Il parlamento europeo riscrive la storia su pressione dei nazionalisti ucraini

    Il Parlamento europeo ha approvato nei giorni scorsi una risoluzione nella quale “si riconosce l’Holodomor come genocidio”. Il termine Holodomor è stato inventato per definire la terribile carestia che ha colpito l’Unione Sovietica (e in particolare l’Ucraina) nel 1932-33 dai nazionalisti ucraini secondo i quali essa sarebbe stata artificiale e finalizzata alla distruzione di tutto un popolo definito su base etnica.

    di Franco Ferrari – Transform! Italia

    La tesi è sostenuta da alcuni storici ma contestata da molti altri. Anche da coloro che attribuiscono evidenti responsabilità politiche al processo di collettivizzazione diretto e voluto da Stalin e dalla leadership del partito bolscevico, nel determinare la grave crisi agricola dell’inizio degli anni ‘30.
    Il Parlamento europeo aveva già approvato nel 2008 un altro documento sempre sullo stesso tema, ed è interessante vedere come lo stesso fatto storico venga reinterpretato per adattarlo alle specifiche esigenze della propaganda politica contingente.

    Solo nel 2006, 15 anni dopo l’indipendenza (decisa non dai nazionalisti ma da un Soviet formato ancora da coloro che erano espressione del Partito Comunista), il Parlamento ucraino, sotto l’influenza della destra, ha ritenuto di dover trasformare in legge un’interpretazione storica rimasta per lungo tempo piuttosto marginale. L’anno successivo il Presidente del Parlamento europeo, che era allora il democristiano tedesco Hans Gert Pottering, decideva di iniziare a commemorare l’Holodomor. L’anno successivo anche il Parlamento adottava, per ragioni politiche, questa reinterpretazione delle vicende storiche.
    Si sosteneva nel documento approvato che la carestia era stata “pianificata” per costringere la “popolazione rurale” dell’Ucraina ad aderire forzatamente alla collettivizzazione. Nella parte deliberativa si “riconosceva l’Holodomor (la carestia artificiale del 1932-33 in Ucraina) come un crimine contro il popolo ucraino e contro l’umanità”. Questa interpretazione è contestata su due punti: che la carestia fosse artificiale, che ne fa una sorta di teoria del complotto, e che si possano separare le sue conseguenze per il popolo ucraino da quelle subite dal resto dei popoli sovietici compreso quello russo. In ogni caso il testo non arriva a parlare esplicitamente di “genocidio”, ma più genericamente di crimine contro l’umanità”. Inoltre non fa nessun riferimento alla Russia, per attribuire responsabilità derivanti da vicende relative all’Unione Sovietica.
    Dato che il contesto politico è cambiato, anche la ricostruzione storica deve essere adattata alle nuove esigenze. Non si tratta di fare i conti con nuovi esiti della ricerca storiografica (che non ci sono) quanto ad una richiesta del Parlamento ucraino del 22 novembre 2022 affinché tutti i Parlamenti del mondo accettino l’interpretazione della carestia del ’32-’33, così come viene promossa dai nazionalisti ucraini (una deformazione speculare a quella operata dai nazionalisti russi che teorizzano invece l’inesistenza del popolo ucraino).

    Il nuovo testo corregge il precedente del 2008. Laddove si scriveva che la carestia era rivolta contro “la popolazione rurale” per costringerla alla collettivizzazione ora si scopre che era anche “pianificata” per “sopprimere il popolo ucraino e la sua identità nazionale”. La ragione per cui il Parlamento europeo scopre la presunta natura etnica della carestia del ’32-’33 di cui non si era accorto nel 2008, è legata al conflitto militare russo-ucraino.
    Si cita anche il fatto che 20 Stati del mondo (quindi un numero molto contenuto) abbiano riconosciuto l’Holodomor “come genocidio o come crimine contro il popolo ucraino e contro l’umanità”. Dall’ambiguità della formulazione si deve dedurre che anche tra quei 20 Paesi richiamati non tutti abbiano accettato la formula del “genocidio”: termine carico di significati e il cui uso indiscriminato per ragioni di propaganda solleva una serie di problemi. È la ragione per cui il Parlamento israeliano ha finora resistito ad accettare questa formulazione perché come ha detto un politico israeliano: “Se tutti sono genocidi, nessuno è più genocidio”. Moltiplicando le dichiarazioni di genocidio, come già avvenuto ad esempio nel caso degli armeni, si cancella l’unicità delle politiche naziste di sterminio degli ebrei.
    Occorre anche aggiungere che il mito dell’Holodomor è stato caricato, dalla destra nazionalista ucraina, di forti contenuti antisemiti. Ancora nel gennaio del 2021, il partito politico collegato al battaglione Azov (Corpo nazionale), manifestava per chiedere a Israele e agli ebrei di assumersi una (inesistente) responsabilità per l’Holodomor. In questi giorni una delegazione dell’Azov è in visita in Israele per cercare di ripulire la propria immagine dai trascorsi neonazisti.

    Da sottolineare come nel documento del 2008 del Parlamento europeo la Russia di Putin non veniva citata perché i rapporti erano buoni, ora si inventa una continuità tra le conseguenze della politica di collettivizzazione staliniana degli anni ’30 e l’attuale invasione russa dell’Ucraina che hanno, evidentemente, motivazioni del tutto diverse. Inoltre, altra aggiunta rispetto al documento precedente, si chiede alla Federazione russa, che nel frattempo diventa “successore primario dell’Unione Sovietica”, non solo di riconoscere ufficialmente l’Holodomor, ma anche “di scusarsi per tali crimini”.
    Al Parlamento europeo una voce critica della risoluzione è stata espressa da Marc Botenga, eletto del Partito del Lavoro belga, membro del gruppo della Sinistra, il quale ha ricordato che la tesi sostenuta nella risoluzione contrasta con l’opinione di quattro importanti storici interpellati in proposito dal Parlamento belga. Tra questi figurano specialisti come Mark B. Tauger, Robert Davies e Stephen Wheatcroft, secondo i quali non ci sono prove della volontà di sterminare gli ucraini. Certamente le politiche del governo sovietico ebbero un ruolo importante nell’aggravare gli effetti della carestia ma questa fu inaspettata e certamente non voluta, contrariamente alla tesi di chi la ritiene “artificiale” e “pianificata”. “Quella carestia fu certamente un dramma – ha aggiunto Botenga – tantissima persone vi persero la vita e questa è la ragione per la quale non voto contro la risoluzione”.
    L’europarlamentare belga ha anche contestato la pretesa “di dimostrare la continuità tra la guerra criminale di Putin e la politica sovietica nei confronti dell’Ucraina” definendola un’assurdità. Come ha spiegato la storica Francine Hirsch, l’Unione Sovietica ha sempre riconosciuto l’esistenza di una nazionalità ucraina e ha sviluppato l’educazione, la lingua e la cultura ucraina, al punto da chiedere che questo Stato sovietico fosse rappresentato direttamente alle Nazioni Unite.

    La ragione politica della risoluzione è poi spiegata da Botenga come un tentativo di sostenere e diffondere l’idea che la Russia ha sempre cercato di distruggere l’Ucraina perciò non ci può essere nessuna soluzione negoziata per mettere fine alla guerra. “Nel contesto della crescita dell’estrema destra in Europa – ha concluso – questo serve ad equiparare i comunisti, che sconfissero il nazismo e hanno partecipato a tutte le lotte democratiche delle classi lavoratrici, con i fascisti. Il che è inaccettabile”.

    La risoluzione sul mito dell’Holodomor si inserisce in un contesto di revisione della storia in atto da tempo al Parlamento europeo che vede convergere l’estrema destra con i conservatori, i liberali e gran parte del centro-sinistra. Tutto ciò porta oltre tutto a definire una sorta di Storia ufficiale sancita da decisioni politiche, anziché affidare le ricostruzioni storiografiche alla libera ricerca degli storici. Un metodo tipico dei regimi illiberali se non addirittura “totalitari”.