Joker, la risata come antidoto al terrore

Ieri sera sono andato a vedere Joker al cinema, con qualche pregiudizio e poca convinzione. Ho varcato la soglia della sala pensando di trovare il classico film tratto dai fumetti tutto effetti speciali e intriso di cultura americana, anche se si trattava di un cattivo dell’universo DC comics.

di Andrea Alba

Invece ho trovato un film che mi ha subito ricordato Taxi Driver, non a causa di un redivivo De Niro nei panni del Letterman di Gotham City, ma sicuramente per via della denuncia sociale e dell’alienazione del protagonista. Un protagonista che cresce con lo sviluppo del film, la cui follia è appena accennata e che si manifesta in forma esclusivamente di risata all’inizio, fino a diventare un rito collettivo diffuso, un movimento di disperati che vuole seppellire i ricchi con quella stessa risata. E questo lento sviluppo della malattia di Arthur crea un’immediata empatia nei poveracci e nello spettatore. Impossibile non stare dalla parte di Joker, anche quando trascende in episodi deplorevoli.
A questo va aggiunto un forte capovolgimento della morale comune, un relativismo valoriale e la consapevolezza, usciti dalla sala, di aver visto Batman oltre lo specchio. Joker è infatti la sua nemesi, forse il suo fratellastro, sicuramente non è quello che abbiamo visto finora, in questi lunghi 70 anni di storia del fumetto e che oggi ci appaiono deformati, grazie allo sguardo istrione di questo novello saltimbanco, capace di mostrarci gli inganni del potere e la via per eluderne le trappole.

E a proposito di Scorsese e De Niro: sicuramente un plauso va fatto al regista per il riferimento, non del tutto esplicito ma sicuramente voluto, a Re per una notte, quel gran film sulla comicità e le sue dinamiche, sulla società dello spettacolo e i suoi marchingegni, sulla possibilità degli ultimi, anche solo per un attimo e con ogni mezzo necessario, di prendersi la scena.

Molto bella la colonna sonora, che attinge dai vecchi film della cultura americana, con la loro serenità e portatori di valori, creando un effetto ancora più straniante. Poco da dire sulla scena più celebre, quella in cui Joker, giulivo e contento, scende le scale con la sigaretta in bocca, sulle note di Rock and Roll part. 2 di Gary Glitter, che a me ha rimandato subito alla scena di Giovani, carini e disoccupati, quella girata sul tetto del grattacielo con una vecchia videocamera VHS e che ha come sottofondo questo vecchio pezzo del musicista accusato di pedofilia e che ha già sollevato un polverone per essere stato inserito tra le musiche del film di Phoenix.

Bello il tributo a Tempi moderni di Chaplin che ci ricorda ancora una volta che il potere del riso e delle lacrime è il miglior antidoto all’odio e al terrore, anche quando il potere tenta di schiacciarci tra i suoi ingranaggi e che l’unica possibilità è quella di fare una faccia felice per incepparlo. E qui siamo davvero alla deformazione, al capovolgimento.

Da vedere assolutamente.

 

Photo: Warner Bros