Lettera di un catalano eletto che non potrà sedere nell’Europarlamento

Cari amici e amiche,

Oggi sarei dovuto essere con tutti voi. Oggi sarei dovuto essere nelle condizioni di entrare nell’Europarlamento come gli altri 750 deputati, perché i vostri voti l’hanno reso possibile, ma non è stato così.

di Oriol Junqueras*

 

Vi scrivo da una cella della prigione di Lledoners, perché i vostri voti non valgono quanto quelli del resto dello Stato spagnolo. La democrazia non è rispettata in Spagna, dove l’unità del Regno pesa molto più della dignità. Dove la libertà rimane sempre in secondo piano, quando non piace quello che si propone. Oggi l’Europarlamento è stato costituito e più di 2 milioni di voti non potranno sedere in Aula. Oltre a me, non potranno esserci né il presidente Puigdemont, né Comín (l’ex consigliere della Salute, ndt), con i quali mi sarei potuto incontrare di nuovo dopo molti mesi di distanza forzata.

Con oggi sono 607 giorni di carcere, di vendetta, e vorrei iniziare questo intervento dicendovi che i muri di cemento e le sbarre di ferro hanno solo riaffermato il nostro progetto politico e i valori che hanno sempre guidato il nostro modo di fare e di agire. L’abbiamo detto più volte: se il prezzo da pagare per difendere la democrazia e i nostri diritti individuali e collettivi è la prigione, lo pagheremo. E non c’è dubbio che trasformeremo questa prigione ingiusta e arbitraria in uno strumento politico a favore di una causa giusta, legittima e necessaria per la Catalogna e per l’Europa. Perché oggi nulla finisce, oggi inizia una nuova tappa della nostra causa, ora diventata internazionale.

Non mi posso esimere dal fare una piccola riflessione storica approfittando del fatto che oggi le mie parole risuoneranno nell’ambita città di Strasburgo, culla dell’Europa. Nonostante la delusione e l’indignazione che molti catalani provano oggi nei confronti dell’Unione europea per la sua mancanza di risposte alla violazione dei diritti di cui siamo vittime, continuo ad essere fermamente convinto che questa bandiera blu stellata sia sinonimo di democrazia e pace. I suoi padri fondatori hanno ideato una comunità politica che costituisce uno spazio di diritti e libertà e, soprattutto, di dialogo e di negoziazione. Hanno creato un punto d’incontro dove le nazioni europee possono risolvere le loro controversie in modo civile e pacifico. Il problema è, purtroppo, l’uso illegittimo e interessato che gli Stati fanno di questo gioiello democratico.

In un giorno come oggi, nel quale, pur essendo un deputato eletto, sono costretto a scrivervi dalla prigione, vorrei sottolineare l’importanza di coloro che, un giorno, hanno immaginato l’Unione europea. Vorrei parlarvi, ad esempio, di figure come Altiero Spinelli, uno dei padri fondatori che ha dimostrato al mondo quanto sia importante resistere anche quando tutto sembra perduto. Spinelli era un uomo di sinistra, di convinzioni di ferro, che trascorse 16 anni privato della libertà perché si opponeva al fascismo di Benito Mussolini. Nel 1941, Spinelli e un piccolo gruppo di prigionieri politici scrisse su carta da sigarette quello che è passato alla storia come il Manifesto di Ventotene. Questo testo, pensato, ragionato e scritto dalla prigione, ha sollevato la necessità di un’alleanza fraterna tra nazioni europee che, dopo due guerre mondiali, garantisse una volta per tutte la pace e la democrazia in questa parte del mondo. Le sue riflessioni, insieme ad altri grandi politici di correnti ideologiche molto diverse come Adenauer, Schuman o Spaak, hanno senza dubbio gettato le basi di questa Unione europea. Un’Unione che, ancora oggi, è quella che molti di noi difendono nonostante lo debbano fare, ancora una volta, dal carcere.

Oggi ci troviamo in un crocevia storico in cui dobbiamo riaffermare ancora una volta i valori un tempo difesi da coloro che hanno fondato l’Unione europea. Di fronte all’ondata reazionaria che sta investendo non solo l’Europa ma il mondo intero, abbiamo il dovere morale di opporci. E la Catalogna è un piccolo esempio di questo conflitto che esiste, su scala globale, tra questi due modelli di società. Tra noi che difendiamo modelli basati sulla giustizia, la solidarietà e l’inclusività e quelli che promuovono società che escludono, autoritarie e retrograde. Tra coloro che non temono mai le urne e la libertà di voto e coloro che la reprimono con manganelli e imprigionano idee.

Oggi la Catalogna può essere ancora una volta la punta di diamante della lotta per la democrazia e le libertà, perché, come in altri momenti storici, difendere la democrazia in Catalogna oggi significa difendere il futuro dell’Europa. E’ in gioco l’essenza stessa della democrazia, la libertà di espressione e il diritto dei cittadini di decidere. I democratici europei devono sapere che questo paese dell’Europa meridionale sta combattendo una battaglia per i diritti fondamentali e che non devono voltarsi dall’altra parte, perché hanno in noi un alleato.

Facciamo un appello a lottare per la democrazia in Catalogna, perché non smetteremo di lottare per l’Europa sociale e dei cittadini, un’Europa che è baluardo di diritti e libertà.

 

*Traduzione in italiano a cura di Carla Signorile

Testo in lingua originale: https://www.esquerra.cat/ca/oriol-junqueras-estrasburg-europa-parlament-europeu