Moldavia, le elezioni non sbloccano lo stallo politico

Le elezioni legislative in Moldavia si concludono con un nulla di fatto. L’ipotesi di superare difficile coabitazione tra il presidente della repubblica Igor Dodon socialista e filo-russo e il governo filo-occidentale rischia di allontanarsi e lasciare il paese nel limbo geopolitico.

di Yurii Colombo – dal suo blog

Domenica, come previsto ampiamente dei sondaggi, il Partito Socialista si è confermato il partito di maggioranza relativa con il 31,1% dei voti e 35 seggi su 101.

Al secondo posto a sorpresa, scavalcando il partito democratico, la coalizione pro-ue ACUM che scavalca con il 26,6% dei suffragi il partito democratico e porta in parlamento 26 suoi rappresentanti.

Appena più sotto il partito democratico, sempre filo-occidentale ma legato a filo doppio con il governo americano, con il 23,6% ma che porta 4 deputati in più in parlamento conquistando un buon numero di seggi nella quota uninominale.

Entra in parlamento, per la prima volta anche Shor anch’esso partito liberale conquistando l’8,4% dei suffragi e 7 deputati.

Molti commentatori hanno sottolineato il risultato socialista che permette per ora a Dodon di restare in sella mentre Kommersant ritiene al contrario che il voto sia stata una sua sconfitta e lasci il pallino del gioco parlamentare in mano ai democratici. Ma la situazione è per molti versi più complessa.

Il ps aumenta di 12 punti i propri voti ma ciò avviene cannibalizzando il partito comunista che aveva il 17,7% nelle scorse elezioni del 2014 e che con il 3,8% dei voti esce di scena, probabilmente definitivamente, non avendo superato lo sbarramento del 6% (e si dovrebbe tenere conto che nelle scorse elezioni era presente alla competizione un partito comunista che aveva preso comunque il 4% dei voti).

Il dato più significativo resta il sorpasso della coalizione ACUM che supera in termini di voti assoluti il partito democratico dopo aver condotto una campagna elettorale accusando quel partito di corruzione e di aver perfino tentato di avvelenare il leader del suo partito. L’ascesa di ACUM segnala come l’attenzione dei moldavi si concentrata oltre che sulla disastrosa situazione del paese che ha spinti il 25% della popolazione a emigrare all’estero, più sulla corruzione e sul potere oligarchico che sul posizionamento geopolitico del paese.

Bisognerebbe immaginare quindi che malgrado le forze filo-occidentali possiedano i numeri per formare una coalizione questa resti molto difficile (come anche un governo di minoranza) e l’ipotesi più probabile resti un ritorno a breve al voto. Ora però bisognerà vedere quanto incideranno le pressioni americane e europee perché si giunga comunque alla formazione di un governo, riaprendo così lo scontro istituzionale con Dodon o quanto prevarranno le motivazione di politica interna. Non è un mistero che a Washington vorrebbero la Moldavia dentro la Nato, mettendo così un altro tassello nel loro progetto di “accerchiamento” della Russia. Con un elettorato sempre più stanco e disilluso che domenica per la sua metà ha disertato i seggi.