L’Umbria passa a destra, ma il vero tracollo è del M5S

Il voto nelle regionali in Umbria è andato come era lecito attendersi: la netta affermazione della candidata di destra Donatella Tesei, sostenuta da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia è incontrovertibile e per quanto riguardi una consultazione di carattere locale, pone questioni che investono la dimensione politica nazionale.

di Adriano Manna

In Umbria la candidata di centro-destra Tesei ottiene il 57,5% dei voti validi, contro il 37,5% racimolato da Vincenzo Bianconi, sostenuto da PD, M5S e ciò che rimane di Leu (Sinistra civica verde) e Verdi.

Andando ad analizzare i voti di lista, il primo partito della regione è chiaramente la Lega di Matteo Salvini che col 37% stacca nettamente il PD che si ferma al 22,3%.

Ottima affermazione anche per Fratelli d’Italia che raccoglie il 10,4%, mentre il Movimento 5 Stelle registra una vera e propria debacle col 7,4%.

Se prendiamo in considerazione le ultime elezioni che hanno coinvolto gli elettori dell’Umbria, ovvero le europee di fine maggio 2019, la Lega dimostrava già allora un formidabile insediamento territoriale, avendo raccolto in quell’occasione il 38,2% dei consensi. Un consenso che, al netto di un’affluenza oggi leggermente inferiore, mostra una sostanziale tenuta del soggetto leghista.

A crescere nettamente nei consensi è invece Fratelli d’Italia che passa da 29.000 voti circa ai 43.000 e passa di ieri (crescendo dal 6,6 al 10,4 in percentuale), un dato che dimostra una tendenza positiva del partito della Meloni che, secondo gli istituti di sondaggi, sarebbe riscontrabile su tutto il territorio nazionale.

I veri sconfitti, oltre a Forza Italia, soggetto ormai in chiara erosione al cospetto del blocco sovranista, è proprio il Movimento 5 stelle che rispetto alle europee di maggio dimezza il suo elettorato.

L’Umbria è una di quelle regioni una volta considerate “roccaforti” della sinistra, affermazione che non vuol significare più niente alla luce del fatto che della sinistra in questo paese è rimasto ben poco.

La precedente giunta sostenuta dal PD si era dimessa in seguito allo scandalo sulla sanità, una malagestione denunciata proprio dai 5stelle, che su questa campagna avevano incentrato il cuore della loro opposizione in consiglio regionale, prima di decidere di allearsi con lo stesso partito di cui avevano denunciato le presunte malefatte.

Inevitabile per i grillini pagare la scelta di un’alleanza elettorale di questo tipo su quel territorio (partendo dal presupposto che alle elezioni locali i 5 stelle sono comunque storicamente deboli, avendo ben poco insediamento territoriale). A sorprendere è piuttosto la tenuta del PD in seguito ai tanti scandali della regione, segno che l’elettorato di sinistra si è affidato a questo in chiave “antisovranista”, decidendo di non “punirlo” per quanto commesso nella scorsa legislatura.

Se volessimo proseguire con questa comparazione con i risultati delle europee (senza ombra di dubbio relativa, data la diversa natura delle due consultazioni) emergerebbe che l’unico reale travaso di voti potrebbe essere quello dal M5S a Fratelli d’Italia (unici due partiti con variazioni considerevoli).

Questo dato ci dice in realtà poco o nulla: probabilmente il M5S ha pagato la scelta di un’alleanza difficilmente spiegabile al proprio elettorato alla luce delle posizioni assunte appena pochi mesi fa, ancora più probabilmente Fratelli d’Italia viene premiata per un buon radicamento territoriale.

Un dato politico di rilievo nazionale però è possibile azzardarlo: il sovranismo oggi all’opposizione del governo PD-M5S non vede intaccato minimamente il suo blocco sociale di riferimento e il suo bacino di consensi, mentre la sinistra (volendo considerare il PD come sinistra, essendo ad oggi l’unico soggetto in campo non di destra) non riesce a ridefinire un proprio profilo politico anche in virtù dell’alleanza con il M5S.

L’esito del voto non dovrebbe avere alcun effetto sulla tenuta della coalizione di governo (non avrebbe onestamente alcun senso), ma potrebbe invece avere conseguenze sulle scelte di alleanze in vista dell’ancor più delicato passaggio elettorale in Emilia-Romagna, quella che era la “regione rossa” per eccellenza.

Vedremo nelle prossime settimane in quale direzione andranno PD e M5S, ma è assolutamente possibile che una delle due (forse proprio il Movimento) si sfili dall’ipotesi di nuove alleanze locali che ripropongano lo schema dell’attuale maggioranza di governo.