Alfredo Cospito, il leader anarchico in sciopero della fame da quasi quattro mesi per protestare contro il 41bis, resta in regime di carcere duro.
È stato infatti rigettato dalla Cassazione il ricorso contro il regime carcerario del 41bis presentato dalla difesa dell’anarchico detenuto nel reparto penitenziario dell’ospedale San Paolo di Milano.
“Dopo la lettura della requisitoria del procuratore generale Gaeta pensavamo che il diritto potesse tornare ad illuminare questa buia vicenda. La decisione di questa sera dimostra che ci sbagliavamo” è il commento dell’avvocato Flavio Rossi Albertini commentando la decisione della Cassazione. “Leggendo i pareri favorevoli della Dnaa, Dda e Dap inviati al ministro avevamo capito che la decisione ministeriale fosse stata politica e non giuridica”, ha concluso il legale.
I partecipanti al sit-it di solidarietà hanno urlato “assassini”: “saranno responsabili di tutto quello che succederà” hanno aggiunto i partecipanti. “È una decisione molto dura di cui prendiamo atto in attesa di conoscere le motivazioni della sentenza. Tommaso Foti dice che è calato il sipario ma in democrazia non si chiude mai il sipario, le istanze democratiche non sono mai dei muri”, ha detto la Capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera Luana Zanella replicando al capogruppo di FdI alla Camera Foti.
Resta un’ultima possibilità per via giudiziaria per Alfredo Cospito: dopo che il ministro Carlo Nordio ha respinto la sua richiesta di revoca del 41 bis, il suo legale ha fatto ricorso al Tribunale della Sorveglianza di Roma. Una strada concessa dall’articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario che prevede la possibilità di questo “reclamo che non sospende l’esecuzione del provvedimento” e che l’avvocato Flavio Rossi Albertini ha effettuato, come richiesto dalla norma, “nel temine di venti giorni dalla comunicazione del provvedimento”. La competenza, in questi casi, è sempre della Sorveglianza di Roma.