Chiuse le urne per le amministrative, la Grecia si prepara ad una nuova campagna elettorale. Cinque settimane bollenti, in cui i partiti si stanno già preparando febbrilmente alla madre di tutte le battaglie, le elezioni del 7 luglio.
di Daniela Sansone
I risultati di domenica sera, hanno chiuso il cerchio a favore di Nuova Democrazia. Il partito conservatore di Kyriakos Mitsotakis, ha vinto in 12 delle 13 regioni greche e ha preso uno dei tre più grandi comuni del paese, Atene, dove è diventato sindaco Kostas Bakoyannis, figlio di Dora Bakoyannis, prima donna sindaco della capitale e più volte ministro, nonché sorella di Kyriakos che la stampa oramai definisce il nuovo premier in pectore. La famiglia Mitsotakis è una delle due famiglie, insieme ai Papandreu, che ha tessuto per molti anni le tela della politica ellenica. Con l’avvento al governo di Syriza e quindi di Alexis Tsipras, il 25 gennaio si era interrotta questa alternanza al potere. Ieri sera, congratulandosi con i suoi candidati, Mitsotakis ha detto con molta enfasi che il paese si è colorato di blu, che non è solo il colore del partito ma del paese ellenico. Rinnovando i ringraziamenti ai suoi elettori, ha anche detto che lui sarà pronto a governare per il bene di tutti i greci. Nuova Democrazia, dopo la debacle del gennaio 2015, è nuovamente in stato di grazia.
Questa mattina, in una intervista al quotidiano Kathimerini, house organ del partito conservatore, Antonis Samaras ha detto che per la Grecia finisce un quadriennio di “governo tossico”. Fermo restando che il termine tossico è quanto più di istituzionalmente scorretto si possa usare per etichettare un governo ancora in carica, la presunta tossicità di un governo, si misura dai provvedimenti che adotta e da come fa evolvere la sua azione politica. Quello di Samaras Venizelos, sarà ricordato dalla memoria storica greca come un governo ricattato dalla troika, che è riuscito a far svuotare la sovranità e del parlamento e del governo da questa strana creatura. Un governo che non si è preoccupato di fissare una agenda ma ha ricevuto tramite mail ciò che doveva far diventare legge. I risultati, politici e sociali, sono noti. E certamente, Samaras non è passato alla storia, come il primo ministro di un governo di salvezza nazionale. Quello che invece è importante sottolineare del governo Tsipras sono per lo più due questioni: il quadro economico e sociale greco, così come è stato ereditato dalle precedenti governance e i provvedimenti adottati, sia prima che dopo l’uscita dall’ultimo accordo.
Per quanto riguarda i risultati amministrativi, strictu senso, il dato più importante è stato quello dell’astensione che ha raggiunto livelli record sia al primo che al secondo turno: nelle elezioni comunali, al primo turno hanno votato il 59,02%, quindi l’astensione è stata del 40,98% e al secondo turno ha votato il 43,86% con l’astensione di 56,14 %. Il 58,43% ha votato alle elezioni regionali nel primo turno, quindi l’astensione è stata del 41,57% e al secondo turno ha votato il 41,31%, quindi l’astensione ha raggiunto il 58,69%.
I candidati di Syriza, Nasos Iliopoulos e Rena Dourou hanno lavorato intensamente durante la campagna elettorale e l’agguantamento del secondo turno è stata la risposta a chi li vedeva fuori già al primo giro. Anche il comune di Atene ha rispecchiato l’alternanza politica che aveva caratterizzato da sempre la politica a livello nazionale. L’ultimo contendente al comune della capitale greca è stato Georgios Kaminis, che nel 2014, sostenuto dal Pasok si è riconfermato sindaco, dopo il primo mandato del 2010, spuntandola sull’allora candidato di Syriza, Gabriel Sakellaridis. Oggi il duello era tra Kosta Bakoyannis, esponente dell’elite e il giovane Nasos Iliopoulos, che aveva dalla sua parte una fortissima azione all’interno del ministero del lavoro come capo dell’Ispettorato del Lavoro. La vittoria nella regione Attica nel 2014, venne tenuta a battesimo come il primo esperimento del futuro governo Syriza. Rena Dourou, dinamica dirigente di Syriza, nel 2014 aveva ottenuto un brillante risultato sul rivale Yannis Sgurous, prendendo in consegna una regione importante a livello politico e di ampia densità territoriale. La sua gestione è stata molto concreta rispristinando anche una serie di ingiustizie sociali dei cittadini dell’Attica ma anche sporcata da una campagna diffamatoria nei suoi riguardi a seguito della tragedia di Mati dove hanno perso la vita moltissime persone. L’opposizione, coadiuvata da una stampa molto compiacente, le ha addossato le responsabilità di quella strage che in realtà affondavano le radici in una mala gestio del passato. E questo ha in parte inciso sul suo risultato elettorale.
Archiviato questo capitolo, la Grecia guarda al prossimo impegno già definito da Alexis Tsipras come la madre di tutte le battaglie. Nei prossimi giorni, precisamente lunedì 7, Alexis Tsipras come già annunciato la sera delle elezioni e nel rispetto della grammatica costituzionale, si recherà da Prokopis Pavlopoulos per chiedere di fissare le elezioni nazionali. Smentendo così le voci che negli ultimi giorni volevano un rinvio dell’appuntamento elettorale in autunno. Dalle parti del partito di governo si è consci dell’ampio divario che separa Syriza da Nuova Democrazia ma al contempo, regna come direbbe Gramsci, ottimismo della volontà. Le nuove misure annunciate dal governo alla vigilia delle elezioni europee, che già Yannis Stournaras come governatore della Banca di Grecia aveva bollato come anti sociali, unitamente ai numerosi provvedimenti già diventati leggi dello Stato saranno il tavolo di discussione e di ragionamento durante la campagna elettorale. E terrà banco anche la riforma delle pensioni che Mitsotakis sta velatamente presentando. Una riforma tossica per i pensionati greci che vede agire in primis le compagnie private. Non si creerà mai un sistema a tre pilatri come cercano di convincere il capo del partito di opposizione e i dirigenti del settore lavoro del partito ma verranno prese le risorse dal pubblico e portate nel settore privato. In realtà queste compagnie non fungeranno semplicemente da depositari dei prelievi pensionistici ma faranno gravare su questi depositi il rischio economico. Il rischio, cioè, di un loro fallimento e conseguentemente per i pensionati la possibilità di perdere in toto le pensioni. A questo, poi, si aggiunge tutto l’insieme di provvedimenti nel settore del diritto del lavoro in cui si può sinteticamente parlare di un ritorno al medioevo dei diritti.
Negli anni della sua governance, Syriza ha aumentato il salario minimo, ripristinato I contratti collettivi, creato 370.000 posti di lavoro, diminuito la disoccupazione a 8 punti. Tenuto conto di questi risultati, il partito sarebbe impostato per invertire il risultato delle elezioni europee. Quindi, il vero interrogativo in cui può sintetizzarsi l’intera campagna elettorale è: andare avanti o tornare indietro? Questo è ciò a cui i cittadini greci saranno chiamati a rispondere il 7 luglio. Un interrogativo non solo politico ma fondamentale e umano, che denota la possibilità di un ritorno ad un passato che questo paese non merita più di rivivere ma che si palesa quale possibile se davvero i cittadini greci sceglieranno di farsi governare da Mitsotakis, espressione per eccellenza di quella elite che in passato è stata protetta dalla crudeltà dell’austerità.