Assange, in attesa del verdetto sull’estradizione. Corbyn: “Va ringraziato, non estradato”

Si è concluso ieri a Londra il processo d’appello sulla contestatissima richiesta d’estradizione negli USA di Julian Assange, fondatore di WikiLeaks ricercato da Washington da oltre 10 anni per aver condiviso in rete documenti segreti americani riportanti crimini di guerra commessi dall’esercito statunitense in Afghanistan e Iraq.

Negli Stati uniti Assange rischia una condanna monstre a 175 anni di galera, un’ipotesi che secondo la sua difesa lo esporrebbe anche al pericolo di suicidio legato al probabile trattamento giudiziario e carcerario.

Il verdetto, atteso nelle prossime 6-8 settimane, sembra avere un esito tutt’altro che scontato dal momento che i due giudici d’appello, lord Ian Burnett e lord Timothy Holroyde, hanno sottolineato a fine audizione di aver raccolto “molti elementi su cui riflettere”.

 

Jeremy Corbyn: “Va ringraziato ed elogiato”

Roma, 28 ott. (askanews) – Julian Assange dovrebbe essere “ringraziato ed elogiato per aver detto la verità”, ha detto oggi l’ex leader laburista Jeremy Corbyn, tra la folla che attende la sentenza del tribunale di Londra su Assange. Corbyn – scrive il Daily Mail – parlando alla stampa ha affermato che Assange non ha commesso “alcun reato” e ha chiesto che venga rilasciato e “non estradato negli Usa”.

Oggi una piccola folla di persone si è nuovamente radunata fuori dalla Royal Courts of Justice nel centro di Londra in una dimostrazione di sostegno ad Assange prima dell’udienza.

“Se venisse estradato negli Stati Uniti – ha argomentato . Corbyn, Assange – potrebbe benissimo, a causa delle sue condizioni di salute mentale, togliersi la vita”.

E parlando del caso Wikileaks ha commentato: “Questo è quello che abbiamo fatto a una persona che ci ha detto la verità, la verità sull’Afghanistan, la verità sull’Iraq, la verità sulla sorveglianza e ha rivelato gli incredibili livelli di potere segreto detenuto dagli Stati Uniti e in effetti da molti altri governi intorno al mondo”.

‘In un altro paese – ha proseguito – sarebbe salutato come un informatore che ha detto la verità sui pericoli che tutti noi stiamo affrontando, i pericoli che il mondo intero sta affrontando. Penso che dovremmo testimoniare il coraggio e la determinazione di Julian e pretendere due cose: una che non venga in nessun caso trasferito negli Stati Uniti, e in secondo luogo che venga rilasciato da Belmarsh in modo che possa continuare la sua vita con il suo compagno, con i suoi bambini”.