troppo Confindustria», attacca Landini, ma «la partita non è chiusa». E si è trovata, aggiunge il leader della Cisl Luigi Sbarra, una soluzione «debole» che non saprà arginare «uno tsunami sociale e occupazionale», con «fonti del governo e Bankitalia che indicano in quasi 577mila i posti di lavoro a rischio dal primo luglio». Tenta la via del patto con il mondo dell’artigianato il leader Uil Pierpaolo Bombardieri per dare «un segnale in controtendenza» ma attacca Confindustria: «Mentre noi chiediamo “zero morti sul lavoro”, chiede invece «zero diritti».

Intanto la Fondazione Di Vittorio stima gli occupati con un lavoro precario, involontario e con forte disagio salariale in oltre 5 milioni: «soggetti fragili che pagano i costi più alti della crisi, ai quali si aggiungono i disoccupati (2,5 milioni) e i lavoratori in cassa integrazione».