Dalla Germania del 2 maggio 1933 alla strage di Odessa del 2 maggio 2014

Ci sono parallelismi tra questi due episodi della storia europea, neri come la pece, che non dovrebbero mai essere dimenticati – e dovrebbero far riflettere coloro che desiderano inviare ancora più armi in Ucraina.

Di Keith Barlow – Morning Star

Il 2 maggio 1933, esattamente 91 anni fa, Hitler ordinò la soppressione dei sindacati tedeschi e mise al bando la Federazione generale dei sindacati tedeschi, il loro organo centrale.

Lo fece in base al decreto sull’incendio del Reichstag, approvato subito dopo l’incendio del Reichstag del 27 febbraio 1933. Il decreto segnò un momento chiave nell’ascesa al potere dei nazisti e nella soppressione di ogni residua opposizione. Durante l’estate del 1933, i leader dei lavoratori, in particolare i membri dei partiti comunista e socialdemocratico, vennero radunati per essere inviati a Dachau, il primo campo di concentramento.

È una data che dovremmo ricordare oggi in Gran Bretagna, mentre l’assalto legale alle libertà sindacali si fa sempre più pesante. È una data che dovremmo ricordare anche per un altro motivo.

Esattamente 10 anni fa, il 2 maggio 2014, ed esattamente 81 anni dopo, c’è stato un altro attacco ai sindacalisti. Si trattava del Centro sindacale di Odessa.

In seguito al putsch sostenuto dalla NATO contro il presidente ucraino eletto Viktor Yanukovych all’inizio del 2014, la gente di tutto il mondo rimase scioccata da quanto accaduto a Odessa.

Con la polizia a guardare, una folla capitanata dai fascisti ha compiuto un brutale attacco incendiario alla casa dei sindacati: 48 sindacalisti sono stati bruciati vivi e oltre 200 sono rimasti feriti.

Non solo: le successive indagini condotte dal Consiglio d’Europa e dalle Nazioni Unite sugli eventi della città criticarono l’incapacità delle autorità cittadine e dei servizi di emergenza di intervenire per fermare la violenza. Anni dopo, l’ONU esprimeva ancora preoccupazione per la “mancanza di risposte” su ciò che era realmente accaduto a Odessa quel giorno del 2014.

Questi “fallimenti” non sono una sorpresa, vista l’atmosfera politica del Paese dopo il putsch del 2014. Ciò che è accaduto a Odessa il 2 maggio 2014 ha messo a nudo la natura stessa di molti di coloro che hanno sostenuto il putsch. Non sono stati gli autori dell’attacco ad essere arrestati, ma le loro vittime.

Oggi ricorre il 10° anniversario del massacro di Odessa. Molti di coloro che parteciparono all’attentato di Odessa potrebbero non essere a conoscenza di ciò che accadde nella Germania nazista lo stesso giorno del 1933. Tuttavia, bisognerebbe essere politicamente ingenui per non supporre che, da parte dei capi, la tempistica dell’attacco alla casa dei sindacati di Odessa sia stata più che una pura coincidenza.

Questo massacro offre una chiara visione delle caratteristiche di coloro che hanno preso il potere in Ucraina dopo il putsch contro Yanukovych. I comunisti e gli altri esponenti della sinistra, così come gli antifascisti, dovevano essere perseguitati. I fascisti e altri elementi reazionari hanno potuto organizzarsi liberamente, entrare nel servizio pubblico e inserirsi nelle forze di sicurezza del Paese.

Quelli associati al precedente governo democraticamente eletto sono stati perseguitati. Il Partito Comunista è stato liquidato e la maggior parte degli altri partiti di sinistra è stata dichiarata illegale. Molti dei loro membri sono ancora in prigione. I monumenti a coloro che hanno resistito al fascismo nell’ultima guerra sono stati distrutti e ogni commemorazione di coloro che hanno perso la vita è stata vietata.

Tutto questo non giustifica l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Tuttavia, dovrebbe far riflettere coloro che desiderano mettere altre armi nelle mani dell’attuale governo ucraino.

Le forniture di armi non metteranno fine alla guerra. Solo i negoziati di pace lo faranno – ed è una vergogna per la Gran Bretagna che il nostro ex primo ministro Boris Johnson, come riportato dal Guardian il 3 aprile 2022, abbia giocato un ruolo chiave nell’abortire i negoziati di pace che indicavano un accordo sui principali temi di discussione.

Il ricordo del 2 maggio 1933 e di coloro che sono morti solo 10 anni fa, il 2 maggio 2014, dovrebbe spronare soprattutto i sindacalisti a sollevare la questione della pace e a mettere in discussione il ruolo del nostro governo nell’aumentare le spese militari a livelli senza precedenti in tempo di pace.