Questa mattina a Roma è stata ufficialmente lanciata “Unione Popolare”, la nuova proposta della sinistra radicale apertamente ispiratosi alla “Nuovelle Union Populaire ècologieque et sociale” (NUPES) della rilanciatissima sinistra francese, ma con differenze e incognite che vale la pena analizzare.
di Adriano Manna
Iniziamo dai partiti che ad oggi hanno aderito all’appello: Rifondazione comunista e Potere al Popolo, i due soggetti che dopo aver condiviso un pezzo di strada assieme, e aver subito dopo litigato, si ritrovano ancora nella stessa sala, magari con una nuova consapevolezza, o forse costretti ad unirsi solo dall’imminente scadenza elettorale.
Vi sono poi i volti noti che hanno aderito singolarmente: Luigi De Magistris (a cui è stato riservato l’intervento di chiusura e che sembra destinato ad essere il vero volto pubblico della nuova creatura), Nicoletta Dosio (Movimento No Tav), Francesca Fornario, Paolo Berdini, Angelo d’Orsi, Moni Ovadia. Insomma, pezzi di società civile e del mondo della cultura già vicini a quest’area politica, con la significativa aggiunta dell’ex Sindaco di Napoli che sembra essersi definitivamente persuaso a giocare il tutto per tutto mettendoci la faccia.
Intervento internazionale di un certo peso è stato quello di Manon Aubry, eurodeputata e co-presidente del gruppo parlamentare “The Left”, nonché volto noto de “La France Insoumise”. La benedizione d’oltralpe c’è stata nei fatti, ma non si può non notare come l’esponente francese sia stata ben attenta a non chiudere la porta in faccia all’altra proposta in seno alla sinistra italiana, ossia l’alleanza rosso-verde proposta da Sinistra italiana e Verdi (l’esponente francese ha infatti presenziato anche l’altra iniziativa).
Eppure nel paragone con il successo francese, neanche tanto velatamente suggerito dal nome scelto per questa nuova avventura, non si può fare a meno di notare alcune differenze: la NUPES è nei fatti un cartello che è riuscito a riunire per la prima volta tutta la sinistra francese, da ciò che resta dei socialisti ai comunisti, passando per i Verdi e per il vero baricentro di tutta l’operazione, ossia La France Insoumise di Mélenchon, con quest’ultimo che non a caso è stato anche il candidato Presidente della sinistra.
Si tratta quindi, nel caso francese, di un progetto che sancisce l’egemonia di una formazione politica (e della sua linea) su tutti i frammenti della galassia di sinistra, portando ad una radicalizzazione di tutto il campo progressista che sancisce nei fatti la nascita di un polo alternativo di sinistra, in chiara contrapposizione al neo-centrismo di Macron e alla destra radicale di Le Pen.
Diversa la situazione in Italia: la configurazione istituzionale (parlamentarismo italiano vs presidenzialismo francese) nonché la peculiarità di una legge elettorale tutt’ora in vigore che sembra favorire la riproposizione dei tradizionali poli di centro-destra e centro-sinistra, pone tutta la sinistra italiana dinanzi ad una scelta di fondo: la ricostruzione di un soggetto della sinistra si compie all’interno del “campo largo” del centro-sinistra, oppure con una identità ed un programma di rottura che passa anche per la costruzione di una proposta elettorale autonoma e alternativa al Partito democratico? su questo tema, ancora una volta, sembra doversi definire la rottura in seno alla sinistra del nostro paese. O forse no, perché il grande assente da tutti i dibattiti sembra essere proprio il tema della ricostruzione del soggetto politico, prima ancora che elettorale.
La vera domanda da porre a tutti i dirigenti politici delle varie formazioni di sinistra potrebbe essere sempre la stessa: qualcuno è realmente intenzionato a ricostruire un partito della sinistra nel nostro Paese che abbia almeno una vocazione di massa?
L’Unione Popolare di De Magistris è il preludio ad un nuovo soggetto della sinistra, oppure solo l’ennesima lista elettorale che vedrà poi le varie componenti tornare a dividersi e litigare il giorno dopo il voto?
La proposta di Sinistra Italiana e Verdi, vuole essere il primo passo per un soggetto politico rosso-verde, oppure è destinata ad essere un trampolino di lancio per eleggere un ciurma di deputati probabilmente del tutto incapaci di incidere in maniera tangibile nella vita politica del Paese?
Tornando a questa mattina, la figura di De Magistris potrebbe rivelarsi funzionale sul piano elettorale; si tratta infatti di una figura uscita nel complesso in maniera positiva da una lunga esperienza di governo della terza città d’Italia, amministrata (bene) avendo all’opposizione tanto la destra quanto il centro-sinistra, ma se limitata a svolgere questa funzione non è sufficiente scioglie il nodo politico se si vuole ragionare in termini strategici: l’assenza di un baricentro nel processo ricompositivo. Non esistendo oggi in Italia alcun soggetto della sinistra radicale con un peso specifico tale da poter svolgere questo ruolo, solo una riunificazione della sinistra che parta dalla fusione dei soggetti esistenti e che sfrutti la figura dell’ex Sindaco come garante può dare un senso all’operazione elettorale.
Altrimenti tanto vale rassegnarsi allo zero virgola qualcosa.