Come conferma il direttore generale d’Ipsos ( il più importante istituto di studi e sondaggi politici): «Il duello tra il partito di Macron e l’Unione delle sinistre e degli ecologisti (Nupes) dominerà le elezioni legislative».
di Salvatore Palidda* – Pressenza Italia
E infatti Macron ha subito lanciato l’attacco viscerale a NUPES perché teme che questa Unione riuscirà a conquistare la maggioranza dei seggi e quindi a poter imporre un governo di sinistra e degli ecologisti che promette un programma totalmente opposto a quello del partito di Macron. Questi non solo pretende di conquistare la maggioranza assoluta come nel 2017, ma ha il terrore della vittoria della NUPES perché imporrebbe un programma di governo che lui stigmatizza come di estrema sinistra, perché vuole la decrescita, l’opposizione al nucleare (che Macron promette di aumentare in un paese che ha la maggioranza dei reattori nucleari in Europa a sprezzo del pericolo per tutti) e che accusa di volere il comunitarismo (dei musulmani). Inoltre, Macron -come tutte le destre, il padronato e i ricchi- è seriamente angosciato che un governo della NUPES -come promette nel suo programma- imporrà la tassazione dei redditi dei ricchi -sinora sempre respinta da Macron- l’aumento dei salari, e dei redditi più bassi, la riduzione del costo della vita nonché l’antifascismo, l’antirazzismo e l’antisessismo.
E’ infatti evidente che il programma politico di NUPES è nettamente opposto alle aspettative del capitalismo liberista e quindi dei dominanti pur essendo in realtà meno radicale di quello che fu il programma del Fronte popolare del 1936 e persino di quello di Mitterand del 1981 (poi tradito con la conversione liberista del Partito socialista francese -PS- che finì per approdare sfacciatamente a destra con Hollande presidente della Repubblica dal 2012 al 2017, spianando la strada a Macron che infatti recuperò nella sua maggioranza tre quarti del PS).
La paura nera di Macron si capisce perché secondo alcune stime affidabili la NUPES potrebbe vincere in circa 300 circoscrizioni su 577. E come sottolinea il celebre economista Piketty: “Il programma adottato dalle sinistre e dagli ecologisti segna il ritorno della giustizia sociale e fiscale”. La maggioranza della popolazione è sconcertata dal fatto che tra il 2010 e il 2021, i 500 più ricchi francesi sono passati, secondo la rivista Challenges (non sospettabile di sinistra), da 200 miliardi a quasi 1.000 miliardi, cioè dal 10% del PIL a quasi il 50% del PIL. L’aumento è ancora maggiore se si guarda alle 500.000 più ricchi (1% della popolazione adulta), che oggi superano i 3.000 miliardi di euro (6 milioni di euro a persona, secondo World Inequality Database), contro appena 500 miliardi per i 25 milioni più poveri (il 50% della popolazione adulta, 20 000 euro in media ciascuno). Durante tale periodo di spettacolare prosperità dei più ricchi e di stagnazione dei più modesti, Macron ha scelto di abolire la già limitata imposta sul patrimonio, anziché aumentarla (vedi Piketty).
Uno degli argomenti più agitati da Macron riguarda la questione europea. Tutti i partiti membri della NUPES sostengono l’armonizzazione sociale e fiscale in Europa e il passaggio al governo della maggioranza. Ma Macron vorrebbe farli passare per antieuropei, quando sono i più federalisti di tutti! (Piketty). I liberisti che si dichiarano europei in realtà stanno solo strumentando l’idea europea per perseguire la loro politica antisociale. Così facendo, sono loro che mettono a rischio l’Europa. Se i lavoratori hanno votato massicciamente contro l’Europa durante i referendum del 1992 e 2005, poi di nuovo col voto sul Brexit nel 2016, è in particolare dovuto al fatto che l’integrazione europea, come s’è pensata sinora, favorisce strutturalmente gli attori economici più potenti e mobili, a scapito dei più fragili. È stata l’Europa a guidare il mondo e gli Stati Uniti nel perseguimento di una tassazione sempre più bassa degli utili delle multinazionali, tanto che alcune ora accolgono con favore un’aliquota minima del 15%, appena superiore all’aliquota irlandese del 12,5%, con peraltro molteplici elusioni e, comunque, molto inferiore a quanto pagano le PMI e le classi medie e lavorative.
Pretendere che si risolverà il problema rimanendo all’interno della regola dell’unanimità è una bugia. Secondo Piketty per porre fine al dumping fiscale, sociale e ambientale in Europa, occorre sia fare delle proposte sociali-federaliste precise ai nostri partner e prendere delle misure unilaterali per uscire dai bloccaggi. Per esempio, come ha mostrato l’Osservatorio europeo della fiscalità, la Francia potrebbe, sin da ora, imporre un’aliquota minima del 25% o del 30% alle società con sede nei paradisi fiscali che vendono beni e servizi in Francia.
Per sostenere il suo campo Macron si sta agitando promettendo posti di potere a chi abbandona la NUPES e si schiera con lui.
Per recuperare un po’ di consenso Macron ha promesso che prima delle elezioni farà votare una importante legge per ridurre il costo della vita, tema -fra altri- su cui è messo in scacco dal programma della NUPES perché è indiscutibilmente popolare e copre sia le questioni economiche e sociali che quelle ecologiche, che Macron ha del tutto ignorato.
È assai probabile che questa campagna elettorale per le politiche del prossimo giugno finirà per diventare incandescente e le destre al governo e all’opposizione non mancheranno di scatenare provocazioni anche gravi. È anche probabile che nelle circoscrizioni in cui ci sarà il ballottaggio tutte le destre e il partito di Macron si uniranno contro la NUPES.
*Docente di Sociologia (Unige)