Ad un anno dall’assalto squadrista alla sede nazionale di Corso d’Italia, l’odierna manifestazione della Cgil che da piazza della Repubblica arriverà alle 14.30 in piazza del Popolo non sarà soltanto l’occasione per tornare a chiedere lo scioglimento delle forze politiche che si richiamano al fascismo, impegno disatteso da un governo che pure in quelle giornate aveva assicurato un intervento legislativo.
di Riccardo Chiari – Il Manifesto
La manifestazione «Italia ed Europa, ascoltate il lavoro» vuole anche ribadire la posizione assunta allo scoppio del conflitto russo-ucraino («La guerra va fermata con i negoziati, non con l’invio di armamenti che aggraveranno ulteriormente la situazione»), e presentare le proposte del sindacato perché il lavoro torni al centro dell’agenda politica di governo e Parlamento. Un decalogo che parla di aumento di stipendi e pensioni; dell’introduzione del salario minimo e di una legge sulla rappresentanza; del superamento della precarietà; di una vera riforma del fisco; di garantire e migliorare una misura universale di lotta alla povertà come il reddito di cittadinanza; della sicurezza sempre più necessaria nei luoghi di lavoro; di un tetto alle bollette, e di un piano per l’autonomia energetica fondato sulle fonti rinnovabili.
Al nuovo esecutivo di centrodestra che sta per nascere, la Cgil rivolge un chiaro appello: «Ascolti il lavoro, ascolti le ragioni delle persone che per vivere hanno bisogno di lavorare». E mettere al centro il lavoro, hanno spiegato in questi giorni sia Maurizio Landini che la vicesegretaria generale Gianna Fracassi intervistata da Il manifesto, vuol dire ridare fiducia alle istituzioni ma significa anche ridurre quelle disuguaglianze che in questi anni sono aumentate, e che le crisi pandemica e oggi energetica a causa della guerra hanno ulteriormente amplificato.
In un paese nel quale la povertà è in costante, drammatico aumento, interessando non soltanto i disoccupati ma anche la fascia sempre più ampia del lavoro precario e del lavoro «povero», la questione sociale per la Cgil deve essere il primo banco di prova del nuovo governo. E di fronte ai tanti lavoratori, pensionati e piccole e medie imprese che non riescono più a pagare le bollette perché non arrivano alla fine del mese, Landini chiede risposte immediate: «C’è un’emergenza sotto gli occhi di tutti, bisogna ragionare subito su come proteggere i più fragili. Farlo con l’Europa, mettendo un tetto al prezzo del gas, i cui aumenti sono frutto anche di speculazioni finanziarie, costituendo un nuovo fondo come ad esempio il Sure del periodo covid. Ma serve anche un fondo nazionale straordinario di solidarietà, aumentando e ampliando la tassa sugli extraprofitti ad altre grandi imprese». Un fondo da utilizzare «sia per contribuire sia per rateizzare le bollette per un periodo molto lungo. E poi va alzato il tetto Isee da 12 mila a 20 mila euro per il bonus sociale in bolletta». Alla richiesta di sostenere i redditi da lavoro e da pensione, e di superare una precarietà senza precedenti, si accompagna quella di fermare la strage sul lavoro, tema al centro della manifestazione unitaria del prossimo 22 ottobre. Ma già oggi, al mattino, la Cgil del Lazio, la Filt, il Nidil e la Filcams saranno in presidio (tra via Giolitti e via Gioberti) per chiedere, insieme ai rider, di riconoscere loro i diritti basilari, cancellando la paga a cottimo costata la vita alcuni giorni fa al giovane rider fiorentino Sebastian Galassi, e assicurando un corretto inquadramento contrattuale. Alla manifestazione hanno dato l’adesione l’alleanza Sinistra-Verdi e Unione Popolare, in piazza ci saranno anche le realtà dell’associazionismo e delegazioni dei sindacati internazionali. Dal pomeriggio infine l’apertura straordinaria della sede di Corso d’Italia, che andrà avanti anche domani con una tavola rotonda con i segretari generali di Cisl e Uil, Sbarra e Bombardieri.