Il candidato dell’estrema destra, Karol Nawrocki, sostenuto dal partito Diritto e
Giustizia (PiS), ha vinto le elezioni presidenziali in Polonia e assumerà ufficialmente
l’incarico il 6 agosto 2025. Nawrocki riporta così, oggi, la destra nazionalista al
potere, dopo la parentesi del governo centrista della Coalizione Civica.
Di Arianna Recine
Gli slogan elettorali scelti durante la campagna di Karol Nawrocki, come “Prima la
Polonia, prima i Polacchi”, hanno subito messo in luce un forte richiamo al
nazionalismo populista. Non stupisce infatti, il sostegno del presidente statunitense
Donald Trump e di figure influenti come Kristi Noem, segretaria del Dipartimento
della Sicurezza Nazionale americano, che ha apertamente dichiarato il suo appoggio
a Nawrocki.
È sotto gli occhi di tutti, il fenomeno che vede posizionarsi lentamente nella
scacchiera politica europea i protetti di Donald Trump, al punto che alcuni esponenti
della coalizione di governo non hanno esitato ad accusare il presidente statunitense
di ingerenza nelle elezioni europee.
Questa situazione rende particolarmente complesso, come sottolinea Jakub
Jaraczewski, coordinatore della ricerca della ong Democracy Reporting International,
intervenuto sulla piattaforma Bluesky, il già delicato processo di consolidamento
dello Stato di diritto in Polonia.
Nawrocki nasce il 3 marzo 1983 nella città portuale di Danzica, celebre simbolo della
resistenza anticomunista. Consegue in ambito accademico un dottorato in storia,
oltre a un MBA. Tra il 2017 e il 2021 ricopre il ruolo di direttore del Museo della
Seconda Guerra Mondiale di Danzica. Dal 2021 è a capo dell’Istituto della Memoria
Nazionale (IPN), incaricato di approfondire le indagini sui crimini commessi durante i
regimi nazista e comunista e durante il quale promuove la rimozione dei monumenti
sovietici in Polonia.
Tra i temi principali su cui si concentra nelle sue ricerche, troviamo la resistenza
anticomunista in Polonia, le attività della criminalità organizzata nel periodo del
regime comunista e la richiesta che Berlino riconosca e risarcisca la Polonia per i
danni subiti durante la Seconda guerra mondiale, nutrendo nell’ultimo caso, un – per
nulla esiguo – risentimento storico nei confronti della vicina Germania.
Prima di queste elezioni Nawrocki non aveva esperienza politica.
L’assenza di un percorso politico autonomo può rappresentare un elemento di
vulnerabilità per il neoeletto presidente, soprattutto in un sistema politico complesso
come quello polacco. Senza un’esperienza consolidata nella gestione diretta di
cariche pubbliche o nella leadership politica, rischia di trovarsi in una posizione
subordinata rispetto ai partiti o ai leader più navigati che lo sostengono. Questa
condizione potrebbe limitarne la capacità di formulare e portare avanti una propria
agenda politica indipendente, facendolo dipendere dalle strategie, dagli interessi e
dalle dinamiche interne dei gruppi di potere che lo hanno scelto o appoggiato.
Accuse e scandali
Tra i casi più discussi vi è quello legato a una compravendita immobiliare: Nawrocki
sarebbe stato coinvolto nell’acquisto di un appartamento da un anziano pensionato
di nome Jerzy, al quale avrebbe garantito sostegno e assistenza in cambio della
proprietà — impegni che, secondo alcune ricostruzioni, non sarebbero stati rispettati.
Un’indagine del quotidiano Gazeta Wyborcza ha inoltre rivelato che, nel periodo in
cui ricopriva l’incarico di direttore del Museo della Seconda Guerra Mondiale di
Danzica, Nawrocki avrebbe usufruito di un alloggio del museo per ben 197 notti
senza versare alcun corrispettivo, causando — secondo quanto stimato — un danno
economico di circa 120.000 złoty.
Nel 2017, sempre sotto la sua direzione, il museo avrebbe speso 25.000 złoty per la
pubblicazione di un’intervista su Sieci, settimanale di orientamento filogovernativo.
L’uso di fondi pubblici per una presunta autopromozione ha generato forti polemiche
sulla gestione delle risorse istituzionali.
Un documento anonimo diffuso da Onet, uno dei principali portali di informazione
online in Polonia, ha poi avanzato il sospetto di contatti tra Nawrocki e ambienti
criminali e neonazisti, menzionando in particolare un presunto legame con Olgierd
L., figura nota nel mondo della criminalità organizzata dell’area di Trójmiasto.
Infine, alcune testate giornalistiche hanno riportato che, negli anni giovanili,
Nawrocki avrebbe lavorato come addetto alla sicurezza per donne che si
prostituivano in un hotel di lusso a Sopot.
Durante la campagna elettorale ha dichiarato la sua intenzione di indire un
referendum nazionale sul Green Deal, aggiungendo che le imposte ambientali
potrebbero compromettere la stabilità economica delle principali città, mentre la
transizione climatica rappresenta una seria minaccia per il futuro della Polonia.
Ma Nawrocki non è l’unico a criticare il Green Deal; già nel 2023, i ricorsi dei
polacchi alle politiche sul clima europee, erano stati presentati e depositati alla corte
di giustizia dell’UE. L’allora ministra dell’agricoltura, sotto il governo Morawiecki
(2021-2023), Anna Moskwa, aveva già presentato un ricorso alla CGUE,
appellandosi al fattore secondo cui la gestione dell’economia forestale non sarebbe
di competenza dell’UE. Sarebbe opportuno considerare però, che con il Green Deal
si ambisce a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e che l’UE esercita
competenze condivise con gli Stati membri in settori correlati come l’ambiente, il
clima e l’agricoltura. Ad esempio, la protezione delle foreste rientra nell’azione
ambientale dell’UE, fondata sugli articoli 191-192 del Trattato sul funzionamento
dell’UE.
Sarà utile dunque, rinfrescare la memoria del neoeletto presidente e del suo
entourage (di cui faceva parte anche la ministra Moskwa) e tornare al 2018, quando
il tribunale UE condannò Varsavia per il disboscamento dell’antica Foresta di
Białowieza, Patrimonio dell’umanità Unesco.
È interessante comunque, analizzare come il tentativo di indire un referendum sul
Green Deal, promesso dal nuovo presidente polacco sarebbe del tutto vano a livello
legislativo. Non si tratta di una singola norma o trattato che possa essere annullato
in blocco con un semplice voto. Tra l’altro, molte misure del Green Deal sono il
risultato di obblighi internazionali (es. l’Accordo di Parigi sul clima) e regolamenti
vincolanti già approvati con il consenso degli Stati membri. Questo significa che
anche se un Paese volesse ritirarsi da una singola misura, sarebbe vincolato dai
trattati UE, a meno che non decida di uscire dall’Unione.
In sintesi, tre aggettivi per descrivere questa nuova fase: nazionalista, trumpista e
antieuropea. Con l’elezione di Karol Nawrocki, la Polonia prende una svolta che
potrebbe cambiare profondamente il suo rapporto con l’Unione Europea. Per
Bruxelles si apre un periodo di incertezza, chiamata a dialogare con un partner
sempre più assertivo e critico nei confronti dell’integrazione europea.