Il Cile vira a sinistra, Santiago alla comunista Irací Hassler

Le elezioni per l’Assemblea Costituente e quelle amministrative in Cile ci restituiscono il quadro di un Paese che ha effettuato un deciso cambio di rotta verso sinistra.

di Giulio Chinappi – World Politics Blog

La costituzione figlia della dittatura di Augusto Pinochet ha i giorni contati: la legge fondamentale del Cile sarà infatti riscritta da un’Assemblea Costituente composta prevalentemente da forze di sinistra, in molti casi anche socialiste e comuniste. Le elezioni per la Costituente, insieme a quelle amministrative svoltesi nelle stesse date del 15 e 16 maggio, hanno infatti colorato il Cile di rosso come non avveniva dai tempi di Salvador Allende.

Le elezioni per l’Assemblea Costituente sono state considerate da tutti gli analisti come le più importanti nella storia del Cile dalla caduta del regime di Augusto Pinochet. Può sembrare incredibile, ma in oltre trent’anni dalla fine della dittatura il Paese andino ha continuato a basarsi su una carta costituzionale figlia di quel periodo buio, seppur con qualche emendamento che tuttavia non ne ha modificato la natura di base.

Per contrastare l’ascesa delle forze progressiste, gli ambienti reazionari e conservatori della borghesia cilena si sono raccolti sotto il cartello Vamos por Chile, capeggiato dal presidente in carica, Sebastián Piñera. Nel 2017, una lista molto simile, allora denominata Chile Vamos, aveva ottenuto oltre il 38% delle preferenze, ma questa volta i sostenitori del governo di destra hanno visto i propri consensi dimezzarsi, fermandosi al 19,66%. I sostenitori di Piñera disporranno di appena 37 seggi in un’Assemblea Costituente composta da 155 scranni, ed avranno dunque un peso ridotto nella scrittura della nuova carta costituzionale.

Tra le compagini di sinistra, la più votata è stata Apruebo Dignidad, che include una serie di partiti tra i quali il Partido Comunista de Chile (PCCh). Con il 17,92% dei voti, Apruebo Dignidad ha eletto 28 membri della Costituente, precedendo di poco una lista di candidati indipendenti di sinistra, La Lista del Pueblo, che ne ha eletti 26 (15,07%).

Come la destra, anche la coalizione dei partiti del centro-sinistra moderato ha scontato un forte calo, confermando la crisi dei partiti tradizionali agli occhi dell’opinione pubblica cilena. La Lista del Apruebo, capeggiata dal Partido Socialista de Chile (PS) e dal Partido Demócrata Cristiano (PDC) ha perso oltre venti punti percentuali rispetto alle legislative del 2017, chiudendo al quarto posto con il 13,82% delle preferenze e 25 seggi. Per quanto riguarda gli altri seggi, 22 sono andati ad altre liste di candidati indipendenti, mentre 17 sono stati riservati ai rappresentanti delle popolazioni indigene, di cui sette per la sola etnia mapuche.

Anche le elezioni legislative, seppur influenzate da quelle che sono le dinamiche locali, hanno visto una grande ascesa delle formazioni di sinistra. La principale sorpresa riguarda l’elezione della comunista Irací Hassler nel ruolo di sindaco della capitale, Santiago. Sostenuta dalle forze comuniste, socialiste ed ecologiste della lista Chile Digno, Verde y Soberano, Irací ha conquistato il 38,62% delle preferenze, battendo il candidato governativo e sindaco uscente Felipe Alessandri Vergara, fermo al 35,28% in rappresentanza del partito conservatore Renovación Nacional (RN) e della coalizione Vamos por Chile.

Irací Hassler sarà dunque il primo sindaco comunista nella storia di Santiago: “Oggi abbiamo un’opportunità storica, in questo momento così importante, avremo una nuova Costituzione e avremo anche una trasformazione dai quartieri del comune di Santiago per conquistare la nostra dignità e una buona vita in questo momento storico di trasformazioni“, ha dichiarato. I comunisti hanno oltretutto vinto anche in un altro comune non distante dalla capitale, Recoleta, dove Daniel Jadue ha mantenuto la carica di sindaco, sebbene molti lo individuino come un possibile candidato per le presidenziali di novembre.

Anche nelle elezioni municipali delle altre città, i candidati fedeli al presidente Sebastián Piñera hanno subito forti perdite. Chile Vamos controllerà infatti ben 58 comuni in meno rispetto al quadriennio precedente, eleggendo propri sindaci in 88 di questi, mentre il centro-sinistra ne ha ottenuti 128, ai quali vanno aggiunti 24 comuni, compresa Santiago, dove hanno vinto liste composte unicamente da partiti della sinistra radicale.

Bisognerà invece attendere ancora per conoscere l’esito finale delle elezioni regionali, la cui legge elettorale prevede la possibilità di ballottaggio. Solamente tre regioni conoscono già il nome del proprio presidente: i candidati socialisti Andrea Macías e Jorge Flies si sono infatti imposti rispettivamente nelle regioni di Aysén e Magallanes, la più meridionale del territorio cileno, mentre Rodrigo Mundaca della coalizione di sinistra del Frente Amplio governerà la regione di Valparaíso. Anche in questo caso, dunque, i candidati di destra non stanno ottenendo risultati incoraggianti.

In seguito alla pubblicazione dei risultati, non sono mancate le reazioni da parte dei principali esponenti della sinistra latinoamericana. L’ex presidente boliviano Evo Morales si è congratulato “con il popolo cileno per la vittoria elettorale per l’Assemblea costituente, contro il pinochetismo e il neoliberismo” e ha scritto sui propri social network che “il Cile vuole una Costituzione fatta dal popolo. È un grande passo per la costruzione di uno Stato plurinazionale, proposto dai mapuche e dal movimento popolare”.

Hanno dato un chiaro segnale sul loro energico rifiuto del selvaggio neoliberismo, attraverso il voto popolare. Congratulazioni per questo grande passo storico, Viva Chile!”, gli ha fatto eco il presidente venezuelano Nicolás Maduro, per il quale “il popolo cileno sta iniziando un nuovo percorso“. Il leader dell’opposizione colombiana Gustavo Petro ha invece scritto: “Pinochet ora è morto. Allende rivive”.