Ancora tre settimane per conoscere la decisione della Corte d’Appello di Reggio Calabria che vede imputato l’ex sindaco di Riace.
Tutto rinviato all’11 ottobre. Bisognerà attendere ancora tre settimane per conoscere la sentenza della Corte d’appello di Reggio Calabria nel processo “Xenia” che vede imputati l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, e altri soggetti accusati di aver dato vita a un’associazione a delinquere che avrebbe “strumentalizzato il sistema dell’accoglienza” nella cittadina jonica.
In principio è stata data lettura di un testo indirizzato da Mimmo Lucano ai giudici. Nella lettera l’ex sindaco invita a visitare Riace per toccare con mano e vedere coi propri occhi quanto è stato costruito in questi anni in termini di solidarietà concreta.
In seguito, davanti ai giudici della seconda sezione, l’avvocato Giuliano Pisapia ha pronunciato la sua arringa difensiva. Il legale di Lucano ha esordito confidando alla Corte che poco tempo fa era in procinto di concludere la carriera forense, ma che ha deciso di rinviare l’addio alla toga proprio per difendere il suo assistito.
Richiamando alcuni brani degli interventi dell’insigne giurista Luigi Ferrajoli, l’avvocato milanese ha definito denigratoria la sentenza di primo grado che avrebbe assunto toni dileggianti nei confronti dell’imputato. Tale modalità nel motivare la sentenza svelerebbe l’applicazione del “diritto del nemico” che non mira ad accertare i fatti ed eventualmente a sanzionare le condotte criminose, bensì ad individuare a tutti i costi un nemico all’interno della società.
In seguito ha preso la parola l’avvocato Andrea Daqua. Nella sua arringa il legale ha evidenziato gravi difformità tra le intercettazioni raccolte dalla polizia giudiziaria e quelle trascritte dal perito del tribunale di Locri, che avrebbero indotto i giudici del processo di primo grado ad una scorretta interpretazione delle conversazioni tra Lucano e gli altri imputati.
La Corte ha fissato una nuova udienza per il prossimo 11 ottobre alle 9.30, quando la procura generale effettuerà le sue repliche, al termine delle quali sarà emessa la sentenza.
Nell’ottobre 2021, in primo grado, Lucano fu condannato a 13 anni e 8 mesi dal tribunale di Locri. La procura generale ha chiesto per lui una pena leggermente inferiore: 10 anni e 5 mesi.