La campagna di Salvini e Meloni, a suon di fake news, sul Coronavirus

Messa all’angolo dalla drammatica cronaca quotidiana e dal non rifiutabile richiamo alla responsabilità nazionale, la destra “sovranista” nostrana si trova oggi costretta ad effettuare alcune operazioni propagandistiche di retroguardia, come quella che vedrebbe il devastante virus Covid-19, che sta costringendo un bel pezzo di umanità ad una semi-quarantena forzata, come una creazione in laboratorio dei cinesi finita fuori controllo.

di Adriano Manna

Il pretesto sarebbe, incredibile ma vero, una puntata di TG Leonardo (Rai3) del 2015, nel corso della quale si documentavano alcuni esperimenti sul virus della sars, che i cinesi stavano compiendo su topi e pipistrelli per finalità di ricerca scientifica.

Il richiamo all’attuale Covid-19 è abbastanza automatico dal momento che questo è stato individuato per la prima volta in Cina, e si pensa che il “salto di specie” sia avvenuto proprio da pipistrello ad essere umano.

Ovviamente c’è un ma grande come una casa, che è quello della scienza, volutamente ignorato dalla destra italiana. La comunità scientifica ha infatti subito chiarito che il genoma del Covid-19 non coincide assolutamente con quello dell’esperimento in questione, che venne a suo tempo reso pubblico dai cinesi. Al riguardo è dovuto intervenire lo stesso direttore del TG Leonardo, specificando come non ci sia alcun nesso tra il servizio mandato in onda nel 2015 e l’attuale, terribile, pandemia.

Ma c’è di più; sempre la stessa comunità scientifica è unanime nell’affermare che il Covid-19 abbia origine naturale, cioè sia da escludere una sua creazione in laboratorio per mano umana: “Confrontando i dati genetici ad oggi disponibili per diversi tipi di coronavirus, possiamo risolutamente determinare che il Sars-CoV-2 si è originato attraverso processi naturali” ha affermato Kristian Andersen, dello Scripps Research Institute di La Jolla che ha condotto il lavoro.

A tal proposito vi suggeriamo la lettura di un esauriente articolo pubblicato dalla rivista scientifica Nature.

Rimane allora un dubbio: perché Salvini e Meloni si sono prestati ad una simile operazione di bassa lega, sicuramente utile per racimolare qualche like sui rispettivi canali social, ma indubbiamente pericolosa per quel che concerne la loro già non altissima credibilità al di fuori della loro “bolla”?

La sensazione, analizzando la loro strategia comunicativa, è che di tanto in tanto i rispettivi staff lancino delle vere e proprie campagne coordinate, oppure che si copino vicendevolmente: sono infatti diversi i temi su cui sono usciti post quasi in contemporanea, sullo stesso tema e con un impianto narrativo sostanzialmente identico (si pensi alla campagna contro la ratifica del Mes, quando questa era già stata rimandata al dopo-crisi dalla stessa Commissione europea).

Se è pur vero che il potenziale di utenti italiani che sembrano essere recettivi a queste operazioni di disinformazione sul Covid-19 si aggirerebbe intorno al 25%, quindi una fetta potenzialmente espansiva per l’elettorato della Meloni (che oggi si attesta intorno al 12% delle preferenze), lo stesso non si può dire per Salvini, che col suo 30% delle preferenze ipoteticamente attribuitogli dai sondaggi, dovrebbe mirare a ben altro elettorato per continuare a crescere, utilizzando quindi altre strategie di propaganda.

Una possibile chiave di lettura è che entrambi gli staff siano consapevoli che, in questa fase, espandere il proprio elettorato oltre l’area di influenza della narrazione sovranista sia ben difficile, e puntino quindi a contendersi e consolidare il loro posizionamento all’interno della fetta di elettorato già variamente conquistato alla “causa sovranista”, e quindi più sensibile a queste operazioni di mistificazione.