Spagna, nasce il governo di coalizione tra socialisti e Unidas Podemos

La Spagna da ieri ha finalmente un governo, e si tratta del primo esecutivo espressione di una coalizione progressista dalla fine della dittatura franchista.

di Adriano Manna

Rimarrà sempre un mistero il motivo per cui quest’accordo di governo non si sia potuto portare a compimento nella precedente legislatura, quando i numeri in parlamento per una coalizione di governo tra PSOE e Unidas Podemos sarebbero stati più rassicuranti e l’estrema destra di Vox non avrebbe goduto di una flotta parlamentare così importante come quella di cui dispone adesso. Ma meglio tardi che mai.

Con 167 voti a favore, 165 contro e 18 astenuti ieri il parlamento iberico ha eletto Pedro Sànchez presidente del governo spagnolo. Il vicepresidente sarà proprio Pablo Iglesias, leader di Podemos, che avrà anche una delega sui Diritti Sociali e sull’Agenda 2030 dell’ONU.

Determinanti sono state le astensioni di Esquerra Republicana de Catalunya (ERC) e della sinistra indipendentista basca di Bildu. In un clima infuocato, caratterizzato da una violenza verbale da parte della destra non esattamente degna di un paese civile, ha quindi preso vita anche in Spagna, dopo Portogallo e Finlandia, un governo di coalizione progressista che prevede un programma incentrato sulla difesa e l’estensione dei diritti sociali e sulla ripresa di un dialogo per la risoluzione pacifica del conflitto catalano.

Sarà proprio la questione catalana il primo banco di prova per questo fragilissimo (almeno nei numeri) esecutivo:  si aprirà infatti entro due settimane un tavolo di lavoro tra il governo centrale e quello regionale per una discussione a tutto campo e il cui accordo finale sarà sottoposto a una consultazione popolare. Un nodo cruciale  per permettere poi l’implementazione del piano sociale di governo che parla di diritto alla casa (stop all’incremento dei prezzi degli affitti), aumento del salario minimo (fino ai 1.200 euro), sistema fiscale redistributivo, abrogazione della “legge bavaglio”, tassazione per i grandi capitali, maggiore finanziamento per la scuola (asili nido totalmente gratuiti) e la sanità pubblica (fino al 7% del Pil).

Un governo che rappresenta potenzialmente un cambio di paradigma per la relativamente giovane democrazia spagnola, poiché sancirebbe il tramonto definitivo dell’alternanza bipartitica tra PSOE e Popolari, oltre a rappresentare la prima occasione di governo nella storia del paese per la sinistra radicale e comunista.

I nemici di questo governo saranno tantissimi, a partire dalle componenti più oltranziste dell’indipendentismo catalano oltre che, ovviamente, alla Confindustria spagnola, che ha già dichiarato “profonda preoccupazione” per la nascita di questo esecutivo. La Chiesa spagnola, per non farsi mancare nulla, ha già invitato a “pregare per la Spagna”.

Noi, da laici e progressisti, più che una preghiera mandiamo un grande in bocca al lupo.