Sono passati 18 anni da quel maledetto luglio 2001 quando Massimo Costantini, oggi direttore scientifico dell’Istituto Tumori di Reggio Emilia, era membro dello staff medico del Genoa Social Forum.
di Adriano Manna
Erano i giorni della “macelleria messicana” nella scuola Diaz, dove la Polizia italiana irruppe nel dormitorio allestito nei locali della scuola massacrando senza pietà decine di persone innocenti in una atroce notte del 21 luglio.
Costantini, per sua fortuna, quella notte non si trovava lì ma nell’edificio situato dall’altra parte della strada, le scuole elementari Pascoli, che ospitavano il Media center e gli uffici di supporto del Legal team. Anche la Pascoli subì un’irruzione, certamente non paragonabile a quella della Diaz. Lì furono “solamente” distrutte attrezzature, prelevati supporti senza autorizzazione mentre venivano terrorizzati e maltrattati i presenti.
Costantini, come tanti altri, ha fatto causa civile al Ministero dell’Interno per ottenere un risarcimento per danni esistenziali, biologici e morali, derivanti dallo choc subito e dai diritti violati, assistito dagli avvocati Paolo Languasco e Roberto Faure. Prima che un giudice condannasse per l’ennesima volta lo Stato italiano, il Ministero presieduto da Matteo Salvini ha deciso di transare e ha pagato il dottor Costantini.
L’importo del risarcimento non lo sapremo mai, essendo coperto dalle clausole di riservatezza. Ma poco importa. Quello che sappiamo è dove sono finiti quei soldi: al progetto Mediterranea Saving Humans, ovvero la nave Mar Jonio finanziata esclusivamente tramite donazioni, che ha lo scopo di monitorare quel braccio di Mare nostrum diventato un cimitero a cielo aperto cercando di salvare vite umane.
“Avevo deciso fin dall’inizio che, se avessi ottenuto un risarcimento i soldi non li avrei tenuti – racconta Costantini -. Avevo pensato a un ospedale curdo o all’ambulatorio Città aperta nel centro storico, poi mi sono accorto che Mediterranea rappresenta lo spirito del movimento No global, che venne reciso violentemente a Genova nel 2001. E’ lo spirito che guarda ai bisogni delle persone e non ai confini. Non è settario perché dentro c’è di tutto, anche i preti. Ho pensato fosse il modo migliore per ridare voce al movimento, riannodare un filo spezzato dalle manganellate”.
Di fronte alla barbarie di ieri e di oggi, pensare che quei soldi andranno ad alleviare sofferenza umana e a contrastare l’indifferenza strappa un sorriso. Un sorriso che non nasconde la rabbia e l’amarezza, ma che aiuta a riannodare i fili della memoria collettiva. Un pò di acqua fresca su una ferita che non si è mai rimarginata e che anzi sembra infettarsi sempre più velocemente, in un paese che fa sempre più fatica ad attivare i propri anticorpi democratici.