Sono state oltre 150 le manifestazioni indette ieri, in tutta la Francia, contro il rifiuto del presidente Emmanuel Macron di scegliere un premier del Nuovo Fronte Popolare, la coalizione della sinistra che è arrivata in testa alle legislative ma che non dispone di una autonoma maggioranza parlamentare.
Le mobilitazioni sono state promosse da La France Insoumise e da altre formazioni della sinistra francese e hanno coinvolto solo a Parigi 160.000 persone secondo gli organizzatori (diventati incredibilmente 30.000 secondo la questura).
Il corteo parigino è partito alle 14.00 per seguire il più classico dei percorsi, da Place de la Bastille a Place de la Nation. In diverse città, fra le quali Nantes, Le Mans e Nizza, le manifestazioni erano già cominciate nella tarda mattinata. Il neo-premier, Michel Barnier, nel frattempo, ha iniziato la sua attività questo pomeriggio, visitando i bambini e il personale sanitario dell’ospedale pediatrico parigino di Necker.
Il leader de La France Insoumise Jean-Luc Mélenchon era presente in piazza e ha spiegato le ragioni della protesta: “Macron ha voluto imporre la legge della giungla, la legge del più forte, ma in questo Paese il più forte è il popolo”. Il leader di LFI si è scagliato contro il “colpo di mano” che ha portato Macron a “rubare la vittoria alla sinistra, ignorando i risultati del voto”.
La decisione di Macron di estromettere la sinistra dal governo sembra aver aperto la strada all’estrema destra francese, che tatticamente ha deciso in questa prima fase di non votare la sfiducia a Barnier. Il presidente del Rassemblement National (RN), Jordan Bardella ha affermato che il RN è diventato “imprescindibile” e che “nulla si può fare senza di noi”. “Giudicheremo il primo ministro dai fatti, non dalle sue parole”, ha ribadito davanti ai giornalisti che lo seguivano durante una visita nella Marne, nell’est della Francia.