Trump alle Nazioni Unite ha delineato il fascismo del XXI secolo

Si è trattata della messa in scena di un progetto di nazional-capitalismo autoritario che mira a ripristinare l’egemonia unipolare degli Stati Uniti nel mondo.

di José Luis Centella Gómez – Mundo Obrero

Il discorso di Donald Trump all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha segnato una svolta nella situazione internazionale. Lungi dall’essere un atto cerimoniale, il suo discorso è stato una dichiarazione d’intenti intrisa di ultranazionalismo xenofobo, esaltazione della forza militare e disprezzo per il multilateralismo. È stata la messa in scena di un progetto di capitalismo nazionale autoritario che mira a ripristinare l’egemonia unipolare degli Stati Uniti nel mondo. Questo modello, con inquietanti somiglianze con il fascismo del XX secolo, rappresenta una minaccia diretta all’ordine internazionale multilaterale e ai principi democratici che dovrebbero fondare l’architettura internazionale.

Il fascismo come strumento del capitalismo in crisi

Per comprendere le posizioni politiche di Trump, dobbiamo iniziare a comprendere che il fascismo è storicamente emerso come strumento del capitalismo imperialista quando questo non è riuscito a mantenere il suo dominio globale attraverso forme di democrazia liberale. In tempi di crisi, quando il sistema capitalista non può offrire benessere o sicurezza, il fascismo si presenta come una soluzione autoritaria che incanala il malcontento sociale verso nemici artificiali: immigrati, femministe, ambientalisti e minoranze etniche.

Questo fenomeno non è nuovo. Nel XX secolo, l’ascesa di Hitler si basava su una narrativa di restaurazione nazionale, sicurezza e ordine, mentre istituzioni multilaterali come la Società delle Nazioni venivano smantellate. Oggi, Trump sta ripetendo lo stesso schema: ritirandosi dagli accordi internazionali, smantellando organizzazioni come l’OMS e il Consiglio per i diritti umani e promuovendo una politica estera basata sul confronto e sull’unilateralismo.

La strategia dell’appeasement: un errore storico

La reazione delle democrazie liberali al fascismo è stata storicamente quella di cercare di placarlo. Nel 1938, il vertice di Monaco fu il simbolo di questa strategia fallimentare, quando Regno Unito e Francia cedettero a Hitler nella speranza di evitare la guerra. Oggi, l’Unione Europea sta ripetendo l’errore accettando le condizioni di Trump: aumento della spesa militare nella NATO, accordi commerciali iniqui e dipendenza energetica dagli Stati Uniti.

Il fascismo, per definizione, è espansionista. Non si lascia placare dalle concessioni, ma le interpreta come debolezza. Ogni tentativo di pacificazione non fa che rafforzare la sua avanzata. Pertanto, la storia non deve ripetersi come tragedia o farsa, come avvertiva Marx, ma come una lezione urgente per evitare una nuova catastrofe globale.

La sfida del XXI secolo: democrazia o barbarie

L’attuale scontro non riguarda solo i modelli economici, ma anche la democrazia e il fascismo, la vita e la distruzione del pianeta. Il fascismo contemporaneo non minaccia solo i diritti umani, ma anche la sopravvivenza stessa dell’umanità in un contesto di crisi climatica, guerre regionali e destabilizzazione globale.

Di fronte a questa minaccia, è essenziale costruire un’ampia alleanza politica che difenda il multilateralismo, la pace e la cooperazione internazionale.

Nel XX secolo, la Terza Internazionale propose i Fronti Popolari come strategia per contrastare il nazismo. Oggi, quella proposta deve essere ripresa e adattata alle nuove condizioni geopolitiche.

Il liberalismo può allearsi con la sinistra contro il fascismo?

Una delle grandi incognite è se il settore liberale del capitalismo sia disposto ad allearsi con le forze progressiste e di sinistra per fermare l’avanzata del fascismo. L’esperienza storica indica che non lo è. Negli anni ’30, le democrazie liberali preferirono cedere a Hitler piuttosto che collaborare con l’URSS o sostenere la Repubblica spagnola. Oggi, lo stesso schema si ripete: blocchi come quello a Cuba sono tollerati, i governi progressisti in America Latina sono criminalizzati e qualsiasi riavvicinamento con la Cina o la Russia viene evitato.

In questa fase, l’unica alternativa praticabile è un’alleanza tra forze popolari, governi progressisti e movimenti sociali che difendano un’architettura internazionale basata su regole eque, rispetto della sovranità e cooperazione globale.

I BRICS+, in quanto alleanza antimperialista composta da paesi capitalisti che accettano relazioni multilaterali senza una potenza egemonica, propongono un approccio di governance che rompe con la logica coloniale e promuove benefici condivisi.

L’avanzata del fascismo non è inevitabile. Dipende dalla nostra capacità di organizzazione, resistenza e azione. La storia ci insegna che la passività di fronte al fascismo porta solo al disastro.

Il fascismo come minaccia globale

Il fascismo non agisce in modo isolato. La sua strategia è globale, sebbene si adatti tatticamente a ogni regione. È chiaro che Trump non è solo. Il suo progetto è coordinato con altri governi che condividono la sua visione del mondo: Bolsonaro in Brasile, Netanyahu in Israele, Orbán in Ungheria, Milei in Argentina, Meloni in Italia e con forze come Abascal in Spagna e i Contras venezuelani.

Insieme, formano un asse che promuove l’odio, l’esclusione e la distruzione del progresso sociale raggiunto negli ultimi decenni. Questo asse è sostenuto da una rete mediatica globale che diffonde fake news , criminalizza i movimenti sociali e legittima la violenza di Stato. Gode inoltre del sostegno di multinazionali che traggono profitto dallo smantellamento dei diritti del lavoro, ambientali e democratici.

Questo schema si manifesta in un’offensiva geopolitica che, dopo essersi assicurata il controllo dell’Europa, concentra ora i suoi sforzi sulla destabilizzazione del Sud del mondo. Nello specifico, Trump sostiene il genocidio israeliano contro il popolo palestinese e, in America Latina, intensifica le sanzioni contro Cuba, minaccia militarmente il Venezuela e sostiene oligarchie che cercano di sconfiggere i governi progressisti nel ciclo elettorale. Tutto ciò mira a consolidare un blocco che si confronta direttamente con i paesi che difendono concretamente il multilateralismo.

La risposta: un’alleanza globale per la pace

Di fronte a questa offensiva, è urgente costruire un’alleanza globale che contrasti la logica della Guerra Fredda e inauguri una nuova era di cooperazione. Questa alleanza deve includere:

—Movimenti sociali, sindacati, ONG e gruppi che lottano per la pace, la giustizia sociale e l’ambiente.

—Governi progressisti e di sinistra che difendono la sovranità nazionale e il multilateralismo.

—Paesi del Sud del mondo che hanno resistito alle pressioni per allinearsi ai blocchi egemonici e promuovere il dialogo e la diplomazia.

La costruzione di questa alleanza deve iniziare generando meccanismi di cooperazione e coordinamento tra forze diverse e plurali che consentano loro di pensare separatamente ma di cercare un terreno comune su cui agire insieme.

Allo stesso tempo, questa alleanza deve elaborare un piano che contempli una serie di obiettivi. Solo allora sarà possibile sfidare l’egemonia ideologica, economica e istituzionale del fascismo e costruire un mondo più giusto, democratico e sostenibile. Tra questi obiettivi, segnaliamo i seguenti:

—Impedire il controllo dell’America Latina e dei Caraibi da parte degli Stati Uniti, fermare il genocidio del popolo palestinese e impedire il controllo del Medio Oriente da parte dell’alleanza tra Stati Uniti e Israele.

—Ravvivare il multilateralismo con riforme profonde che lo rendano più democratico, trasparente ed efficace. 

—Promuovere una diplomazia di pace basata sul rispetto reciproco, sulla non interferenza e sulla cooperazione. 

—Costruire fronti ampi che articolano lotte diverse attorno a obiettivi comuni. 

—Promuovere un’economia solidale che dia priorità al benessere collettivo rispetto al profitto privato. 

—Difendere la sovranità dell’informazione contro le multinazionali dei media e le campagne di disinformazione. 

—Sostenere un’educazione critica che formi cittadini consapevoli e attenti, impegnati nella giustizia sociale. 

—Promuovere una cultura di pace a tutti i livelli, dalle scuole ai media. 

—Rifiutare misure coercitive unilaterali, come blocchi e sanzioni, che violano il diritto internazionale. 

—Istituire meccanismi di giustizia internazionale per punire i crimini di guerra, il genocidio e le violazioni dei diritti umani.

Nella difesa di questo programma, la società civile organizzata svolge un ruolo fondamentale. Deve mobilitare l’opinione pubblica, denunciare le ingiustizie e costruire ponti tra culture e nazioni. Allo stesso tempo, i governi devono fornire alle istituzioni multilaterali gli strumenti necessari per realizzare i loro obiettivi fondanti.

Il multilateralismo come orizzonte

Il multilateralismo non deve essere uno slogan vuoto, ma una strategia concreta per contrastare il fascismo. Ciò implica:

—Riformare le Nazioni Unite affinché abbiano una reale capacità di azione.

—Promuovere accordi internazionali basati sull’equità e sul rispetto reciproco.

—Rifiutare le misure coercitive unilaterali e i blocchi economici.

—Promuovere la cooperazione scientifica, culturale e tecnologica tra le nazioni.

Conclusione: cambiare il corso della storia

L’avanzata del fascismo non è inevitabile. Dipende dalla nostra capacità di organizzazione, resistenza e azione. La storia ci insegna che la passività di fronte al fascismo porta solo al disastro. Oggi più che mai, è necessario un grande movimento globale per difendere la pace, il progresso e la dignità umana.

È tempo di lasciarsi alle spalle la mentalità dei blocchi, dello scontro e della guerra. È tempo di costruire un futuro in cui l’umanità si unisca attorno a valori condivisi, in cui la cooperazione prevalga sulla dominazione e in cui la vita sia al centro di ogni politica.

 

*Presidente del Partito Comunista Spagnolo