Zelensky parla al parlamento greco. Accompagnato da due neonazisti

Ieri è stato il giorno in cui il Battaglione Azov ha fatto la sua comparsa in un Parlamento europeo. Il triste primato appartiene alla «Bulè degli Elleni», indegna erede dell’antica democrazia ateniese.

di Dimitri Deliolanes – Il Manifesto

I nazisti ucraini sono stati accompagnati dallo stesso presidente Zelenski che ieri aveva in programma di rivolgere il suo appello di sostegno, questa volta ai deputati greci.

L’appello non era in diretta ma preregistrato. Si incentrava sulla forte presenza storica dei greci in Ucraina, visto che anche la società carbonara che due secoli fa sollevò i greci contro gli ottomani era stata fondata a Odessa.

Zelenski ha evitato ogni riferimento alla Seconda Guerra Mondiale e ha indirettamente smentito le indiscrezioni diffuse alla vigilia dalla destra greca, secondo cui avrebbe insistito sul parallelismo tra l’invasione russa in corso e quella dei turchi a Cipro nel 1974.

Zelenski ha invece pronunciato un discorso noioso e banale, pieno di luoghi comuni. Ha riservato il colpo grosso alla fine, quando ha annunciato che avrebbero seguito i brevi messaggi di due «membri della nutrita comunità greca di Mariupol» (circa 170 mila persone, riconosciuti come minoranza in epoca sovietica ma non dall’Ucraina indipendente).

Ma più che la presunta ma molto dubbia grecità, quello che contraddistingueva i due ospiti a sorpresa, era che, come loro stessi hanno subito rivelato, si trattava di ufficiali del famigerato Battaglione Azov. Proprio quello per il quale lo stesso Zelenski aveva ammesso qualche giorno fa che «è quello che è».

I due neonazisti ucraini, uno con il viso coperto da passamontagna, si sono presentati dicendo di chiamarsi Mihail e Anastasios, non hanno pronunciato neanche una parola in greco, neanche nel dialetto «pontico» (del Mar Nero) e si sono limitati a descrivere, in ucraino, la loro «tenace battaglia» contro l’invasore.

L’indegno spettacolo ha sollevato un’ondata di proteste, prima in parlamento poi nell’opinione pubblica.

I deputati comunisti del Kke erano assenti, quelli di Syriza in parte hanno abbandonato l’aula e chi è rimasto ha fatto sentire la sua voce. Ha lasciato l’aula anche l’unico deputato presente del Diem25 di Varoufakis. Durissime le proteste anche dentro il partito di governo Nuova Democrazia con l’ex premier Antonis Samaras che ha parlato di «grossolano errore», costringendo il portavoce del governo Yiannis Ikonomou ad ammettere che si è trattato di uno «sbaglio», subito ripetendo però, con un salto logico, la vecchia accusa secondo cui Syriza appoggerebbe Putin.

Il presidente del parlamento Konstantinos Tassoulas (Nuova Democrazia) ha risposto alle dimostranze di tutti i gruppi parlamentari, incluso il suo partito, sostenendo che era informato sull’intenzione di Zelenski di portare con sé due ospiti ma ignorava la loro natura.

Il sospetto è che non abbia neanche chiesto. Tsipras ha accusato direttamente il premier Mitsotakis di essere direttamente responsabile della provocazione di Kiev, visto che Zelenski solo nella Grecia di Mitsotakis ha osato presentare pubblicamente i caporioni nazisti che lo difendono, con uno di loro con il volto coperto.

L’invasione nazista al parlamento di Atene ha messo in allarme anche quello di Cipro, visto che ieri sera era il turno di Nicosia di ospitare il messaggio del presidente ucraino. Intenso traffico telefonico ieri tra Nicosia e Kiev per evitare non solo l’apparizione di «combattenti nazionalsocialisti» ma anche imbarazzanti elogi verso l’«alleato turco».