Nasceva oggi Tina Anselmi, la partigiana a cui dobbiamo la sanità pubblica

La tragedia che stiamo vivendo ha ricordato a tutti, se veramente ce ne fosse bisogno, quanto possa essere importante avere un sistema sanitario universale.

Ma questa conquista è frutto del lavoro e del sacrificio di uomini e donne, che forgiati dalla lotta nella resistenza al nazi-fascismo, hanno poi dedicato la loro vita alla costruzione di una democrazia sociale.

Oggi sarebbe stato il compleanno di Tina Anselmi. Una partigiana, una donna a cui dobbiamo tanto, tra cui anche la proposta di legge che istituiva il nostro SSN.

 

Tina Anselmi nasce a Castelfranco Veneto il 25 marzo del 1927. A diciassette anni entra nella Resistenza come staffetta della Brigata autonoma “Cesare Battisti”; fa poi parte del Comando regionale del Corpo Volontari della Libertà. Si laurea in lettere all’Università Cattolica di Milano e insegna nella scuola elementare. Dal 1945 al 1948 è dirigente del Sindacato Tessili e dal 1948 al 1955 del Sindacato Maestre. Dal 1958 al 1964 è incaricata nazionale delle giovani della Democrazia Cristiana e in tale veste partecipa ai congressi mondiali dei giovani di tutto il mondo.

È eletta per la prima volta come deputato il 19 maggio 1968 e riconfermata fino al 1992, nel Collegio di Venezia e Treviso. È sottosegretario al lavoro nel V governo Rumor e nel IV e V governo Moro.

Nel 1976 viene nominata Ministro del Lavoro: è la prima donna, in Italia, a diventare ministro. Nel 1978 è nominata Ministro della Sanità e nel 1981 presidente della Commissione di inchiesta sulla loggia massonica P2, che termina i lavori nel 1985: è un capitolo essenziale della vita della Repubblica, una responsabilità che Anselmi assume pienamente e con forza, firmando l’importante relazione che analizza le gravi relazioni della loggia con apparati dello stato e con frange della criminalità organizzata, messe in campo per condizionare con ogni mezzo la vita democratica del Paese.

In riferimento ai lavori della commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia massonica P2 affermava: “Fu chiaro in quell’anno (1985) che battersi contro la P2 non avrebbe portato a niente. Ho fatto quello che ho potuto, solo che le complicità erano tali da rendere impossibile andare oltre, completare il lavoro. E c’era inoltre una certezza, che ormai stavo restando sola, sola con pochi a denunciare ogni volta che emergevano segnali di una riorganizzazione della loggia segreta, di attività di Gelli, di iniziative che sembravano ricalcare i programmi del progetto politico della P2″.

Anche il voto in Parlamento della relazione finale era stato complesso. Il 4 agosto del 1983 al governo era arrivato Bettino Craxi. I cronisti lo avevano fermato sul portone di Montecitorio e il segretario socialista aveva pronunciato la celebre frase: “Adesso questa storia della P2 è morta e sepolta”. Una sfida a un mondo che Craxi considerava ostile. E pochi giorni dopo il varo del suo governo Licio Gelli era evaso dal carcere di Champ-Dollon vicino a Ginevra. “Non trovai nessuna porta chiusa” raccontava il Venerabile. Così era rimasto solo Sandro Pertini a vegliare sull’autonomia della commissione. E lo fece autorevolmente quando Craxi ne chiese formalmente lo scioglimento, accusandola di diffondere cortine fumogene. “La commissione risponde al Parlamento e non al governo” scrisse il presidente della Repubblica in un comunicato ufficiale.

Tina Anselmi è stata tre volte sottosegretaria al Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, una volta ministra del Lavoro, due volte ministra della Sanità. Si deve a lei la legge sulle “pari opportunità” ed è stata tra gli autori della riforma che introdusse il Servizio Sanitario Nazionale. Nel 2004 ha promosso la pubblicazione del libro intitolato Tra città di Dio e città dell’uomo. Donne cattoliche nella Resistenza veneta di cui ha scritto l’introduzione e un saggio.

Successivamente è nominata Presidente della Commissione nazionale per le pari opportunità. Presiede il Comitato italiano per la FAO. Fa parte della Commissione di inchiesta sull’operato dei soldati italiani in Somalia. Ha presieduto la Commissione nazionale sulle conseguenze delle leggi razziali per la comunità ebraica italiana. La commissione ha terminato i suoi lavori nel mese di aprile 2001. È vicepresidente onoraria dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia.

È stata più volte presa in considerazione da politici e società civile per la carica di Presidente della Repubblica: nel 1992 fu il settimanale «Cuore» a sostenerne la candidatura, mentre nel 2006 un gruppo di blogger l’ha sostenuta attraverso un tam tam mediatico che prende le mosse dal blog Tina Anselmi al Quirinale.

Nel 1998 è stata nominata Cavaliere di Gran Croce Ordine al merito della Repubblica italiana.

 

Fonti:

http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/tina-anselmi/

http://www.libertaegiustizia.it/2019/03/06/il-potere-occulto-tina-anselmi-e-giulio-andreotti/