Dove ha fallito la comunicazione politica della sinistra spagnola

Sarebbe barbaro riassumere le elezioni del 28 maggio dicendo che la Spagna ha votato contro l’ETA. Ma c’è qualcosa che ha a che fare con questo. Questa volta il Venezuela non è stato quasi menzionato.

di Luciano Rodrìguez – Mundo Obrero

La politica è anche pedagogia. So quanto possa sembrare strano quando la prima cosa da fare è raggiungere l’unità, leccarsi le ferite e, per alcuni, riorientare la propria vita. Oserei dire che, in questo momento, è la cosa più importante.

La Spagna è un Paese che non ha festeggiato lo scioglimento dell’ETA. Sarebbe spettato al PSOE spiegarlo. Abbiamo visto un documentario sulla fine del gruppo terroristico (El fin de ETA) incentrato su Julen Elorriaga e Arnaldo Otegi. Quasi nel segreto di RTVE 2, abbiamo appreso dei negoziati tra il Governo-PSOE e l’ETA-Batasuna. Di come sia stato proposto apertamente lo scioglimento della banda armata e di come Otegi-Batasuna si sia alzato e abbia detto all’ETA che la festa era finita.

Se fossi un membro del PSOE, sarei orgoglioso di questi sforzi. Di come si sia realizzato ciò che era stato detto fin dalla Transizione, anche da parte della destra: che abbandonare la violenza e intraprendere il cammino democratico era la strada da percorrere, che la sinistra nazionalista doveva premere per l’abbandono delle armi e per il cammino politico. E di lavorare insieme per la riconciliazione, la memoria delle vittime (comprese quelle dell’azione statale) e la giustizia per loro.

La mancanza di pedagogia su un tema trascendentale in Spagna ci dà un segno di come la politica sia stata intesa finora. Per il PSOE è così complesso spiegare il passaggio dal GAL allo scioglimento dialogico dell’ETA e – per essere giusti con gli assassinati – il dolore dei socialisti morti, che non è stato in grado di affrontare pubblicamente e pedagogicamente questo tema. Le ambiguità vengono sfruttate dall’avversario.

Lo stesso vale per l’altro tema utilizzato dalla destra: la Catalogna. Era così difficile spiegare che non era il governo del “Andiamo a prenderli! Essendo sicuri che il conflitto catalano sarebbe stato diverso se il P.P. non avesse messo in discussione lo Statuto approvato dal referendum e approvato dal Congresso nazionale, e se la Corte Costituzionale non ne avesse annullato una parte importante, credo che possiamo affermare che questo è l’inizio del conflitto che è culminato nel tentativo di referendum. Un problema politico che richiede un approccio politico.

Certo, un governo di sinistra deve rompere con la repressione statale, instaurare un dialogo che permetta il conflitto e adottare misure straordinarie (come l’indulto). Ma questo è stato sufficientemente spiegato?

Ricordo che Pedro Sánchez vi ha fatto riferimento in un’occasione. Ma l’egemonia politica non è stata costruita sulla necessità di coesistere con le diverse nazionalità e regioni, con rispetto e giustizia. In altre parole, la base del progetto federale. Nel caso del PSOE, mi sembra che non abbia educato nemmeno la sua base, e molti di loro non l’hanno ancora capito.

Dobbiamo anche riconoscere che deve essere difficile passare dal sostegno all’applicazione dell’articolo 155 e al governo del PP che lo ha applicato, al parlare di uno Stato plurinazionale. Pedro Sánchez ha dimostrato coraggio, compiendo passi inaspettati con grande coraggio. Ma è difficile seguire il suo esempio, soprattutto se si è socialisti. Non ci ha ancora spiegato il cambiamento che riguarda il diritto del popolo saharawi al proprio Paese e a vivere in pace.

La destra ha lanciato la campagna secondo cui l’ETA è al governo e ha mobilitato il voto. Alla maniera di Trump. Lanciando una dichiarazione che non ha senso, ma che si collega al comune rifiuto della violenza dell’ETA che sentiamo, indipendentemente da chi votiamo.

La pedagogia che non è stata fatta a suo tempo è difficile da fare in due mesi. Ma la comunicazione politica della sinistra deve cedere così miseramente dinanzi all’utilizzo del fango e della menzogna?

Questo è un aspetto urgente. Credo sia necessario in un momento in cui tutto è molto più complesso di quanto qui esposto, dire comunque ciò che credo. Anche se spero che i dubbi sull’unità della sinistra siano uno scherzo di cattivo gusto. La sinistra deve andare a progettare la Spagna della convivenza tra diversi, della giustizia sociale, dell’attenzione e dell’azione per chi sta peggio. E dire che non si può essere spagnoli essendo anticatalani o antibaschi.

Yolanda Díaz è stata la politica più apprezzata con il suo “vi darò un fatto”. Julio Anguita ha indicato la politica come didattica ed è stato anche il politico più apprezzato. Nel mio caso limitato, mi riferisco allo sforzo che ogni sindacalista deve fare per uscire da una riunione su un conflitto di lavoro e spiegare ai colleghi questioni complesse e lunghe, nei termini più comprensibili, senza separarsi da ciò che è successo al tavolo delle trattative, senza potersi permettere il minimo errore, perché sai che l’azienda sta aspettando ogni tuo singolo errore per approfittarne per screditare l’attività sindacale, se non direttamente per screditare te.