La Repubblica Ceca, nell’abisso della pandemia, ora spera nello Sputnik

In Repubblica Ceca aumenta in maniera tragica il numero delle vittime da Covid e soprattutto mancano i vaccini.

di Gerardo Femina – Pressenza Italia

Praga ha chiesto aiuto ai paesi europei: ricevere in prestito i vaccini che non si stanno usando, o per motivi logistici o perché in attesa della somministrazione della seconda dose, garantendone la restituzione entro un mese. Hanno risposto solo la Francia con 100.000 vaccini e la Germania con 15.000. A questo punto il primo ministro A. Babis ha prospettato la possibilità di usare il vaccino russo Sputnik V, spiegando che in situazioni di crisi la SUKL, l’agenzia nazionale del farmaco, non deve aspettare l’approvazione dell’Agenzia europea. Il Presidente della Repubblica M. Zeman ha cominciato a trattare con Mosca, ricevendo un riscontro positivo.

Ma immediatamente sono partite violente critiche sia da parte di alcuni partiti dell’opposizione che da Bruxelles, che non approva questa decisione. La sensazione è che l’Europa si arrampichi sugli specchi, lanciando dichiarazioni confuse e contraddittorie. E’ evidente che la questione più che scientifica sia diventata politica, economica e anche di prestigio per l’Occidente. Il segretario del Partito Comunista di Boemia e Moravia ha risposto alle critiche dichiarando che la situazione in Repubblica Ceca è così grave che per salvare vite umane bisogna utilizzare qualsiasi rimedio esistente al mondo, dando importanza al valore scientifico del farmaco e non al suo luogo di provenienza.

Intanto in Ungheria oltre allo Sputnik è cominciata la somministrazione del vaccino dell’azienda cinese Sinopharm e la Slovacchia ha comprato dalla Russia due milioni di dosi.

La Repubblica Ceca aveva reagito alla prima ondata del Covid con relativo tempismo e decisione e fino a luglio non era stata quasi colpita dalla pandemia. Da agosto in poi, per superficialità nella valutazione della situazione, dietro pressione dei partiti dell’opposizione e di alcuni settori dell’economia, il governo si è mosso verso un forte allentamento delle restrizioni. Successivamente, colpito anche da una grave crisi politica, non è stato più in grado di prendere in mano il timone. Solo da questo lunedì si è disposto un piano di lockdown per 3 settimane. Bisogna anche dire che il movimento dei negazionisti ha avuto una grande diffusione; secondo il primo ministro A. Babis alcune statistiche affermano che quasi metà della popolazione mette in discussione i provvedimenti anti-Covid.

Oggi la Repubblica Ceca è quasi al primo posto nel mondo per decessi e contagi in proporzione alla popolazione. I morti ad oggi sono 20.700 (come se in Italia fossero 125.000) e gli ospedali al collasso sono  costretti ad applicare una medicina di guerra. Alcuni parlano di una seconda Bergamo. Nelle ultime settimane si sono raggiunti i 15.000 nuovi contagi al giorno (come se in Italia fossero 90.000). I dati aggiornati si possono consultare qui.

La discussione sui vaccini deve spostarsi dal campo politico ed economico a quello sanitario, mettendo come priorità la salute delle persone. E’ bene ricordare che l’Astrazeneca, evidentemente consapevole dei limiti del proprio vaccino, aveva chiesto nel dicembre del 2020 una collaborazione alla russa Gamaleya Research. Da allora in tutti i paesi europei è partita una campagna denigratoria verso la Russia, manipolando il tema dei diritti umani, spesso usato quando serve, ma occultato quando il profitto lo richiede (come nel caso della vendita di armi all’Arabia Saudita). Così si inventano personaggi sconosciuti e ambigui per giustificare un attacco mediatico, come si fece, per esempio, contro il Venezuela con il fantomatico Guaido. Cosi è stato creato il “vaccino di Putin”, per dare al pubblico disattento un’irrazionale sensazione di sfiducia e sospetto. D’altra parte nessun media ha parlato del vaccino della Pfizer definendolo “il vaccino di Trump”, né ha lanciato una campagna mediatica contro la casa farmaceutica statunitense, più volte condannata per comportamenti illegali e immorali.

Wikipedia definisce lo Sputnik V “un vaccino sperimentale…”. Più avanti nel testo si legge: “Un sondaggio di opinione su un campione di cittadini canadesi condotto da Léger ha rilevato che il 68% degli intervistati non sarebbe disposto a sottoporsi alla vaccinazione nel caso in cui la Federazione Russa offrisse una dose gratuita.” Parlare di vaccino sperimentale è una chiara manipolazione. Lo Sputnik è attualmente usato almeno in 38 paesi e la nota rivista medica Lancet afferma in un articolo del 20 febbraio che “il vaccino Sputnik V sembra sicuro ed efficace al 91,6% “.

E’ uno scacco per le democrazie occidentali che la salute e la vita della gente dipenda da aziende private (spesso finanziate con denaro pubblico) e da politici facilmente influenzabili dalle lobby economiche. La salute è un bene comune e in questo momento è necessaria la sospensione dei brevetti per permettere una veloce vaccinazione e per uscire dal tunnel della pandemia. Successivamente gli Stati dovranno farsi carico della salute pubblica con ingenti investimenti uscendo dalla dipendenza/ricatto dei grandi gruppi farmaceutici.

Intanto proprio in queste ore continua il braccio di ferro tra Praga e Bruxelles. Vedremo se vincerà la manipolazione o il buon senso, il business o la cura della vita umana.