Rapporto ONU 2020 sulla situazione LGTB: la pandemia ha aggravato la discriminazione

Anche per questo 2020, l’ILGA ha pubblicato l’aggiornamento del rapporto sull’omofobia di Stato, con l’obiettivo di aggiornare i principali sviluppi legislativi sull’orientamento sessuale e l’identità di genere che si sono verificati dal novembre 2019 ad oggi.

Approfondimento a cura di Notizie LGTB

Oltre al dettaglio delle diverse legislazioni, l’ILGA denuncia anche che in quest’anno appena trascorso, la discriminazione delle persone LGTB si è intensificata a causa della pandemia globale da COVID-19, poiché “alcuni governi hanno approfittato di queste circostanze e hanno intensificato i loro sforzi per opprimerci, perseguitarci, farci diventare capri espiatori e discriminarci violentemente”. In molti luoghi dove le leggi erano già causa di disuguaglianza, le cose non hanno fatto che peggiorare”, secondo Julia Ehrt, direttore del programma dell’ ILGA World’s Program Director.

Come dato positivo in un anno così problematico, l’ILGA evidenzia l’abrogazione della pena di morte per le relazioni omosessuali in Sudan; l’abrogazione della criminalizzazione dell’omosessualità in Gabon ( che era stata approvata nel 2019) e in Botswana (nel 2019, poco dopo la pubblicazione del rapporto di quell’anno); il disegno di legge per la depenalizzazione delle relazioni omosessuali in Bhutan; l’entrata in vigore del matrimonio igualitario in Costa Rica; l’adozione di leggi sull’unione civile per le coppie dello stesso sesso a Monaco e in Montenegro; e il divieto delle cosiddette “terapie riparative” in Germania e in alcune giurisdizioni in Canada, Messico e Stati Uniti.

Il rapporto contiene anche, come di consueto, una mappa esplicativa della situazione giuridica delle relazioni omosessuali nel mondo. Identifica i paesi le cui leggi tutelano i diritti delle persone LGBT e quelle che criminalizzano l’attività consensuale omosessuale tra adulti. Questa è la mappa descrittiva (qui la versione dettagliata in PDF in inglesein francesein spagnolo):

 

DIRITTI E PROTEZIONE CONTRO LA DISCRIMINAZIONE

Leggi contro la discriminazione basata sull’orientamento sessuale

Solo in 11 paesi appartenenti alle Nazioni Unite esiste una specifica protezione costituzionale contro la discriminazione basata sull’orientamento sessuale: Bolivia, Cuba (dal 2019), Ecuador, Fiji, Messico, Nepal, Malta, Portogallo, San Marino (dal 2019), Sudafrica e Svezia. In aggiunta, la protezione costituzionale contro la discriminazione è stabilita anche in Kosovo. Tuttavia, nonostante tale protezione costituzionale, in Bolivia, Cuba, Ecuador, Figi, Nepal e Kosovo, le coppie dello stesso sesso sono discriminate negando loro la possibilità di sposarsi.

Oltre a questi 11 paesi, ci sono altri 47 paesi con una legislazione specifica che fornisce una “protezione completa” contro la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale: Albania, Andorra, Angola, Australia, Austria, Belgio, Bosnia-Erzegovina, Brasile, Bulgaria, Canada, Cile, Colombia, Croazia, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Georgia, Germania, Honduras, Irlanda, Islanda, Israele, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Isole Marshall, Mauritius, Micronesia, Mongolia, Montenegro, Norvegia, Nuova Zelanda, Perù, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Corea del Sud, Spagna, Suriname, Regno Unito, Uruguay, Ungheria. Taiwan, che non è membro delle Nazioni Unite, dovrebbe essere aggiunto a questo elenco. Come nel caso precedente, la protezione legale contro la discriminazione non implica la piena parità di diritti. Non solo la maggior parte di questi paesi discrimina le coppie omosessuali, ma in alcuni, come le Mauritius, questa protezione si combina con la criminalizzazione delle relazioni omosessuali maschili, che sono punibili con la reclusione fino a cinque anni.

Secondo i dati raccolti dall’ILGA, 81 dei Paesi appartenenti alle Nazioni Unite hanno leggi che tutelano dalla discriminazione sul posto di lavoro sulla base dell’orientamento sessuale, anche se in alcuni di essi i rapporti omosessuali sono penalmente perseguibili (è il caso del Botswana, Kiribati, Mauritius, Samoa, Santa Lucia e la regione autonoma delle Isole Cook). 48 Paesi hanno aumentato le sanzioni penali per i reati motivati dall’odio per l’orientamento sessuale della vittima. In 45 paesi esistono leggi che puniscono gli atti di incitamento all’odio, alla discriminazione o alla violenza basati sull’orientamento sessuale. In quattro Stati membri dell’ONU, le cosiddette “terapie di conversione” sono legalmente vietate: Brasile, Ecuador, Germania e Malta; c’è un divieto simile in alcune circoscrizioni in Australia, Canada, Messico, Spagna e Stati Uniti.

In altri paesi non esiste una legislazione antidiscriminazione, ma non esiste nemmeno una criminalizzazione delle relazioni omosessuali. Tra questi figurano giganti demografici come la Cina, l’India, l’Indonesia e la Russia.

Diritti delle coppie dello stesso sesso: matrimonio e adozione

Per quanto riguarda i diritti per le coppie dello stesso sesso, 28 dei Paesi appartenenti alle Nazioni Unite hanno pari accesso all’istituzione del matrimonio: Argentina, Australia, Austria, Belgio, Brasile, Canada, Colombia, Costa Rica, Danimarca, Ecuador, Finlandia, Francia, Germania, Islanda, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Messico, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Norvegia, Portogallo, Spagna, Regno Unito, Stati Uniti. Sudafrica, Svezia e Uruguay e ultimamente Svizzera. Inoltre, il matrimonio tra persone dello stesso sesso è consentito a Taiwan, un Paese non appartenente alle Nazioni Unite.

In altri 16 Stati sono stati istituiti diversi tipi di unioni legali che riconoscono un qualche tipo di diritto alle coppie dello stesso sesso: Andorra, Cile, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Grecia, Israele, Italia, Liechtenstein, Monaco, Montenegro, San Marino, Slovenia e Ungheria.

Ventotto paesi membri dell’ONU consentono l’adozione alle stesse condizioni delle coppie di sesso diverso: Andorra, Argentina, Australia, Austria, Belgio, Brasile, Canada, Colombia, Costa Rica, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Islanda, Irlanda, Israele, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Norvegia, Portogallo, Sudafrica, Spagna, Svezia, Regno Unito, Stati Uniti e Uruguay. In altri 4 paesi, solo i figli della coppia possono essere adottati: Estonia, San Marino e Slovenia. Lo stesso vale per Taiwan, un Paese non appartenente alle Nazioni Unite.

E l’Italia dove si colloca?

L’Italia si colloca molto male nel suo contesto essendo rimasto l’unico stato dell’Unione Europea e dell’Europa occidentale a non aver approvato il matrimonio tra persone dello stesso sesso con adozione e al non avere nessuna legislazione di protezione per le persone LGBT nonostante i continui e quotidiani attacchi anche da parte di personalità istutuzionali che subisce questa comunità nel nostro paese.

 

OMOFOBIA DI STATO

Criminalizzazione delle relazioni omosessuali

La criminalizzazione dei rapporti sessuali consensuali tra adulti dello stesso sesso coinvolge quasi sempre l’intera comunità LGBT. Non solo colpisce i gay, le lesbiche e i bisessuali, ma criminalizza anche le persone trans, poiché nella maggior parte di questi paesi la loro identità di genere non è riconosciuta e sono considerati giuridicamente appartenenti al sesso assegnato alla nascita. In questo modo, una donna trans eterosessuale può essere punita per aver fatto sesso con un uomo cisgender, così come un uomo trans eterosessuale può essere perseguito per aver fatto sesso con una donna cisgender.

In 69 paesi membri dell’ONU, le relazioni consensuali tra adulti dello stesso sesso sono criminalizzate dalla legge: Afghanistan, Antigua e Barbuda, Algeria, Bangladesh, Barbados, Brunei, Burundi, Bhutan, Camerun, Qatar, Ciad, Comore, Dominica, Egitto, Eritrea, Esuatini (ex Swaziland), Etiopia, Gambia, Ghana, Grenada, Guinea, Guyana, Iran, Iraq, Giamaica, Kenya, Kiribati, Kuwait, Libano, Liberia, Libia, Libia, Malawi, Malaysia, Isole Salomone Maldive, Mauritania, Mauritius, Marocco, Myanmar, Namibia, Nigeria, Oman, Pakistan, Papua Nuova Guinea, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Samoa, Senegal, Sierra Leone, Singapore, Somalia, Sri Lanka, Sudan, Sud Sudan, Tanzania, Togo, Tonga, Tunisia, Turkmenistan, Tuvalu, Uganda, Uzbekistan, Yemen, Zambia e Zimbabwe.

Le relazioni omosessuali non sono specificamente criminalizzate nella legislazione egiziana e irachena, ma sono di fatto criminalizzate quando vengono accusati crimini contro la decenza o scandali pubblici. In Iraq, inoltre, i tribunali della gente puniscono tali relazioni applicando la sharia o la legge islamica.

A questo elenco dovrebbero essere aggiunti altri tre territori: l’Indonesia, dove è in vigore la criminalizzazione dei rapporti sessuali nelle regioni di Aceh e Sumatra meridionale; le Isole Cook, una regione autonoma della Nuova Zelanda e la Striscia di Gaza governata dall’Autorità palestinese dove sono in vigore le leggi ereditate dal passato coloniale britannico e c’è la minaccia di adattare le leggi alla sharia.

Secondo il rapporto dell’ILGA, la Corea del Sud non punisce le relazioni omosessuali nel suo codice penale, ma la sua legge penale militare le definisce “atti indecenti”, stabilendo pene detentive con lavori forzati fino a due anni. Il 10 dicembre 2020 il Parlamento del Bhutan ha approvato un disegno di legge per abrogare le sezioni del codice penale che puniscono i rapporti omosessuali che deve essere approvato dal Re del Bhutan prima di diventare legge, presumibilmente nel 2021.

In questi 72 paesi e territori, le relazioni omosessuali tra maschi sono punite, e in 44 di essi sono punite anche le relazioni lesbiche.

Ergastolo in 5 paesi e pena di morte in altri 11

Tra questa lista purtroppo lunga, l’estremo dell’intolleranza e del fanatismo è occupato da coloro che puniscono le relazioni omosessuali con le sanzioni più severe. In sei paesi le relazioni omosessuali consensienti sono punibili con l’ergastolo: Barbados, Guyana, Sudan, Tanzania, Uganda e Zambia.

La pena di morte è stabilita per le relazioni omosessuali in 11 Paesi membri delle Nazioni Unite. In 6 di essi, c’è la certezza giuridica che questa è la punizione per atti consensuali tra adulti dello stesso sesso in quanto già accaduto: Arabia Saudita, Brunei, Iran, Mauritania, Nigeria (nei 12 Stati del nord dove si applica la Shariah) e Yemen.

In altri cinque paesi non esiste una certezza giuridica assoluta, anche se si nota la possibilità della sua applicazione: Afghanistan, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Pakistan e Somalia.

Restrizioni alla libertà di espressione e all’azione delle ONG

Oltre alla criminalizzazione delle relazioni omosessuali, in 42 Stati membri dell’ONU sono state create leggi e regolamenti che limitano la libertà di espressione in materia di orientamento sessuale e identità di genere: Afghanistan, Algeria, Bielorussia, Burundi, Camerun, Qatar, Cina, Costa d’Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Egitto, Etiopia, Indonesia, Iran, Giordania, Kenya, Kuwait, Libano, Libano, Libia, Lituania, Malesia, Mauritania, Marocco, Nigeria, Oman, Pakistan, Paraguay, Russia, Arabia Saudita, Singapore, Somalia, Sudan, Siria, Tanzania, Togo, Tunisia, Turchia, Uganda, Emirati Arabi Uniti, Yemen, Gibuti e Zambia.

In Europa, oltre alla legislazione in Russia, Lituania e Bielorussia, ci sono stati preoccupanti tentativi legislativi o normativi in diversi paesi. In Polonia sono state approvate risoluzioni che dichiarano alcuni comuni “zone libere da LGBT” e il presidente ha promesso di “difendere i bambini dall’ideologia LGBT”. In Romania, il Senato ha approvato un disegno di legge per proibire la diffusione della “teoria o dell’opinione che il genere è un concetto diverso dal sesso biologico”, anche se il presidente lo ha deferito alla Corte costituzionale.

Negli Stati Uniti, diversi stati hanno promulgato leggi locali che vietano agli educatori di discutere in modo positivo delle relazioni omosessuali.

In 52 paesi sono state individuate barriere alla formazione, alla costituzione o alla registrazione di ONG che si occupano di orientamento sessuale.

È possibile scaricare l’aggiornamento 2020 del rapporto dell’ILGA sull’omofobia dello Stato in inglese o in spagnolo.