Il prossimo primo ministro Starmer si vanta di aver riportato il suo partito al centro, con dichiarazioni razziste contro l’immigrazione o rifiutando di riconoscere il genocidio di Israele in Palestina.
Di Marta Martìn – Mundo Obrero
Quattordici anni dopo i laburisti tornano al governo del Regno Unito. Una vittoria storica che li lascia con la maggioranza assoluta sui conservatori, conquistando 412 seggi sui 650 del Parlamento britannico.
Questa clamorosa vittoria della socialdemocrazia britannica potrebbe fornire un barlume di speranza di fronte a 14 anni di politiche neoliberiste che hanno devastato i servizi pubblici del Paese: la distruzione dell’istruzione pubblica e dell’assistenza sanitaria, con liste d’attesa di milioni di persone…
Ma cosa significano davvero questi risultati, e possiamo aspettarci che il cambiamento necessario venga dalla mano di Starmer, o la vittoria del Labour è dovuta più alla debacle dei “Tory” che al fatto che un’ondata di sinistra ha travolto il Regno Unito? Ciò che non possiamo ignorare è che la nuova maggioranza è un castello di carte: fragile, reattiva e senza progetto, con meno voti laburisti rispetto al 2019 quando il leader era Corbyn e, come abbiamo sottolineato, basata su una debacle dei conservatori e sulla distorsione stessa del sistema elettorale britannico.
In tutto questo tempo, Keir Starmer si è caratterizzato per il suo discorso moderato e per la presunzione di aver segnato uno spostamento del partito verso il centro, tra le altre questioni, con dichiarazioni razziste contro l’immigrazione o rifiutando di riconoscere il genocidio che Israele sta compiendo nella Striscia di Gaza.
Il disastro dei Tories ha portato l’attuale primo ministro, Rishi Sunak, a dimettersi da leader dei conservatori, che si trovano anch’essi nel mezzo di una crisi senza precedenti. A questo si aggiunge l’avanzata della formazione populista di destra, Reform UK, dell’ex europarlamentare eurofobo Nigel Farage, che ha conquistato personalmente un seggio alla Camera dei Comuni (camera bassa) dopo sette tentativi.
In mezzo a tutto questo rumore possiamo certificare una buona notizia: la rielezione di Jeremy Corbyn a deputato.
La sua voce critica, chiaramente di sinistra, difensore della pace, dei diritti umani e della Palestina, continuerà fortunatamente a risuonare forte nel Parlamento britannico.
Per il resto, il tempo ci dirà se Starmer e le sue politiche porteranno i cambiamenti necessari per la classe operaia britannica nel suo complesso, o se saranno un puro maquillage e una continuazione delle politiche conservatrici.