Emergenza affitti per gli studenti, il governo Meloni vuole far guadagnare i privati

Per i 765mila studenti universitari fuorisede in Italia trovare un alloggio è sempre più difficile. L’offerta privata di case e stanze, sempre più gestita da grandi agenzie di intermediazione, è scarsa e inaccessibile, e l’offerta pubblica, con meno di 40mila posti letto, soddisfa appena il 5% della domanda.

di Sarah Gainsforth – Il Manifesto

Il piano nazionale di ripresa e resilienza ha stanziato 960 milioni di euro per realizzare ulteriori 60mila nuovi alloggi entro il 2026, di cui 7.500 entro il 31 dicembre 2022. Ma anziché offrire un’alternativa al mercato privato, le risorse del Pnrr garantiscono la redditività di operatori privati in uno dei settori di mercato più attrattivi oggi in Italia, quello dello student housing, garantito da una parte con fondi pubblici e dall’altra dalla possibilità di locare le stanze ad altri utenti, tra cui turisti, «quando non necessari all’ospitalità studentesca» recita la norma. Ma per quanto tempo, e per quale percentuale di posti, non è stabilito.

La riforma, prevista dal Pnrr, della legge 338 del 2000 (che prevede la possibilità per alcuni soggetti pubblici e privati di richiedere un cofinanziamento statale per realizzare i posti) ha innalzato la percentuale di cofinanziamento dal 50 al 75% dell’importo dell’intervento, ha previsto l’apertura a investitori privati e l’applicazione del regime fiscale riservato all’edilizia sociale. Ad agosto e a dicembre 2022 sono stati pubblicati due bandi di applicazione del Pnrr per nuovi posti letto per studenti (che dovevano essere attivi già a fine febbraio 2023) per un importo di circa 300 milioni di euro. Con il resto delle risorse disponibili, 660 milioni di euro, è stato istituito il Fondo Housing Universitario destinato solo a operatori privati, sul cui funzionamento si sa ancora poco.

Quel che è certo è che con il Pnrr è scomparso l’unico vincolo per la destinazione dei posti finanziati con fondi pubblici (tra cui il Fondo da 660 milioni di euro): se nei bandi di attuazione della legge 338 del 2000 almeno il 20% dei posti privati doveva essere destinato agli studenti nelle graduatorie per il diritto allo studio, definiti «capaci e meritevoli anche se privi di mezzi», con i bandi di applicazione del Pnrr questa percentuale è stata sostituita dalla dicitura «prioritariamente». E dei canoni non si fa menzione.

Un monitoraggio della reale destinazione dei posti non è mai stato fatto (il ministero non pubblica i dati sul numero di posti gestiti da privati assegnati a studenti «privi di mezzi»), ma fino a oggi il problema non si è posto perché la maggior parte degli alloggi era gestita da enti pubblici. Con l’aumento dei finanziamenti a operatori privati, perseguito con il Pnrr, la situazione cambia, proprio mentre esplode l’emergenza abitativa. Un esempio: Campus X ha ottenuto 18 milioni di euro di fondi Pnrr per la realizzazione di 580 posti a Milano, ma le tariffe applicate per gli studenti «privi di mezzi» vanno da 767 euro a posto in una stanza singola a 455 euro per un posto in una doppia.

Intervenuto al convegno Il Pnrr e l’investimento nello student housing, organizzato da Scenari Immobiliari e Camplus a Roma il 13 aprile scorso, Stefano Paleari, consigliere del ministero dell’Università e della Ricerca per l’attuazione del Pnrr, ha detto che se il contributo pubblico viene concesso per calmierare il canone di mercato, questo dovrà essere individuato da una commissione ministeriale composta da diversi soggetti in vista della seconda fase di attuazione del Pnrr, quella del Fondo Housing Studentesco da 660 milioni di euro, che dovrebbe fare da «effetto leva» per ulteriori investimenti privati.

Sul tema delle residenze per studenti finanziate con il Pnrr, l’Unione degli Universitari chiederà in questi giorni un incontro con la ministra Anna Maria Bernini. «Stiamo preparando una lettera pubblica per chiedere la convocazione di un tavolo. Il tema delle residenze è al primo punto» afferma Simone Agutoli di Udu. Tra le richieste, l’incremento del fondo affitti per studenti fuorisede dagli attuali 4 milioni ad almeno 50 milioni di euro, un tetto all’aumento delle locazioni private «perché non va bene legare il ricalcolo degli affitti all’inflazione», spiega Agutoli; un limite agli affitti brevi turistici, una maggiore differenziazione fiscale tra canoni ordinari e canoni concordati, il contrasto delle locazioni in nero, il monitoraggio dell’andamento delle locazioni tramite una pubblicazione annuale articolata da parte dell’Agenzia delle entrate e infine un tavolo permanente presso il ministero dell’Università e della Ricerca, coinvolgendo anche il ministero delle Infrastrutture. «Ci preoccupa che il Fondo Housing Universitario sarà destinato esclusivamente ai privati, senza alcun obbligo di destinazione al diritto allo studio. Non era mai successo finora e rappresenta un pericoloso precedente» commenta Agutoli.