Nel cuore della notte, Macron promulga il pensionamento a 64 anni. La sinistra deve unirsi

Rabbia nel cuore. Lacrime di rabbia quando si pensa ai compagni in sciopero da 3 mesi. Nonostante il più forte movimento sociale del Paese dal maggio ’68, il presidente ha promulgato ieri sera il pensionamento a 64 anni. Come un ladro. Come un pazzo radicalizzato, arroccato, da solo, al vertice dei brandelli della Quinta Repubblica, che sta portando alla sua conclusione.

di Par Pierre Joigneaux – L’Insoumission

Questa promulgazione nella notte sulla Gazzetta Ufficiale è una nuova provocazione, un nuovo affronto alla democrazia. Questo disprezzo presidenziale è insopportabile. Il fatto che il Primo Ministro osi dire: “stasera non c’è nessun vincitore e nessun perdente”, la dice lunga sul disgusto che prova per la gente. Non ha nemmeno il coraggio di assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Di guardarci in faccia. Nessun sconfitto? E i milioni di lavoratori che hanno ottenuto due anni di lavoro in più per andare in pensione?

Perché in 3 mesi Emmanuel Macron ha perso tutto. La battaglia delle idee: il 93% dei lavoratori è contrario al pensionamento a 64 anni, l’82% dei francesi è ancora per la sospensione della riforma. La battaglia parlamentare: “voto bloccato” al Senato, 49,3 all’Assemblea Nazionale. La battaglia della mobilitazione: anche il Ministero degli Interni riconosce il più forte movimento sociale del XXI secolo. La battaglia dell’orizzonte costituzionale: la Quinta Repubblica sta morendo, il neoliberismo non fa più sognare nessuno, Emmanuel Macron non può più mettere un piede fuori casa.

La battaglia che si apre, come annunciato da anni, si giocherà tra loro e noi. Il “loro” è il Rassemblement National (RN), il blocco di estrema destra che sta approfittando del crollo del blocco borghese liberale. L’RN sta approfittando di questo crollo per sedurre meglio il capitale e preparare la candidatura di sistema nel 2027. A questo proposito, la dichiarazione di Geoffroy Roux de Bézieux, capo del MEDEF, rilasciata il 27 marzo 2023 a France Info, ha il merito di essere chiara. La RN al potere? “È un rischio necessario.

Ma perché la borghesia preferisce Marine Le Pen a Jean-Luc Mélenchon? Perché il campo capitalista sa dove si trovano i suoi interessi. La borghesia non è pazza e Marine Le Pen non smette mai di fare appello ad essa: vota contro il ripristino dell’imposta sul patrimonio (ISF) in diverse occasioni all’Assemblea Nazionale, vota contro la tassa sui superprofitti al Parlamento europeo e, allo stesso tempo, vota contro l’aumento dello SMIC, il congelamento degli affitti e il congelamento dei prezzi dei beni di prima necessità. Dietro il suo discorso elettoralistico sul “potere d’acquisto”, che riesce a sedurre una parte crescente delle classi lavoratrici, il Rassemblement National fa costantemente appello al blocco borghese liberale. L’urgenza assoluta è quella di smascherare la truffa sociale che il Rassemblement National costituisce.

Da molti anni insoumission.fr lancia l’allarme: tra capitale e lavoro, il RN ha scelto la sua parte e il capitale lo sta ripagando. Vincent Bolloré sta creando un impero mediatico per spingere Éric Zemmour e quindi rendere più potabile Marine Le Pen. Per tutta la fine del quinquennio precedente, i ministri macronisti e gli editorialisti delle piattaforme mediatiche hanno attaccato l'”islamosinistra” piuttosto che l’estrema destra. La borghesia ha il merito della costanza: nella storia, se deve scegliere, ha sempre preferito l’alleanza capitalista-fascista alla sinistra. Quante volte abbiamo scritto su queste colonne: meglio Hitler che il Fronte Popolare ieri, meglio Le Pen che Mélenchon oggi.

Il blocco di sinistra, rappresentato dalla NUPES, deve essere all’altezza della gravità della situazione: concentrare i colpi per smascherare la truffa sociale e razzista che è la RN. Invece di guardarci l’ombelico e dividerci tra di noi, dobbiamo unire le forze per concentrare i nostri colpi sull’alleanza tra l’estrema destra e il blocco borghese, la prospettiva di un ticket di Marine Geoffroy Le Pen de Bézieux nel 2027.

La Sesta Repubblica, la condivisione delle ricchezze, il poter vivere finalmente del proprio lavoro, di fronte all’esplosione dei prezzi dovuta ai superprofitti, la rivoluzione ecologica, che prevede di colpire e attaccare i responsabili della catastrofe climatica e sociale: i 63 miliardari che inquinano più della metà della popolazione francese messa insieme, i 5 miliardari che possiedono 27 milioni di persone.

E per riconquistare le classi lavoratrici, l’ultima delle buone idee sarebbe quella di tendere la mano a Bernard Cazeneuve e François Hollande, a coloro che hanno tradito le classi lavoratrici, a coloro che hanno disgustato al massimo la sinistra, a coloro che hanno teorizzato questo abbandono delle classi lavoratrici (nota di Terra Nova del 2011), ai becchini della sinistra, agli utili idioti dell’estrema destra, che hanno eletto 15 deputati del RN in Occitania.

Il movimento operaio, i sindacati, le associazioni e il blocco di sinistra, il NUPES, devono fare fronte comune. La situazione è troppo grave. Il governo non misura la riserva di rabbia che ha appena liberato. Jean-Luc Mélenchon ha lanciato un appello ieri sera: “La violenza eccezionale delle decisioni del Consiglio costituzionale richiede uno stretto coordinamento tra il NUPES e i sindacati per continuare la lotta e controllare la risposta. Allertate la rabbia della disperazione”. La lotta continua, tutti insieme, uniti, contro il loro mondo allo stremo. Il fascismo è la decadenza del capitalismo, il fascismo non è altro che la reazione del capitalismo.

 

*Traduzione in italiano a cura di Sinistra in Europa