Pablo Iglesias: sull’Ucraina ci vuole il coraggio di affrontare il dibattito reale

Io in questo voglio essere molto chiaro. Capisco qual è l’umore sociale. E’ chiaro a tutto il mondo che c’è un’invasione ingiustificabile della Russia in Ucraina, e quando si pone la domanda ‘hanno diritto gli ucraini a difendersi?’, la risposta naturale di chiunque abbia le migliori intenzioni è: ovvio che hanno diritto a difendersi. Ma quando si hanno responsabilità di governo, a volte bisogna essere abbastanza seri da dire alla gente la verità.

di Pablo Iglesias*

Io ho amici militari, alcuni dei quali hanno esperienze di guerra. Gli ho chiesto se effettivamente questo materiale militare può bastare perché l’esercito ucraino o le milizie civili ucraine sconfiggano l’esercito russo. Mi hanno detto: assolutamente no, è impossibile. E’ impossibile, visti i rapporti di forza che ci sono tra esercito russo ed esercito ucraino, più milizie civili. E gli ho chiesto: qual è l’unica maniera di sconfiggere l’esercito russo? Sono stati altrettanto chiari: una missione militare internazionale guidata dagli USA con altri paesi NATO.

Questo è il dibattito che dobbiamo avere. Il dibattito non è su mandare o non mandare le armi, perché chi ne sa qualcosa è perfettamente cosciente del fatto che l’invio di armi non cambia questi rapporti di forza. Quello di cui si deve discutere è se siamo disposti ad entrare in guerra con la Russia. Attenzione: può anche darsi che ci sia una maggioranza di parlamentari che sono d’accordo, in questo caso dovremo fare questa guerra.

Ma allora bisogna lasciare che la gente discuta di quello di cui si deve discutere: di uno scontro mondiale con una potenza che ha armi nucleari, e non sappiamo come risponderanno altre potenze nucleari che in qualche modo ora sostengono la Russia, come la Cina o l’India. E dovremmo accettare nella migliore delle ipotesi che ci saranno cadaveri di giovani militari spagnoli che torneranno a casa in casse di legno; certo, coperti con la bandiera spagnola e con molte medaglie e titoli postumi.

Di questo si deve parlare. Io so che oggi è molto facile dire che i pacifisti sono codardi e che quelli che spiegano che questa guerra c’entra con il controllo dei mercati energetici sono delle merde o dei vigliacchi, o dire che la diplomazia è da codardi, quello che in fondo ha detto Borrell, cioè il capo della diplomazia europea. Io credo che in questo momento si deve dire la verità alla gente: che l’unica maniera di sconfiggere militarmente l’esercito russo sarebbe una missione guidata dagli USA con soldati spagnoli, francesi, tedeschi e di altri paesi NATO. Questo è il dibattito che dobbiamo aprire.

A questo punto, tutto il mio riconoscimento va alle persone che sotto una pressione mediatica enorme stanno dicendo la cosa più difficile: e cioè che si devono fare tutti gli sforzi per arrivare a una soluzione diplomatica – che è poi quello che sta dicendo il segretario generale dell’ONU. Non è né ingenuo né ‘buonista’ dire che si deve puntare sulla negoziazione e sul dialogo, perché il discorso qui non è mandare armi; il discorso è se dobbiamo accettare di entrare in guerra con una potenza nucleare.

C’è chi sostiene che sia comodo dire ‘no alla guerra’. Quello che è comodo è dire ‘sì alla guerra’ su twitter, negli editoriali, nei talk show televisivi, o da casa. Perché quelli che lo dicono non si metteranno un giubbotto antiproiettili, non prenderanno un’arma per andare a rischiare la vita in Ucraina. Io credo sia molto importante dire alla gente la verità; la verità è che questa situazione non si risolve inviando armi; si risolverebbe semmai con una missione militare, che implica entrare in una guerra mondiale nella quale ci sono potenze nucleari.

Per questo credo che in questo momento di enorme pressione mediatica, di enorme furore bellicista che ricorda lo spirito del 1914, bisogna dare risalto a quei coraggiosi che contro l’opinione di tutti stanno dicendo: diplomazia e dialogo. Che stanno dicendo che la guerra ha poco a che vedere con la democrazia, e che invece ha a che vedere con il controllo delle risorse naturali, delle risorse energetiche, in questo caso del gas; che ha a che vedere con la competizione geopolitica fra potenze, alle quali non frega niente della democrazia; che in questo momento ci sono molti venditori di armi senza vergogna, che stanno pensando a fare profitti con questo conflitto; e che oggi, quelli che sono in minoranza, che hanno il coraggio di dire ‘pace e diplomazia’, di fronte a chi cerca l’applauso facile dicendo che si deve inviare armi ma che non impugneranno mai un’arma con le loro mani e non si metteranno mai un giubbotto antiproiettile per combattere in territorio ucraino, hanno tutta la ragione. Questa minoranza che dice pace, diplomazia, e allineiamoci con il segretario generale dell’ONU.

Saranno giorni molto difficili, vedremo molte persone di sinistra che sono sempre state per il ‘no alla guerra’ dire che si devono mandare armi. Però si deve dire la verità alla gente: inviando armi non si cambiano i rapporti di forza. Quello di cui stiamo parlando è entrare in guerra con una potenza nucleare.

 

*Traduzione in italiano a cura di www.rifondazione.it