Maxi condanna per Mimmo Lucano a tredici anni di reclusione

Con una sentenza che farà molto discutere, ma che è inequivocabilmente figlia dei tempi che corrono, Mimmo Lucano è stato condannato a tredici anni e due mesi di reclusione dal Tribunale di Locri per il processo “Xenia” su presunti illeciti nella gestione dei migranti.

L’ex sindaco di Riace era accusato di associazione per delinquere, abuso d’ufficio, concussione, peculato, turbativa d’asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Da notare come la sentenza porta ad una condanna che è quasi doppia rispetto a quanto chiesto dalla pubblica accusa (sette anni e undici mesi), al termine di indagini che hanno appurato come non sia stato possibile rinvenire alcun dirottamento indebito di fondi pubblici, semmai irregolarità amministrative finalizzate all’aggirare ostacoli burocratici che impedivano la realizzazione dei progetti sociali di quello che è stato un vero e proprio modello d’integrazione.

Gli avvocati Andrea Daqua e Giuliano Pisapia non hanno esitato a parlare di “accanimento terapeutico” della pubblica accusa, chiedendo per l’ex sindaco di Riace un’assoluzione piena.

Lucano deve essere assolto, sostenevano, perché estraneo alle accuse contestate, “ontologicamente incapace” di agire per guadagno anche solo politico, come dimostrano le numerose proposte di candidatura rifiutate. Al contrario, hanno sostenuto gli avvocati, ha agito da fedele “rappresentante dello Stato e interprete della Costituzione quando lo Stato era assente” e incapace di dare assistenza e riparo ai profughi che a centinaia sbarcavano sulle coste calabresi durante l’emergenza Mediterraneo. Se da sindaco “è andato oltre” le sue facoltà – ha detto durante la sua arringa l’avvocato Pisapia – non è stato certo “per il potere, ma perché ci credeva ed era giusto, perché lo chiede la nostra Costituzione”. Qualsiasi cosa abbia fatto è stata “in perfetta buonafede e senza scopi di lucro o di altri guadagni personali”.

L’ultima beffa potrebbe adesso arrivare sempre dai giudici che, in osservanza alla legge Severino, in caso di condanna confermata in appello potrebbero far decadere lo stesso Lucano dal consiglio regionale della Calabria, per cui sta correndo come consigliere alle prossime elezioni da capolista di “Un’Altra Calabria è Possibile” a sostegno dell’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris.