L’Italia sprofonda al 58° posto al mondo per la libertà di stampa

Brutte notizie giungono per il nostro Paese dall’ultimo World Press Freedom Index, la classifica annuale che valuta lo stato di salute del giornalismo e il suo grado di libertà in 180 paesi al mondo.

Per l’Italia, rispetto all’ultima rilevazione del 2021, il crollo è di ben 17 posizioni, il che pone il nostro Paese dietro a Gambia e Suriname.

Il report, che si è avvalso delle dichiarazioni anonime di molti cronisti, evidenzia come l’ulteriore peggioramento è causato in molti casi dall’autocensura: “i giornalisti a volte cedono alla tentazione di autocensurarsi, o per conformarsi alla linea editoriale della propria testata giornalistica, o per evitare una denuncia per diffamazione o altre forme di azione legale, o per paura di rappresaglie da parte di gruppi estremisti o della criminalità organizzata”.

L’assenza di aggiornamenti normativi in grado di tutelare l’operato del giornalista, primo tra tutti il mancato disegno di legge volto a circoscrivere più puntualmente il reato di diffamazione, che ad oggi è ancora disciplinato dal vetusto articolo 595 del codice penale e “si concreta nell’offesa all’altrui reputazione operata a mezzo della stampa” rende in molti casi l’autocensura un gesto di vera e propria autotutela  per l’operatore dell’informazione.

La crisi che ha colpito il sistema economico italiano in seguito alla pandemia ha inciso in maniera importante su un settore, quale quello dell’editoria, già fortemente precario e dipendente in maniera strutturale dai finanziamenti pubblici o, ancor di più, dall’afflusso di denaro proveniente dalle grandi holding finanziarie che detengono la proprietà dei principali gruppi editoriali. Il calo delle vendite della carta stampata, non ha infatti coinciso con un proporzionale aumento degli introiti dell’informazione sul web, rendendo in gran parte dei casi impossibile per una testata giornalistica raggiungere l’autosufficienza economica, con evidenti conseguenze sul piano dell’indipendenza e della libertà nella definizione della propria linea editoriale.