La sinistra europea chiede che i vaccini siano bene pubblico

Annuncia il Sole 24 Ore del 3 febbraio che la Pfizer prevede di ricavare consistenti profitti dalla vendita del vaccino contro il Covid19. Il margine netto di guadagno è circa del 25-30% e porterà a 4 miliardi di dollari che andranno poi divisi con la tedesca Biontech.

di Franco Ferrari – Transform! Italia

Non siamo ancora in grado di prevedere se la vaccinazione consentirà di stroncare la diffusione oppure se, come avviene per l’influenza, occorrerà prevedere una ripetizione nel tempo. In questo caso, l’affare garantirebbe enormi benefici a questa multinazionale con base negli Stati Uniti.  Non abbiamo notizie specifiche per gli altri produttori. Solo Astra-Zeneca ha dichiarato di produrre vaccini senza profitto durante la fase della pandemia. Ma dato che proprio questa azienda ha annunciato forti ritardi nella consegna dei vaccini previsti per l’Unione Europea, è sorto il dubbio che abbia privilegiato quei paesi extra-UE che pagano prezzi più alti.

I ritardi che si sono registrati in questa prima fase di vaccinazione hanno sollevato forti critiche nei confronti dell’Unione Europea, accusata di aver ordinato relativamente pochi vaccini ed anche in ritardo. Tant’è vero che la Gran Bretagna ha iniziato una vaccinazione di massa diverse settimane prima dell’Unione Europea. La Von der Leyen ha risposto che in Europa si è preferito garantire una maggiore sicurezza dei vaccini attendendo l’esame da parte dell’Ente che deve dare il via libera (l’EMA). La polemica nei confronti della Commissione e della Von der Leyen è stata particolarmente accesa a casa sua. In Germania ha ricevuto attacchi un po’ da tutte le parti. Da socialdemocratici come dal leader della CSU (consorella bavarese del partito della Merkel), il quale aspira a diventare il prossimo cancelliere. Analoghe accuse di inefficienza sono venute anche dai liberali e dall’estrema destra populista dell’AfD.

Le critiche non hanno riguardato solo la Commissione ma hanno coinvolto la Von der Leyen in prima persona. È stata ricordata da più parti la sua gestione, non proprio trasparente, del Ministero della Difesa tedesco dove aveva approvato contratti di consulenza munifici per gli interessati al di fuori delle regole a cui dovrebbero attenersi tutti i Ministri.

Nell’intervista rilasciata a diversi quotidiani europei, la Von der Leyen ha ricordato che la Commissione europea ha investito 2,7 miliardi di euro affinché le imprese produttrici di vaccino adeguassero la loro capacità di produzione. E questo ancora prima di sapere se i vaccini avrebbero funzionato davvero. Questa cifra si aggiunge poi al costo del singolo vaccino acquistato (nel caso della Pfizer dovrebbe essere attorno ai 12 euro). Il che significa che l’UE, ovvero i suoi cittadini, si è fatta carico dei rischi d’impresa, lasciando poi alle multinazionali la possibilità di raccogliere lauti profitti dall’operazione.

La questione dei vaccini ha sollevato rilevanti problemi politici dato che si è verificata una evidente contrapposizione tra l’interesse pubblico, legato alla salute e la gestione privata della sua realizzazione. La Commissione Europea non ha garantito la trasparenza delle operazioni commerciali. I contratti sono stati prima secretati, poi a fronte soprattutto delle proteste e delle iniziative degli europarlamentari della sinistra (GUE-NGL) sono stati in qualche caso resi pubblici ma con gran parte del testo oscurato.

A fronte dei ritardi di Astra-Zeneca, la Commissione UE è sembrata sostanzialmente impotente a richiamare una grande multinazionale al rispetto degli impegni contrattuali. Ha dovuto persino chiedere che fosse l’Astra-Zeneca a rendere pubblico il contratto, dato che, da parte sua, aveva accettato tutti i vincoli di segretezza richiesti. È emerso come, decenni di impostazione politica liberista, abbiano disarmato il pubblico (e quindi l’interesse generale) nei confronti delle grandi imprese. Se pensiamo come la Commissione Ue (nell’ambito della cosiddetta trojka) sia intervenuta per mettere in ginocchio i cittadini di un intero Paese come la Grecia per imporre le sue politiche, si capisce bene come questa disparità di rapporti di forza abbia indebolito la democrazia e la difesa degli interessi dei cittadini.

Sulla questione dei vaccini la sinistra, nel Parlamento europeo e fuori, si è mossa in vari modi. Il 13 gennaio i due Presidenti del gruppo The Left (GUE-NGL), Manon Aubry e Martin Schirdewan, insieme al vice presidente del Parlamento Europeo, Dimitrios Papadimoulis hanno scritto a Sassoli (in qualità di Presidente del Parlamento Europeo), che, per evitare qualsiasi ritardo nel processo di vaccinazione, i vaccini per il Covid19 debbano essere trattati come “beni pubblici”. A questo fine devono essere “superate le barriere e le restrizioni derivanti dai brevetti e quelle relative alla proprietà intellettuale e assicurare la più ampia produzione e distribuzione dei vaccini così come la vaccinazione di massa delle persone”. Inoltre è stata richiesta la pubblicazione dei contratti con le grandi aziende farmaceutiche.

Il giorno successivo 38 europarlamentari hanno scritto alla Von der Leyen, a Charles Michel, Presidente del Consiglio europeo, e ad Antonio Costa, Presidente del Consiglio dell’Unione Europea, per chiedere “radicali misure per evitare ritardi nell’accesso ai nuovi vaccini da parte delle persone”. Confermavano quanto chiesto nella lettera dei capigruppo sulla necessità di considerare i vaccini “bene pubblico”. Il documento chiede anche di contribuire a garantire i vaccini per i paesi “più poveri e meno sviluppati”. La lettera è stata sottoscritta dai componenti del gruppo The Left (il GUE-NGL) e da alcuni esponenti dei Verdi e del gruppo socialdemocratico. Un solo italiano ha aggiunto la sua firma alla richiesta, l’ex 5 Stelle e ora aderente al gruppo Verde, Ignazio Corrao. Tra i componenti del gruppo del PD nessuno ha sottoscritto il documento.

Lo stesso concetto sui vaccini come bene pubblico è stato riaffermato dal gruppo della sinistra all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (una struttura che include Paesi non UE). Un emendamento in tal senso è stato approvato con 72 voti a favore e 16 contrari.

Particolarmente impegnato nel confronto sui vaccini e sulla richiesta di trasparenza, l’Europarlamentare del Partito del Lavoro Belga e componente del gruppo della sinistra (di cui è stato in precedenza funzionario) Marc Botenga. La sua battaglia, grazie anche alla perfetta conoscenza della lingua italiana, ha trovato larga eco sui media italiani, dove invece altri europarlamentari eletti nel nostro Paese hanno brillato per assenza. Nella stessa direzione si è mosso l’ex primo ministro greco e ora leader di Syriza all’opposizione, Alexis Tsipras che ha ricordato come vi sia in Europa un’ampia disponibilità di aziende farmaceutiche che potrebbero contribuire ad ampliare la produzione dei vaccini. Per questo propone all’UE di acquisire licenze e brevetti. Questa iniziativa dovrebbe essere possibile e necessaria anche per il diritto dell’Unione a recuperare i forti investimenti effettuati nella fase di preparazione del vaccino. La proposta di acquisizione dei brevetti era già stata sollevata in aprile da più parti.

Le forze di sinistra a livello europeo hanno anche avviato una iniziativa dei cittadini intitolata: “nessun profitto sulla pandemia”. Con questa campagna, sostenuta dal Partito della Sinistra Europea e anche da Transform! Italia, si chiede che il vaccino sia liberamente accessibile a tutti e che Big Pharma (le grandi aziende farmaceutiche) non possa fare profitti a spese dei sistemi di sanità pubblica, già indeboliti dalle politiche di austerità imposte negli anni scorsi. L’iniziativa per essere sottoposta alla Commissione europea deve raccogliere almeno un milione di firme.