Il punto sul processo per l’autodeterminazione della Catalogna

La Catalogna sarà una Repubblica indipendente. Questo è il nostro obiettivo, ma anche la nostra convinzione. Lo sarà perché abbiamo bisogno di progresso, giustizia sociale, libertà, pari opportunità e prosperità economica. La strada che abbiamo intrapreso è assolutamente inevitabile, soprattutto perché non esiste un altro progetto politico possibile e alternativo per il nostro paese. Tuttavia, questo percorso non sarà facile, veloce o indolore, come ci ricorda spesso il nostro amico Raül Romeva.

di Oriol Junqueras e Marta Rovira*

Da otto anni abbiamo avuto l’onore di condividere la leadership di Esquerra Republicana (partito indipendentista di sinistra, ndt) grazie alla fiducia che la militanza ha riposto in noi in tutto questo tempo. Un compito che abbiamo svolto insieme a un team molto ampio di persone, che hanno dato l’anima e che si sono messi al servizio in questi ultimi anni di ciò di cui l’organizzazione e il paese hanno avuto bisogno.

Molto lontano è quel Congresso di Girona del 2011, dove abbiamo assunto la guida del partito. Arrivavamo a una Esquerra republicana (Erc) che aveva sofferto momenti complicati e la strada verso l’indipendenza sembrava estremamente lontana per la maggior parte dei cittadini del paese. Da allora abbiamo saputo aggregare compagni di viaggio e aprirci alla pluralità di voci che ci arricchiscono, e abbiamo saputo riportare Erc al centro del dibattito politico e farne uno strumento utile per i cittadini e per il nuovo paese che vogliamo costruire.

L’ottobre 2017 ci ha avvicinato più che mai al nostro obiettivo. Ma questo momento non è terminato. Continuiamo a tenere nelle nostre mani un’opportunità storica, l’opportunità di camminare verso la libertà. Tuttavia, quando lo Stato classificherà l’1-O (referendum per l’indipendenza, ndt) come reato, deve iniziare una nuova fase. Una fase in cui dobbiamo fermare i rimproveri reciproci, in cui dobbiamo tornare a lavorare per assicurare un consenso strategico che ci permetta di avanzare e in cui dobbiamo passare da una fase più difensiva a tornare a prendere l’iniziativa.

La repressione ha cercato di distruggere le leadership, ha provato a fratturare il consenso strategico all’interno del movimento e ha voluto rompere la fiducia tra i diversi attori dell’indipendentismo. Dobbiamo superare la trappola che lo Stato ha costruito attraverso la repressione. Dobbiamo saper approfittare del dolore e dell’ingiustizia della repressione voluta dallo Stato come opportunità per denunciarlo a livello nazionale e internazionale.

Il momento è straordinario, sia per il paese che per il partito. Siamo alla vigilia della sentenza del processo alla democrazia, con una parte della direzione del partito in carcere e in esilio e centinaia di militanti dell’indipendentismo oggetto di rappresaglie, accusati e perseguitati dal sistema giudiziario spagnolo per aver difeso la democrazia, la Repubblica e il diritto di un intero popolo a decidere del proprio futuro politico. Questa repressione che ci vorrebbe far abbandonare il nostro progetto è del tutto inefficace ed è proprio per questo che ci presentiamo di nuovo. Non lasceremo che diventi efficace. E lo facciamo accompagnati da un team di persone che ci aiuterà a superare la repressione giorno dopo giorno.

Manteniamo le nostre convinzioni e i nostri obiettivi intatti e continuiamo con la volontà di rafforzarci e prepararci per le sfide del futuro, per i nuovi attacchi che verranno, perché ci saranno, e anche e soprattutto per riportare fiducia nei cittadini dopo il periodo elettorale che abbiamo recentemente chiuso con risultati eccezionali. Sappiamo che il referendum di autodeterminazione è lo strumento migliore per legittimare la Repubblica e raggiungere l’indipendenza. E sappiamo anche che lo Stato deve essere costretto ad accettarlo attraverso il dialogo istituzionale, ma non solo.

Sappiamo che per raggiungere questo obiettivo dobbiamo rafforzarci, a livello istituzionale e sociale, dobbiamo continuare a costruire una soluzione politica basata sul dialogo, dobbiamo continuare con determinazione, dobbiamo continuare instancabilmente un cammino che non ha ritorno. E la risposta alla sentenza sarà molto significativa. La sentenza limiterà la democrazia e i diritti civili e politici e dovremo trovare un modo pacifico e democratico per porvi rimedio. La sentenza condannerà un’opzione politica e dovremo trovare lo strumento democratico adeguato per legittimarla.

Si apre, quindi, uno spazio di opportunità, ancora una volta sapremo tirar fuori il meglio da noi stessi per continuare a contribuire alla costruzione di un futuro di diritti e libertà. Questo è l’impegno delle persone che si candidano alla direzione di Esquerra. E che vogliamo mettere al servizio dei cittadini e del paese. Al servizio della Repubblica Catalana, della libertà e della giustizia

 

*Traduzione in italiano a cura di Carla Signorile, che ringraziamo.

Articolo in lingua originale: https://www.naciodigital.cat/opinio/20114