L’ombra giallo-verde su Sanremo

Sa(n)remo diventati pazzi? Le polemiche pop di Di Maio, Salvini e Striscia la Notizia

di Nicola Cucchi

L’ultimo Sanremo condotto ancora da Baglioni, con Claudio Bisio e Virginia Raffaele, ci ha lasciato alcune inquietanti polemiche, che meritano un breve commento. I leader di governo hanno contestato la vittoria di Mahmood, sostenuto dalle élite mondialiste contro il televoto del popolo e Striscia la Notizia ha montato ad arte un’inchiesta su “Rolls Royce” di Achille Lauro come inno alla droga. Per fortuna c’è stata anche qualche bella canzone.

 

Un governo cantante: tra italianità perduta e difesa del televoto

La vittoria del milanese Mahmood, ha scatenato le proteste di molti. Secondo alcuni sarebbe un cantante troppo poco italiano.
Come dimostra lo sfogo islamofobo di Maria G. Maglie.

Questa posizione dimostra la totale inadeguatezza di una buona parte di classe dirigente italiana ad affrontare nei modi opportuni il tema delle seconde generazioni, troppo spesso confuso e schiacciato sulla questione dei migranti. Questo ragazzo peraltro, nato e cresciuto a Milano da madre sarda e padre egiziano, ha avuto contatti molto limitati con il padre (come racconta peraltro nella canzone vincitrice), dunque non rappresenta per nulla il tipico esempio di “seconda generazione”, ovvero dei nati in Italia da genitori immigrati giunti qui in età adulta.

Tuttavia la polemica più inquietante e duratura è stata quella lanciata dal secondo classificato “Ultimo” e ripresa dal vicepremier Di Maio sulla vittoria antidemocratica di Mahmood. Questo infatti ha preso soltanto il 14% del voto del pubblico, ma ha vinto grazie al sostegno della sala stampa e della giuria d’onore, superando Ultimo che invece aveva raggiunto il 42% del voto telefonico.

È evidente che questa polemica sulle regole, fatta dopo essere arrivato secondo, è surreale perché tutti i concorrenti conoscevano le modalità di voto prima di partecipare. In ogni caso è interessante come Di Maio l’abbia strumentalizzata per ribadire la sua fede democratica.

Più che sulle canzoni preferite di ognuno, vedo che c’è un gran dibattito sul vincitore di Sanremo perché la giuria, composta da critici musicali del ‘calibro’ di Beppe Severgnini, e la sala stampa hanno totalmente ribaltato il risultato del televoto. Non ha vinto quello che voleva la maggioranza dei votanti da casa, ma quello che voleva la minoranza della giuria, composta in gran parte da giornalisti e radical chic. E qual è la novità? Questi sono quelli sempre più distanti dal sentire popolare e lo hanno dimostrato anche nell’occasione di Sanremo”.

Come abbiamo sperimentato già in altre occasioni, questo governo – i suoi due leader – non perde occasione per riaffermare la sua vicinanza ai gusti popolari, contro fantomatiche élite che vorrebbero imporre al popolo una verità dall’alto.

 

L’opposizione strisciante: la polemica ad arte di Striscia

Altra cosa inquietante è la scelta di “Striscia la Notizia” di prendersela con una delle migliori canzoni del festival, per colpire – come fa spesso – il principale asset della Rai. Per fortuna non se la sono presa con una delle tante canzoni mediocri, ma hanno attaccato una delle migliori, dandogli quindi ancora più visibilità.

La tesi di Antonio Ricci fa cadere le braccia: Rolls Royce oltre alla celebre automobile di lusso è anche il nome di una pasticca di estasy, quindi Lauro con il suo pezzo starebbe inneggiando alla droga.

Il punto è che probabilmente l’autore gioca sul doppio senso tra automobile e pasticca, ma non vuole assolutamente celebrare. Al contrario il suo scopo evidente è stigmatizzare gli atteggiamenti mitizzati del rock, che hanno disorientato una generazione del “trovare se stessa”.

“No, non c’è niente da capire. Non sono stato me stesso mai.

Rolls Royce, di noi che sarà, Rolls Royce….

E intanto il mondo rotola e il mare sempre luccica”

Per riascoltarlo proponiamo la versione post-moderna di The André, un cantante con la voce uguale al grande Fabrizio, che la re-interpreta come se la cantasse un De André chansonnier anni ’60.

 

I duri problemi generazionali: il pezzo di Silvestri

“Argento vivo” è sicuramente tra i migliori brani in un festival pieno di mummie.

Una critica durissima all’educazione imposta che normalizza i bambini che non si inseriscono nello schema prestabilito “ho sedici anni, ma già da più di dieci vivo in un carcere” e a un sistema dell’istruzione “che prepara a una vita che non esiste più da almeno vent’anni”.

Si tratta di una critica al paternalismo di “trattare il mondo intero come un bambino distratto”, non si vuole vedere che “c’è un equivoco nella struttura, e dicono c’è una cura un farmaco su misura e parlano, parlano, parlano…”

 

Dopo tutte le inutili polemiche, un po’ di aria pura.

P.s. Per ovvi motivi si è preferito sorvolare sulla polemica su Virginia Raffaele satanista.