I sindacati tedeschi stanno raccogliendo una vittoria dopo l’altra

Le tornate di contrattazione collettiva di quest’anno in Germania sono state animate da un’ampiezza di mobilitazione mai vista prima. In alcuni giorni, i frequenti scioperi di preavviso e le manifestazioni hanno bloccato la vita pubblica. Basti pensare a lunedì 27 marzo, quando il traffico in tutto il Paese è stato completamente bloccato.

di Heinz Bierbaum – Rosa Luxemburg Stiftung

Le attuali vertenze salariali si svolgono principalmente nel servizio pubblico, nel servizio postale e nelle ferrovie. Settori industriali come l’industria metallurgica e l’industria chimica hanno negoziato i loro contratti collettivi verso la fine dello scorso anno. Il conflitto di lavoro nel servizio postale è stato particolarmente significativo: quando è stato messo ai voti, la stragrande maggioranza dei lavoratori si è espressa a favore di uno sciopero a tempo indeterminato.

Lo sfondo di questa straordinaria mobilitazione è il tasso di inflazione insolitamente alto in Europa e in Germania, vicino al 10%, con prezzi dell’energia e dei generi alimentari in particolare in aumento. Questo ha portato a forti proteste e azioni di resistenza in tutta Europa, soprattutto nel Regno Unito, dove il motto era “Enough is Enough”. Proteste e coalizioni d’azione simili sono emerse anche in Germania e hanno influenzato la dinamica della contrattazione collettiva. Le richieste dei sindacati nel pubblico impiego, nel servizio postale e nelle ferrovie – aumenti salariali del 10,5%, 15% e 12%, combinati con pagamenti una tantum o minimi – erano piuttosto elevate per gli standard tedeschi.

Finora, i cicli di contrattazione collettiva hanno ottenuto risultati considerevoli. Il sindacato dei lavoratori del settore minerario, chimico ed energetico IG BCE ha dato il via alle trattative lo scorso ottobre, con un aumento salariale del 6,5% e un’indennità di 3.000 euro con scadenza biennale. L’accordo raggiunto dal sindacato dei metalmeccanici IG Metall a novembre è stato leggermente superiore, con un aumento salariale dell’8,5% in due anni e un pagamento di 3.000 euro come compensazione per l’inflazione.

Tuttavia, l’accordo è stato anche oggetto di critiche significative. La mobilitazione sarebbe stata inadeguata, nonostante i massicci scioperi di avvertimento, con il risultato che non si è riusciti a compensare completamente l’inflazione. D’altra parte, l’accordo ha incontrato un ampio sostegno tra i lavoratori. Dobbiamo anche tenere presente la situazione estremamente difficile dell’industria metallurgica, dovuta non solo al rallentamento dell’economia, ma anche e soprattutto ai profondi processi di trasformazione del settore.

L’accordo raggiunto nel servizio postale, invece, è davvero notevole. Chiedendo il 15%, il sindacato ha ottenuto un aumento salariale di 340 euro – un aumento medio dell’11%, e anche molto più alto per i lavoratori delle fasce salariali più basse – oltre a sostanziosi pagamenti una tantum. Ovviamente, il successo dello sciopero e la determinazione a scioperare sono stati sufficienti per raggiungere questo accordo. La richiesta e l’accordo si spiegano anche con gli enormi profitti di Deutsche Post grazie agli enormi volumi di ordini derivanti dalla pandemia.

Soprattutto in tempi di profonde trasformazioni sociali ed economiche, il legame tra la politica di contrattazione collettiva e la politica sociale in generale è di vitale importanza.
Anche il risultato della contrattazione collettiva nel pubblico impiego è notevole, con un aumento salariale del 5,5% e un aumento minimo di 340 euro, particolarmente vantaggioso per le categorie salariali più basse, insieme a un pagamento di adeguamento di 3.000 euro.

Il ciclo di contrattazione collettiva è andato ben oltre le sole trattative salariali. Ad esempio, c’è stata una collaborazione tra il sindacato del settore dei servizi Ver.di e il movimento “Venerdì per il futuro”, che ha partecipato attivamente a manifestazioni e scioperi di avvertimento. Il loro obiettivo comune è una politica della mobilità fondamentalmente diversa, con l’espansione e il miglioramento del trasporto pubblico.

L’azione è stata criticata come sciopero politico illegale da alcuni elementi delle organizzazioni dei datori di lavoro. La loro critica, tuttavia, non ha avuto seguito ed è stata irrilevante. È evidente, in ogni caso, che la vertenza salariale ha assunto una dimensione marcatamente politica.

È altrettanto degno di nota il fatto che Ver.di e il sindacato delle ferrovie EVG abbiano collaborato alla contrattazione collettiva. La loro convergenza potrebbe portare a un’ulteriore e più intensa cooperazione tra i sindacati in futuro. È interessante anche il ruolo attivo svolto dallo Stato, e quindi dalla sfera politica: i pagamenti una tantum non sono stati tassati, cioè sono stati versati al netto. Si tratta di un fatto notevole alla luce dell’autonomia della contrattazione collettiva, altrimenti tenuta in grande considerazione dai sindacati, e solleva interrogativi per il futuro.

In questo contesto, l’iniziativa dell’IG Metall di introdurre una settimana di quattro giorni con adeguamento salariale completo nell’industria siderurgica rappresenta una pietra miliare qualitativa nella politica di contrattazione collettiva. La nuova iniziativa si ricollega ai negoziati del 2018, quando anche l’orario di lavoro ha avuto un ruolo importante, con una votazione per decidere tra salari più alti e più tempo libero. Le riduzioni dell’orario di lavoro possono avere obiettivi e significati molto diversi a seconda del contesto sociale in cui vengono applicate. I datori di lavoro possono anche richiederle in caso di problemi economici, anche se senza un adeguamento completo dei salari.

Dal punto di vista sindacale e politicamente progressista, tuttavia, le riduzioni dovrebbero essere utilizzate per passare all’offensiva, non solo per garantire l’occupazione ma anche per migliorare le condizioni di lavoro e di vita. Ciò significa anche non accettare alcuna riduzione della retribuzione.

Al più tardi dalla lotta per le 35 ore settimanali, sappiamo che non è sufficiente chiedere una settimana lavorativa più breve, ma che per farlo è necessaria una mobilitazione sociale molto più ampia. L’idea di una settimana di quattro giorni è stata avanzata più volte da varie parti. L’attuale iniziativa dell’IG Metall dovrebbe essere utilizzata per contribuire a trasformare la questione in un tema di portata sociale. In particolare, la questione dell’orario di lavoro dovrebbe essere collegata ai processi di trasformazione in corso nell’industria.

I cicli di contrattazione collettiva hanno sempre una dimensione politica più o meno marcata. Dovrebbero quindi essere collegate al mandato politico dei sindacati, come è stato dimostrato nella contrattazione di quest’anno, collegando la questione degli aumenti salariali a quella della mobilità e delle infrastrutture pubbliche.

Soprattutto in tempi di profonde trasformazioni sociali ed economiche, il legame tra la politica di contrattazione collettiva e la politica sociale in generale è di vitale importanza. Gli obiettivi dei sindacati, come la sicurezza dell’occupazione e condizioni di vita e di lavoro dignitose, dipendono in larga misura dalle decisioni prese a livello politico.