Non stiamo riuscendo a proteggere chi si prende cura di noi

L’Istituto Superiore della Sanità ha diramato in questi giorni un dato allarmante, che investe in maniera drammatica la tutela dei lavoratori sanitari impegnati in prima linea nella guerra al contenimento dell’epidemica da Covid-19 nel nostro paese.

di Adriano Manna

Secondo i dati disaggregati, che non erano mai stati diramati prima del 3 marzo, ben l’8,3% dei contagi totali registrati nel nostro paese riguardano medici e infermieri infettati dal nuovo Coronavirus, un dato che risulta essere triplo rispetto a quello registrato in Cina, dove pure gli operatori sanitari erano costretti ad operare in situazioni di grande rischio.

Sul banco di accusa sembrano esserci la carenza di Dispositivi di protezione individuale (Dpi), fino alla gestione degli stessi tamponi.

Un problema enorme, che riguarda sia la tutela della salute di chi più di tutti si sta prendendo cura della popolazione quanto dei pazienti stessi, e che diventa ancor più insopportabile pensando alla penuria di personale ospedaliero che sta registrando il nostro stressatissimo sistema sanitario nazionale. Nella martoriata Bergamo, per citare la situazione in uno dei territori più flagellati dall’epidemia, a mancare sono sia medici e infermieri negli ospedali che i medici di base, con 128 di questi ultimi infettati e costretti alla quarantena.

L’appello a fare qualcosa in fretta, arriva per bocca di Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo): “È da febbraio che, come federazione, scriviamo lettere, lanciamo appelli, per chiedere che i medici siano messi in sicurezza, per loro ma anche per evitare che diventino veicolo di contagio verso i pazienti, verso i cittadini più fragili, resi deboli dalle malattie e dall’età avanzata”.

il Comitato Tecnico Scientifico alla luce della situazione, raccomanda di moltiplicare i tamponi sugli operatori sanitari. Ma rimane anche il problema di rifornire gli ospedali e i dottori di mascherine, guanti e altre protezioni. «Non possiamo più permettere che i nostri medici, i nostri operatori sanitari, siano mandati a combattere a mani nude contro il virus».