Germania, imprese e sindacati contro le sanzioni sul gas russo

Con una dichiarazione congiunta all’agenzia Dpa, i presidenti dell’associazione dei datori di lavoro tedeschi (Bda, l’equivalente della nostra Confindustria) e dell’associazione dei sindacati tedeschi (Dgb) hanno espresso la loro forte contrarietà all’embargo sul gas russo, paventando il rischio di una deindustrializzazione della Germania.

Secondo le due grandi organizzazioni, le sanzioni dovrebbero «essere mirate, esercitare pressione sul destinatario» cercando al contempo di prevenire per quanto più possibile danni alla propria economia: «Un immediato embargo sul gas comporterebbe cali di produzione, arresti della produzione, ulteriore deindustrializzazione e continue perdite di posti di lavoro», avverte la nota. «Nei prossimi mesi avremo ancora molti problemi da risolvere. Non possiamo agire da una posizione di debolezza».

Secondo gli industriali il gas russo, a differenza del carbone, non può essere sostituito da altre forniture sul mercato mondiale e ad oggi rappresenta il 26% circa del fabbisogno energetico tedesco.

Il portavoce del governo tedesco, Wolfgang Buechner, aveva chiarito in precedenza che le autorità di Berlino si opporranno all’imposizione immediata di un embargo sulle forniture di petrolio e gas dalla Russia, da cui secondo le stime del ministero dell’Economia la Germania non potrebbe ambire ad esserne autonoma prima del 2024, nonostante i tre rigassificatori che il cancelliere Olaf Scholz ha dato ordine di costruire sulle coste del Mare del Nord.

Appare quanto meno curioso registrare la presa di posizione di tutti i principali corpi intermedi dell’economia tedesca, nonché quella della cancelleria di Berlino, e paragonarle col dibattito in Italia, paese la cui economia ha un’esposizione alla dipendenza del gas russo ancora maggiore di quella tedesca e dove lo sforzo intrapreso dal governo Draghi per diversificare le fonti di energia non potrà vedere i propri frutti prima del 2023.