Una comunicazione che difficilmente dimenticheremo

Il 14 gennaio del 2019 all’aeroporto di Ciampino atterrava l’aereo che trasportava Cesare Battisti. Ad attenderlo una volgare spettacolarizzazione della giustizia.

di Andrea Alba

Addirittura due ministri della repubblica, a tenersi il moccolo reciprocamente e a contendersi il trofeo in carne umana che di lì a breve sarebbe diventato l’ennesimo contenuto digitale da dare in pasto ai rispettivi social network. Così l’ho fatto, ho visto quel video da pre-diciottesimo che ha condiviso sulla sua pagina facebook il ministro della giustizia Bonafede. Il video contiene tutta una serie di violazioni che sono state denunciate dall’associazione Antigone.

Ma quello che mi ha colpito subito è stata la musichetta di sottofondo, la colonna sonora del video-trofeo realizzato da chissà quale genio della comunicazione politica. Ne ho percepito immediatamente una familiarità e ho provato a dare un titolo a quel brano malinconico e a tratti melenso, così capace di raccontare un momento di pathos, senza tuttavia rinunciare allo scandire del tempo, al trascorrere di una giornata che a detta del ministro difficilmente dimenticheremo. La mia memoria però è annebbiata e malgrado condivida col ministro un passato da dj non sono riuscito a trovare una risposta immediata alla mia domanda: “Dove diavolo ho sentito questo brano?” Ho chiesto aiuto al mio assistente digitale e ho pronunciato la frase magica: Hey Siri, come si chiama questa canzone?”. Il mio assistente digitale, solerte ed efficiente come pochi, mi risponde in meno di 5 secondi. Sono forti questi assistenti digitali programmati in silicon valley, installati dentro dispositivi assemblati in Cina, distribuiti in Europa ma con sede nella sperduta isola di Jersey, dove la tassazione sulle imprese è praticamente inesistente. E in men che non si dica quel brano, quel motivetto che mi diceva qualcosa, adesso ha un titolo e un autore: “Comment te dire” dell’artista Bertysolo, nella sua variante strumentale. Il vuoto più totale.

Un’informazione che non sposta di una virgola il mio spaesamento e che mi fa sentire straniato come Battisti quando è sceso dall’aereo e si è trovato dinanzi Salvini e Bonafede, senza però quel ghigno per la pagliacciata a cui i due l’avevano sottoposto. Trascorro la giornata leggendo altre notizie e facendo il conto delle violazioni che Battisti ha subito, di quanto sia miserabile un ministro degli interni che dichiara di prodigarsi con tutto sé stesso per far marcire un uomo in prigione, dimenticandosi che lui dovrebbe essere il garante delle carceri e sapere che una pena costituzionalmente orientata ha una funzione rieducativa, oltre a conoscere la differenza effettiva tra potere esecutivo, giudiziario e legislativo. Ma stiamo parlando di Salvini e Bonafede, Toninelli e Di Maio, quelli della manovra del popolo non votata dal popolo poiché l’organo che rappresenta il popolo, cioè il parlamento, neanche ha avuto modo di leggerla ‘sta cazzo di manovra del popolo. E allora mi faccio il sangue acqua ancora per una buona mezz’ora, leggo la nota dell’Unione delle camere penali e finalmente m’imbatto in un po’ di civiltà:

«Quanto accaduto ieri in occasione dell’arrivo a Ciampino del detenuto Battisti è una pagina tra le più vergognose e grottesche della nostra storia repubblicana»

Mi rincuoro sempre di più e mi sento di nuovo parte di un Paese normale, ma semplicemente amministrato da cinici incapaci.

Leggo un bravo giornalista de Il Manifesto che scrive sempre cose intelligenti su garantismo e giustizia, ma continuo a chiedermi dove io abbia sentito quel brano.

E finalmente la sera, quando mi posiziono dinanzi a Netflix, in attesa che arrivi la piattaforma Means TV mi ricordo tutto, mi si illumina qualcosa nella zona dell’ippocampo. Metto in pausa la mia serie tv preferita e cerco su youtube “Darth Vader Podemos”.

Ce l’ho fatta: finalmente mi sono ricordato dove avevo sentito quelle note. Tre anni fa Podemos sfidava tutte e tutti e nello specifico metteva su una campagna di comunicazione straordinaria, che attingeva da un immaginario pop e ribelle contemporaneamente, capace di vendere sogni disegnati sopra un finto catalogo dell’Ikea.

Ma soprattutto ritraeva un Darth Vader che conduceva una vita triste, talmente triste che era iscritto al PPE. Finché non trova nella buca delle lettere una lettera di Yoda contenente un volantino di Podemos.La cosa lo manda in tilt: cominica a fare cose bizzarre per la strada, esercitando la forza per tirare a sé un bicchiere di whisky, giocando ad accendere e spegnere la spada laser, fino a osservare, malinconicamente, il tramonto da un arido palazzone di una metropoli. E poi la rivelazione: Darth Vader taglia con le forbici la tessera del PPE e si unisce al cambiamento, porque todos podemos cambiar, recita lo spot a un certo punto. Lì si interrompe il brano che il ministro Bonafede ci ha costretti ad ascoltare per 3 minuti e 51 secondi perché qualcosa è cambiato, davvero. E inizia un brano speranzoso, allegro, positivo. Si tratta di “Expansion I Love You” di Jincheng Zhang. La parte migliore del video, quella in cui c’è un risvolto positivo nella storia e che solo le note riescono a immortalare. A noi rimane la mestizia del primo brano, il senso d’impotenza e un pizzico di grigiore.

Ecco, la memoria adesso mi aiuta. Ai tempi, era il 2015, volevo scrivere un articolo sulla comunicazione fresca di Podemos, della sua straordinaria capacità di avvalersi di linguaggi nuovi e moderni, di declinare il populismo verso una idea di giustizia sociale e redistribuzione delle ricchezze, di coinvolgere i cittadini. Poi mi sono ricordato che viviamo in Italia e a noi è capitato il peggior populismo d’Europa, quello di Bonafede e di Salvini. Perché se nelle organizzazioni politiche che per semplificare chiamiamo populiste la comunicazione ha un ruolo predominante, più di quanto ce l’abbia nelle forze più tradizionali e novecentesche, è chiaro ed evidente che la comunicazione di Salvini e Di Maio siano pressoché identiche e sovrapponibili e che forse la seconda stia inseguendo la prima a destra. E che molto probabilmente nella buca delle lettere dei deputati grillini non c’è uno straccio di letterina di Yoda o di Iglesias.