Il bilancio personale di un anno di lavoro di una europarlamentare di sinistra

Manon Aubry è una europarlamentare francese di 31 anni, eletta nelle liste della formazione della sinistra radicale francese La France Insoumise e aderente al gruppo parlamentare The Left (GUE/NGL).

Negli scorsi mesi ha goduto di una certa popolarità per via di un efficace intervento al Parlamento europeo in cui inchiodava Ursula von der Leyen sulle responsabilità della Commissione per la gestione della trattativa sui vaccini con Big Pharma.

Recentemente ha pubblicato sul suo profilo Facebook una lettera di cui vi proponiamo la traduzione integrale. Un testo utile per capire le ambizioni, le speranze e le preoccupazioni di una rappresentante della sinistra radicale in una istituzione “difficile” e spesso percepita distante e inutile dalla popolazione europea, qual è il Parlamento europeo.

di Manon Aubry*

Allontanarsi dall’attività politica. Prendersi (finalmente! ) il tempo di disconnettere. Questo è il mio programma per le prossime settimane. Perché mi ero ripromesso di non essere completamente distrutta dalla vita politica. Perché dietro ai nostri combattimenti politici dobbiamo rimanere esseri umani. Perché di eletti tagliati fuori dalla realtà ce ne sono troppi. E che questa era una delle mie sottolineature rosse di una lettera che ho scritto a me stessa prima di compiere il passo e immergermi con la testa nel grande bagno della politica.

Mentre termina il mio 2° anno di mandato, è l’occasione per rileggere questa lettera. E fare un primo bilancio. Personale e soggettivo, obbligatorio.

 

La politica è più utile dell’associazionismo?

Molti dei miei amici mi chiedono se rimpiango il mio salto in politica. Vedono il mio ritmo di vita trasformato e accelerato e mi interrogano: era necessario lasciare il mondo associativo (Oxfam) per entrare nel gioco politico? Due anni dopo non ho rimpianti. Certamente, a volte mi manca il lavoro puramente associativo. Soprattutto perché rimane molto meno violento e per certi versi meno estenuante del mondo politico. Perché mi ha permesso di indagare e documentare le peggiori pratiche di evasione fiscale, un lavoro di fondo ben distante dalle polemiche politiche a cui sono continuamente chiamata a rispondere. Perché ha la vocazione di fare l’agenda mediatica piuttosto che farselo dettare su tematiche spesso montate di tutte le monete dall’estrema destra.

Ma no, non ho rimpianti. Innanzitutto perché se tutti gli schifati della politica vanno via, rimarranno solo i disgustosi. In secondo luogo, perché rimango convinto che sia da queste passerelle tra il mondo associativo e il mondo politico che può nascere uno slancio di trasformazione, una vera e propria ′′ unione popolare ′′ e creare una dinamica in grado di prevalere. Ma soprattutto perché la politica resta il modo più importante per cambiare la vita (′′ qui e ora ′′ per riprendere un vecchio slogan che da allora è stato ben snaturato…). Per portare milioni di persone fuori dalla povertà. Di garantire un lavoro a tutti. Di evitare il disastro ecologico. Di porre fine ai paradisi fiscali. Ed ecco cosa mi anima ancora, due anni dopo.

 

Sindrome da impostore

Allora come ti trovi al tuo posto? Questa è una vera domanda. E mentirei se dicessi che è la cosa più semplice. In politica raramente è permesso esitare o dubitare. D’altronde sono sempre stata colpita dalla certezza che tutti i politici (spesso uomini del resto), hanno riguardo la loro capacità di rispondere a tutto.

Ho la peculiarità di essere stata proiettata nel mondo politico senza dover stare pazientemente al mio posto, o vendermi per salire i gradini del potere. Questa è una vera fortuna perché non mi sento in debito e posso liberamente fare le mie scelte politiche senza calcoli. La sincerità non ha prezzo per me in politica. Ma è ovvio che a volte mi sento come se fossi entrata lì in maniera illegittima. Non mi sento al mio posto. So di non essere l’unica. Altri l’hanno scritto prima di me. È la sindrome da impostore, vissuta molto più spesso dalle donne, e che spesso le spinge verso l’uscita.

Allora voglio dire che non c’è nulla di vergognoso. Che è normale dubitare. Che non siamo robot politici. E ne sono convinta, è anche questo che fa la nostra forza. Allora sì, forse questo ci permette di abbandonare l’immagine dei guerrieri che vanno in battaglia con il fiore e il fucile.

 

Deputata attivista

La mia legittimità l’ho trovata altrove. Nel proseguire i miei combattimenti associativi nel mondo politico: era anche una delle mie promesse che mi ero appuntata più di due anni fa. Perché dopotutto non mi definisco una persona eletta, ma piuttosto un’attivista. Un’attivista al parlamento europeo. Un piede nelle istituzioni europee per combattere, e un piede nei movimenti sociali e nelle lotte sul campo. Sì, il mio obiettivo è far cadere i muri così spessi che esistono tra le istituzioni europee e la vita reale.

È vero che a volte può far ridere avere una rappresentante che dice le cose senza filtri, indossa orgogliosamente i vestiti di Rosie la Rivetouse in onore alla lotta femminista o si presenta con una maglietta ′′ tassa i ricchi “. Ma io voglio unire il gesto alla parola e uscire dalla farsa istituzionale in cui si sono chiusi troppi eletti.

Voglio inchiodare Ursula Von Der Leyen, presidente della commissione europea, sull’opacità dei contratti con i laboratori farmaceutici. Voglio denunciare gli Stati europei tra i peggiori paradisi fiscali del mondo, quelli di cui non si deve pronunciare il nome. Voglio inchiodare le lobby rivelando e denunciando il ruolo che svolgono dietro le quinte come il MEDEF per silurare una misura di contrasto all’evasione fiscale. Denunciare le multinazionali che violano i diritti umani. Pressare la banca centrale europea combattendo per la cancellazione del debito. Scuotere miliardarie e grandi multinazionali proponendo una tassazione sugli approfittatori della crisi. E per tutto questo lavoro ho la fortuna di poter contare su una squadra brillante. Perché sì, la politica è soprattutto un’avventura collettiva. È la mia faccina che va in TV, ma c’è anche dietro una grande squadra che lavora quotidianamente con me per realizzare tutto questo lavoro. E voglio ringraziarli perché è così raro avere così tanta gente di valore in politica.

Quindi, certo, non otteniamo vittorie su tante questioni, ma il voto al parlamento europeo che chiede la revoca dei brevetti è un nostro emendamento, frutto di un anno di battaglia senza sosta. Il voto di una proposta sul dovere di vigilanza delle multinazionali per porre fine alla loro impunità, è una nostra iniziativa parlamentare che veniva alla fine di una bellissima campagna alla quale siete stati in molti a partecipare. Siamo stati noi a discutere la cancellazione del debito pubblico o a mette l’accento sui paradisi fiscali.
Ma considero anche il nostro ruolo come controllori,  al fine di informare i cittadini su questi contratti opachi tra le istituzioni europee e i laboratori pharmas, sul ruolo svolto dalle lobby nei negoziati europei per silurare le misure di lotta all’evasione fiscale. Per denunciare il pass sanitario europeo, come i nuovi accordi di libero scambio saranno a breve firmati. E tanti altri. Anche per questo motivo mi impegno a rendere costantemente conto del mio mandato.

Finalmente siamo un punto di collegamento. Spero che potremo partire da qui per costruire un’alternativa in Francia e in Europa.

Ma fino ad allora bisognerà ricaricare le batterie.

È ora che io (davvero) scolleghi qualche giorno. Comincio a riprendere i percorsi di escursione. Prendermi cura dei miei cari. Svuotarmi la testa. Preparare la prossima stagione di pallanuoto (sì, mantenere i miei allenamenti di pallanuoto è stata anche una delle mie promesse).

Perché il modo migliore per mantenere promesse politiche non è forse cominciare mantenendo le promesse fatte a se stessi?

Vi abbraccio. E prendetevi cura di voi stessi

Manon

 

*Il testo è stato pubblicato sul profilo Facebook dell’eurodeputata francese e tradotto in italiano da Sinistra in Europa.